“Mama Antula”. L’attesa in Argentina per la canonizzazione della “viandante dello Spirito”
Nel quartiere della Balvanera, uno dei “barrios” più vivaci e tipici di Buenos Aires, in Argentina, fervono i preparativi. E lo stesso accade, più a nord, nella città di Santiago del Estero, nell’Argentina settentrionale. Sono giorni di attesa e di festa, in questi luoghi che hanno marcato la vita di Maria Antonia di San Giuseppe (al secolo: Maria Antonia De Paz y Figueroa), detta “Mama Antula”, che sta per diventare la prima donna argentina a diventare santa.
Mama Antula sarà, infatti, canonizzata, a San Pietro, durante il rito presieduto da Papa Francesco, domenica 11 febbraio. Una figura vissuta in anni abbastanza lontani, nel Settecento, promotrice, soprattutto, della pratica ignaziana degli esercizi spirituali (ha fondato la prima casa per gli esercizi a Buenos Aires). Eppure, come sempre accade in Argentina, una santa incarnata nella storia e nelle vicende del suo popolo.
Beatificata il 27 agosto 2016, la laica consacrata argentina nasce nel 1730 a Silipica, nelle vicinanze di Santiago del Estero, in una famiglia benestante. Riceve una buona formazione religiosa, spirituale e culturale e ancora giovane entra a contatto con la spiritualità ignaziana. Nel 1745 veste l’abito di “beata” gesuita, emette i voti privati e inizia a condurre vita comunitaria insieme ad altre donne consacrate. Sotto la guida del padre gesuita Gaspar Juárez, si dedica all’istruzione dei bambini, alla cura degli infermi e al soccorso dei poveri, poi, nel 1767, quando per ordine di Carlo III, i padri della Compagnia di Gesù vengono espulsi dai territori della Corona di Spagna, Maria Antonia matura l’intenzione di proseguire l’apostolato degli esercizi spirituali con l’idea di aprire una casa. Con il pieno consenso del suo confessore e del vescovo di Santiago del Estero realizza il suo progetto. Viaggia tanto per diffondere la spiritualità ignaziana e dar vita a nuove case per gli esercizi. Il suo desiderio di “andare dove Dio non era conosciuto” la conduce in Uruguay, a Colonia e Montevideo. A Buenos Aires costruisce la Santa Casa di esercizi spirituali sulla Avenida Independencia. Muore il 7 marzo 1799, a 69 anni. Si stima che durante la sua esistenza terrena circa 80mila persone abbiano beneficiato dell’esperienza degli esercizi spirituali di Sant’Ignazio di Loyola. I suoi resti mortali oggi riposano nella chiesa di Nostra Signora della Pietà, nel quartiere della Balvanera di Buenos Aires.
“Viandante dello Spirito”. Papa Francesco ha inviato recentemente una lettera alla comunità diocesana di Santiago del Estero. Definisce la futura santa “viandante dello Spirito”. La lettera era indirizzata al vescovo, mons. Vicente Bokalic, il quale ha affermato che le parole del Pontefice “ci riempiono di gioia e di speranza e ci spingono a rinnovare la nostra vita di fede”.
Scrive Francesco: “Mi hanno detto che si prepareranno in modo speciale a questa festa fin dai primi minuti di domenica 11 febbraio, in plaza Libertad, davanti alla basilica cattedrale, poiché per tutte le prime ore del mattino ci saranno momenti di preghiera, adorazione eucaristica e ricreazione, con gruppi e balletti folcloristici”. Il Papa nella lettera ha evidenziato:
“Il popolo di Dio che vive nell’amata terra dove è nata mamma Antula ha un cuore semplice e conserva le sue radici. La sua musica e le sue danze manifestano la propria identità, la propria appartenenza e, di generazione in generazione, testimoniano la sua fede inculturata”.
Il Papa ha incoraggiato la comunità a celebrare questa festa tanto attesa come una famiglia e ha anche espresso la speranza che i suoi membri “si uniscano da lì per celebrare insieme la canonizzazione”.
La fede si trasmette a livello personale. “Coraggio, parresia, un’indistruttibile forza di volontà, capacità di prendere l’iniziativa”: sono alcune delle caratteristiche di Mama Antula. Lo dichiara al Sir mons. Juan Carlos Ares, che da meno di un anno è vescovo di Bariloche, nel cuore della Patagonia, ma in precedenza è stato vescovo ausiliare di Buenos Aires e, soprattutto, è nato e cresciuto nel quartiere della Balvanera, nella parrocchia di Nostra Signora della Pietà. La presenza di Mama Antula, che in quella chiesa è sepolta e venerata, ha scandito le prime tappe della vita di fede del futuro vescovo. “In quella parrocchia ho iniziato a frequentare la Chiesa – ci spiega – e lì ho scoperto la mia vocazione. Era impossibile non notare la statua di Mama Antula, a grandezza naturale, che troneggia nella chiesa”.
Oggi, mons. Ares vede nella santa molti elementi che la rendono attuale:
“Era una persona di coraggio, capace di perseguire la sua missione. Senza dubbio, è stata una ‘callejera de la fe’, una ‘camminatrice della fede’, ha camminato tanti chilometri per promuovere gli esercizi spirituali”. Un anticipo di “Chiesa in uscita”, donna che “si rivolgeva alle donne, perché facessero un cammino di fede, e si rivolgeva, lei di famiglia benestante, a persone di tutti gli strati sociali”. Inoltre, “aveva capito che la fede si trasmette per contagio, a livello personale. Ci indica un cammino da percorrere anche oggi”.
Un esempio ben colto dalla gente della Balvanera, che si appresta a seguire a distanza il rito di canonizzazione.
Nella basilica di Nostra Signora della Misericordia fervono le attività per attendere e celebrare la canonizzazione di Mama Antula. Fino al 10 febbraio sono previsti dei momenti di preghiera in preparazione al rito, dopo la messa quotidiana delle 19. Domenica 11 febbraio, alle ore 5, il raduno si terrà presso il Colegio La Piedad, dove mezz’ora dopo inizierà la trasmissione da Roma della messa per la canonizzazione di Mama Antula. Alle 10.30, nella chiesa della basilica di La Piedad, sarà celebrata una messa di ringraziamento presieduta dal vescovo ausiliare e vicario generale di Buenos Aires, mons. Gustavo Carrara.
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