‘Al microscopio’ una parola al giorno, oggi analizziamo insieme il vocabolo: Avvoltoio (av-vol-tó-io)
SIGNIFICATO: Nome comune di 23 specie di uccelli rapaci che si nutrono di carogne, divisi in avvoltoi del Vecchio Mondo (grifoni e gipeti) e avvoltoi del Nuovo Mondo (condor); persona avida e rapace che trae profitto dalle disgrazie altrui
ETIMOLOGIA: dal latino vultur ‘avvoltoio’, forse derivato a sua volta da vellere ‘strappare’, e forse modificato per influsso di ‘avvolgere’ (a causa del tipico volo circolare con cui si avvicinano alla preda).
- «La situazione è problematica, e ci sono diversi avvoltoi che si stanno avvicinando».
(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)
Quanto a cattiva fama, pochi animali stanno alla pari dell’avvoltoio. Forse solo lo sciacallo, che condivide con lui la dieta a base di carogne e il conseguente significato metaforico: una persona che si avvantaggia delle disgrazie altrui.
Va detto che lo sciacallo si è specializzato nel furto, in particolare in luoghi abbandonati a causa di cataclismi naturali o eventi bellici. L’avvoltoio invece ha un ventaglio di attività più ampio. In modo proverbiale, può essere l’erede che fa la posta al ricco vegliardo, o il giornalista che assilla le vittime di una tragedia per appagare la morbosità dei lettori, o l’avvocato che sfrutta la disperazione dei clienti per prolungare il proprio guadagno…
Ancor più icastica è, in questo caso, la lingua inglese, in cui l’espressione “the vultures are circling” (gli avvoltoi stanno volando in cerchio) esprime una situazione di crescente minaccia, in cui i nemici si stanno preparando a sferrare il colpo di grazia.
L’immagine evoca anche la convizione diffusa che gli avvoltoi abbiano una sorta di sesto senso che li guida verso gli animali in fin di vita. La verità è che possiedono, come le proverbiali aquile, una vista acutissima e (nel caso delle specie americane) anche un olfatto ipersviluppato, raro in un uccello. E occasionalmente possono davvero attaccare animali feriti, anche se preferiscono trovarsi il piatto già pronto.
Tra l’altro la loro dieta ne spiega anche la scarsa avvenenza. Il lungo collo nudo, infatti, è funzionale a frugare agilmente nelle carni putrefatte senza impiastricciarsi troppo. Come se non bastasse, gli avvoltoi americani aggiungono a questo due comportamenti alquanto ripugnanti: se disturbati dopo il pasto tendono a rigettarlo, in modo da poter fuggire più agilmente, e spesso si urinano sulle zampe per rinfrescarle e sterilizzarle.
Insomma, non sono proprio il tipo di compagnia che si vorrebbe nel proprio salotto. Eppure non in tutte le culture l’avvoltoio ha una reputazione così pessima. Sia in Tibet che in India, infatti, era diffusa (e sopravvive tuttora) la tradizione di disporre i morti in un luogo sopraelevato, in modo che gli avvoltoi potessero nutrirsene. In questo modo la morte, ricompresa nel ciclo naturale di rinascita, diviene un atto di generosità nei confronti del mondo e insieme uno strumento di liberazione dell’anima.
Se poi guardiamo alla scienza, gli avvoltoi risultano tra gli animali più utili del globo. Nelle carogne, infatti, prosperano i microbi, inclusi tipetti assai sgradevoli come l’antrace e il colera. L’avvoltoio ha succhi gastrici talmente potenti che può inghiottirli senza conseguenze, togliendoli così dalla circolazione. (Riesce perfino a corrodere e assimilare i proiettili, anche se questo gli provoca pericolose intossicazioni da piombo).
Più indirettamente gli avvoltoi, facendo concorrenza ai ratti, ne tengono a bada il numero, ed è noto che i ratti sono portatori di una quantità impressionante di malanni. Morale: gli avvoltoi sono dei filantropi. In particolare uno studio dell’università di Chicago del 2023 ha verificato che in India (dove un farmaco per il bestiame ha provocato accidentalmente una strage di avvoltoi) la scomparsa di questi uccelli ha aumentato il tasso di mortalità del 4,2%.
Che dire, quello degli spazzini è uno sporco lavoro, ma è anche un lavoro meritorio e insostituibile: e meno male che c’è chi lo fa.