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Sanremo 2024. Quando una canzone diventa una lezione

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L’edizione 2024 del Festival di Sanremo è stata la più social, con quasi 72 milioni di interazioni (il 48 per cento in più rispetto all’anno scorso), ma anche la più sociale: sono stati tanti infatti i messaggi significativi che gli artisti lanciano attraverso le canzoni e nelle brevi dichiarazioni a corollario.

(Foto ANSA/SIR)

La guerra. Il rapper Ghali, nato a Milano nel 1993 da genitori tunisini, ha portato in gara “Casa mia“, una conversazione con un alieno. “Con linee immaginarie – si legge nel testo – bombardate un ospedale, per un pezzo di terra o per un pezzo di pane. Non c’è mai pace”. Ma a scatenare le polemiche è stato soprattutto il suo appello a fine esecuzione, quello – “Stop al genocidio” – che non ha mancato di suscitare la dura reazione dell’ambasciatore israeliano in Italia, Alon Bar. “Ritengo vergognoso – ha commentato sui social – che il Festival sia sfruttato per diffondere odio e provocazioni”. Immediata la risposta di Amdouni, questo il cognome di Ghali, che ha risposto ricordando che “dico ‘stop alla guerra’ da anni, parlo di questi temi da quando era bambino”. Sempre alla guerra. e non solo, ha fatto riferimento nella sua canzone Dargen (Jacopo all’anagrafe) D’Amico, 43 anni, rapper, cantautore, produttore e dj milanese di origini siciliane, che ha dedicato “Onda alta” alla nipote Marta, che sta studiando a Malta: “Non tutti sono così fortunati. Ci sono bambini sotto le bombe, senza acqua e senza cibo, operati alla luce di un telefono cellulare, mutilati senza anestesia. Il nostro silenzio è corresponsabilità: la storia e Dio non accettano scena muta; bisogna avere il coraggio di imporre il cessate il fuoco”. Su un ritmo dance in contrapposizione, il testo fa riferimento alla guerra (“Se la guerra è dei bambini, la colpa è di tutti quanti”) e si spinge fino ai migranti che rischiano la morte in traversata: “Siamo più dei salvagenti sulla barca. Sta arrivando l’onda alta, non ci resta che pregare finché passa”.

Il richiamo alla pace è arrivato anche da Riccardo Cocciante, invitato da Irama nella serata dedicata alla cover. Prima di lasciare il microfono, il cantautore ha intonato a cappella “Vivere per amare“, tratta dal suo musical Notre Dame de Paris: “Vivere per amare, amare quasi da morire. Morire dalla voglia di vivere”.

La donna. BigMama, Marianna Mammone sulla carta d’identità, avellinese, 23 anni, ne “La rabbia non ti basta” mette nero su bianco il suo riscatto su bullisimo e body shaming (di cui è stata bersaglio anche durante la manifestazione): “È facile (…) colpire e poi affondare chi è solo. Una figlia che perde chi la vuole avere. Vorresti solo un altro corpo, ma a quale costo?”. La rapper ne parafrasa il senso profondo: “Non avere paura di credere in sé stessi, non farsi condizionare dal pensiero altrui. Il brano è anche un modo per scusarmi con me bambina. Mi dicevano ‘Cicciona, fai schifo, vatti a nascondere’. Se ti dicono che non puoi cantare perché sei grassa, sei donna e vieni da un paesino, fregatene”. Fiorella Mannoia ha proposto “Mariposa” (Premio Sergio Bardotti per il migliore testo), un’ode originale all’universo che ogni donna contiene: “Mi chiamano con tutti i nomi, tutti quelli che mi hanno dato, ma nel profondo sono libera, orgogliosa e canto”. La cantautrice romana, 70enne ad aprile, definisce il brano “di orgoglio femminile. Un manifesto; le donne stanno prendendo coscienza della propria emancipazione”. Loredana Bertè è un’anima rock che non ha badato ai suoi 73 anni e ha rivendicato la propria essenza in “Pazza” (Premio della Critica Mia Martini): “Non ho bisogno di chi mi perdona, io faccio da sola e sono pazza di me, sì perché mi sono odiata abbastanza”. L’ultima frase è opera sua e ammette: “Ho passato anni a odiarmi”.

L’inquietudine. La Sad, un gruppo musicale italiano formatosi a Milano nel 2020, ha colpito tutti per il soggetto lacerante di “Autodistruttivo“: la prevenzione al suicidio. Il trio milanese tra emo-punk e pop-trap si è presentato sul palco con tre volontari dell’associazione Telefono Amico Italia, che ha offre ascolto a chiunque si trovi in emergenza emotiva. I cartelli “Non parlarne è 1 suicidio” hanno fatto eco al pezzo: “Questa è la storia di un’altra vita sprecata, di un figlio triste appena scappato di casa. Lui è cresciuto in fretta dopo un’infanzia bruciata, con sua madre che urlava, il padre che lo picchiava”. La vincitrice Angelina Mango, che si è aggiudica anche il Premio della Critica della sala stampa Lucio Dalla, ne “La noia” racconta: “A me hanno dato le perline colorate per le bimbe incasinate con i traumi da snodare piano piano con l’età. Eppure sto una Pasqua, guarda, zero drammi”. La figlia del cantautore Mango, scomparso nel 2014 a 60 anni quando lei ne aveva 13, col suo testo ha voluto spiegare che “i momenti di stabilità, se non sei abituato a viverli come me e Madame (autrice del brano insieme ad Angelina e Dardust, ndr), sembrano negativi. La noia va accolta, come tutti i sentimenti che ti portano in fondo: c’è una risalita, sempre”. In “Fragili”Il Tre, ovvero Guido Senia, romano, 26 anni, ha aperto il suo cuore confidando a tutti le sue difficoltà: “siamo fragili se tutti ci toccano”. Il commento del rapper al testo rivela grande consapevolezza: “Quando impariamo ad accettare le nostre crepe, ammettiamo gli errori e affrontiamo i tormenti. Mostrare le fragilità è un punto di forza per crescere”. Sulle stesse corde ha vibrato Maninni (Alessio Mininni). La sua “Spettacolare” comincia così: “Hai capito che non è il destino a tirarti fuori da milioni di guai. Ma abbracciami abbracciami che è normale. Stringerti forte è spettacolare”. Il pezzo parla delle cadute e degli ostacoli in cui ci imbattiamo. Più si va veloce verso il basso, più la risalita potrà sembrare spettacolare” ha dichiarato il ventiseienne cantautore barese.

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