Viola Le parole della musica viò-la; vi-ò-la (toscano)
Viola
viò-la; vi-ò-la (toscano)
SIGNIFICATO Colore secondario ottenuto dalla combinazione di quelli primari: rosso e blu. Piante e fiori erbacei appartenenti alla famiglia delle violacee, con infiorescenze dal caratteristico colore, utilizzati anche in profumeria. Strumento musicale della famiglia dei cordofoni ad arco, affine al violino ma di dimensioni leggermente superiori e con differente accordatura
ETIMOLOGIA nei primi due significati, dal latino viŏla, ritenuto prestito da una lingua del sostrato mediterraneo, che ha confronti con il greco ion. Nel terzo, il prestito proviene da altre lingue romanze: dall’occitano viola, derivato di violar o viular ‘suonare uno strumento a corde’.
- «Preferisco la viola.»
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Sembra che la parola ‘viola’ possa essere sillabata sia con due, che con tre sillabe poiché il fiorentino, su cui è basata la lingua italiana, l’articola appunto con tre sillabe.
Il viola è anzitutto un colore. È classificato tra quelli secondari, ossia derivati dalla fusione di due primari, in questo caso il rosso e il blu, tant’è che in pittura la tinta si ottiene mescolando proprio questi due pigmenti.
La viola è poi il piccolo fiore odoroso che cresce nei campi, che ha dato nome anche al colore. Ha avuto un buon successo nei versi poetici, cominciando dall’anonimo lombardo duecentesco de «la roxa e la viola», passando per «la violetta ch’in sull’erbetta» di Gabriello Chiabrera, fino al «mazzolin di rose e di vïole» (trisillabo) di Giacomo Leopardi. La gemma dei prati rientra in una tradizione che la vuole simbolo di bellezza umile, riservata e non appariscente, in contrasto con la rosa, regina dei fiori. Non è casuale che il nome del più timido dei nani di Biancaneve, in inglese Bashful, sia stato tradotto con Mammolo, riprendendo appunto quello della viola mammola. Inoltre, è relativamente diffuso il nome di persona, Viola o Violetta, come la Violetta Valery della Traviata verdiana.
E questi sono gli esiti del termine latino viŏla nell’italiano.
Lo strumento musicale omonimo sembra aver seguito un’altra strada. Beninteso: colore, fiore e strumento musicale esistevano con questo nome fin dal Duecento, ma in quell’epoca qual era lo strumento che si chiamava così?
A partire dal Medioevo in Europa esisteva un’ampia gamma di cordofoni suonati con l’arco. Tutti concorreranno alla nascita della viola moderna, ma nel frattempo erano detti Fiedel, viella, viola, vihuela de arco (distinta dall’omonimo strumento a pizzico, la vihuela de mano) e via dicendo. All’origine c’è l’antico occitano violar o viular ‘suonare uno strumento a corde’, che può essere inteso come un verbo imitativo del suono prodotto. Aggiungiamo che il catalano fiular significa ‘sibilare’, mentre la fidula medievale era un diffuso cordofono, anche lui antenato della viola.
La diffusione di questi strumenti in Europa e in Italia forse si deve ai Borgia, perché durante il pontificato di Alessandro VI (1492-1503) questo genere di strumenti musicali iniziò ad apparire nelle città dominate dalla potente famiglia spagnola, come Roma, Urbino e Ferrara, dove si trovano anche le prime raffigurazioni artistiche della viola in Italia.
Raffaello Sanzio, in questo particolare dal Parnaso, Apollo suona una viola da braccio, non proprio maneggevole
Forse complici gli ideali dell’Umanesimo, gli strumenti ad arco vennero considerati più nobili di quelli a fiato; del resto questo primato vigeva sin dall’epoca classica, che considerava la citarodia superiore all’aulodia.
Nel Cinquecento, violini, viole e viole basse divennero strumenti importanti e diffusi, e soprattutto destinati a perdurare. Il violino era il taglio più acuto della famiglia, mentre quella che in futuro diventerà l’odierna viola, suonava nel registro intermedio di contralto-tenore.
Si costruirono tanti tipi di viole: viole da braccio e da gamba, viole d’amore, violette e altro ancora. A differenza della viola da braccio, la viola da gamba si suonava in posizione verticale e, a seconda delle dimensioni, si appoggiava sulle cosce o tra le ginocchia, da cui provenne appunto l’espressione ‘viola da gamba’.
Probabilmente, la confusione che circondava lo strumento ha fatto sì che ancora oggi la viola non abbia dimensioni standard, ma variabili. Nel quartetto d’archi classico (due violini, viola e violoncello) suona una parte interna, un po’ più bassa di quella interpretata dal secondo violino. Ha un timbro morbido e meno brillante del suo fratello acuto, ma dal punto di vista strutturale è molto simile, sebbene sia un po’ più grande. Monta quattro corde intonate alla quinta inferiore rispetto al violino.
Una moderna viola da concerto
Mozart suonava benissimo sia il violino che la viola; si dice che però avesse un debole per le parti di contralto e che preferisse suonare o cantare quelle. Forse per questo motivo compose un affascinante concerto per viola, violino e orchestra, la Sinfonia concertante K364, dove la sua adorata viola è valorizzata al massimo.
Una considerazione. Il verbo ‘violare’, che significa trasgredire o usare violenza, ha origine dal latino violāre e deriva da vīs, forza, violenza; quindi, nulla a che spartire con il viola-colore, né con la viola-fiore e né, tantomeno, con il nostro strumento musicale.
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