LE VOCI DA TRIBUNALI E PROCURE – Anno giudiziario. Giudici e pm criticano il ministro: “Sui processi in scadenza serviva un altro approccio”. Arretrato record a Roma
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GIUSTIZIA
Riforme e prescrizione, tutti contro Nordio&C.: “Spot fuori dalla realtà”
LE VOCI DA TRIBUNALI E PROCURE – Anno giudiziario. Giudici e pm criticano il ministro: “Sui processi in scadenza serviva un altro approccio”. Arretrato record a Roma
DI VINCENZO BISBIGLIA, SAUL CAIA, VINCENZO IURILLO E DAVIDE MILOSA
28 GENNAIO 2024
“Avevamo chiesto una riforma transitoria sulla prescrizione. Non ci hanno nemmeno risposto”. Ancora una volta, Giuseppe Meliadò, presidente della Corte d’Appello di Roma, si fa portavoce di tutti e 26 i suoi colleghi sul territorio nazionale, che hanno il polso della situazione sia a livello statistico che sugli effetti dell’istituto giuridico. E nell’occasione più solenne per la magistratura italiana, l’inaugurazione dell’anno giudiziario, dedica un paragrafo della sua relazione alla “nuova disciplina della prescrizione”. Lo fa a buon diritto, avendo guidato le rimostranze del dicembre scorso, quando i 26 presidenti firmarono ed inviarono una lettera al ministro della Giustizia, Carlo Nordio, in cui chiedevano “una norma transitoria sulla nuova disciplina della prescrizione”, la cui mancanza avrebbe rischiato di “congestionare ulteriormente il sistema penale”. Il riferimento è alla riforma della prescrizione, ormai a un passo dall’approvazione in Parlamento, che, rappresenterà almeno la quarta normativa differente in pochi anni nell’ordinamento. “Nella lettera – dice Meliadò, assicurando che il suo non è un approccio ideologico – non si prendeva posizione sulla nuova disciplina né tanto meno se ne chiedeva il rinvio, ma si voleva piuttosto segnalare l’opportunità di una disciplina transitoria al fine di favorire la certezza del diritto nel processo penale”. Processi che nella Capitale, più di altrove, hanno un arretrato incredibile: ben 46.903 procedimenti. “A chi giova il rischio di congestionare ulteriormente il sistema penale?”, si chiede.
Il tenore delle parole di Meliadò non è stato un unicum. Anzi. Negli stessi minuti, a Palermo, il presidente del Tribunale Piergiorgio Morosini affermava: “C’è una distanza siderale tra l’ordine del giorno dell’agenda parlamentare in tema di giustizia e le questioni che impegnano quotidianamente”, spalleggiato idealmente dal neo procuratore di Napoli, Nicola Gratteri: “Con questi interventi spot – ha detto l’ex procuratore di Catanzaro a margine della cerimonia partenopea – non andiamo da nessuna parte. Bisogna che si siedano attorno a un tavolo gli addetti ai lavori che vanno ogni giorno in udienza e che sanno veramente di cosa c’è bisogno. Mettendo gente calata dall’alto, luminari di dottrina che non sono stati un giorno in udienza, abbiamo visto poi i risultati quali sono, e cioè la riforma Cartabia. E queste piccole riforme, le riforme Nordio, sono la conseguenza, la prosecuzione della riforma Cartabia”.
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Vale la pena citare qualche numero. A Milano, ha confermato ieri il presidente della Corte d’Appello, Giuseppe Ondei, ad esempio è boom di prescrizioni. “Sono 29 quelle intervenute nell’ultimo anno, circa il 6% del totale”, ha detto. A fronte, però, ha confermato il pg Francesca Nanni, di “un altissimo numero ancora di richieste di archiviazione per prescrizione”. Al contrario, ha riportato ancora Ondei, “quasi un imputato su tre risulta innocente già in primo grado, il 32%. Il parametro della “ragionevole previsione di condanna” introdotto dalla riforma Cartabia, applicato dal pm e dal gup, ha infatti portato a un incremento delle richieste di archiviazione e delle sentenze di non luogo a procedere. In totale sono state 119 le assoluzioni tra Gip/Gup e monocratico, 63, invece quelle per l’articolo 131 bis introdotto dalla Cartabia, ovvero la particolare tenuità del fatto”. A Milano la durata dei processi in primo grado è ben al di sotto l’anno, 224 giorni quasi a sfiorare la media europea. Media raggiungibile, spiega Ondei, se fossero sanate le mancanze di personale, che al Tribunale dei minori sfiora il 30%.
“È necessario difendere gli strumenti normativi che abbiamo e che, a mio avviso, sono irrinunciabili”, è invece l’opinione del procuratore capo di Palermo, Maurizio de Lucia. “Mi riferisco – afferma – ad esempio alle intercettazioni. È certamente vero che hanno un costo, ma lo scorso anno la procura di Palermo vi ha investito 30 milioni a fronte di confische di beni alla mafia per 400 milioni. I risultati in termini investigativi dello strumento mi sembrano evidenti. Solo per quanto riguarda Matteo Messina Denaro – ha detto – sono stati rinvenuti in contanti 300 mila euro, e 500 mila in gioielli. Questi 800 mila euro sono confluiti direttamente nel fondo unico per la giustizia (Fug)” Sul medesimo tema è intervenuta anche la pg Lia Sava: “La materia delle intercettazioni che non può e non deve essere oggetto di continue polemiche”.
FONTE:
(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)
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