In sala “Pare Parecchio Parigi” di Pieraccioni. In tv le serie “No Activity” (Prime Video) e “I Fantastici 5” (Mediaset)
Filo rosso è la famiglia e la figura paterna, tra presenza ingombrante o grande assente. È la linea tematica che accomuna curiosamente quasi tutte le commedie italiane uscite al cinema tra Natale o l’inizio del nuovo anno. Dopo Alessandro Siani, Pio e Amedeo e Fabio De Luigi, in sala arriva Leonardo Pieraccioni con “Pare Parecchio Parigi”, una storia che attinge a una vicenda vera, l’avventura di tre fratelli che orchestrano un finto viaggio a Parigi per l’anziano padre malato. Nel cast Chiara Francini, Giulia Bevilacqua e Nino Frassica. Su Prime Video risate a briglia sciolta con “No Activity. Niente da segnalare”, una produzione Amazon Mgm Studios e Groenlandia da una serie comedy australiana che ironizza su poliziotti e criminali; alla regia Valerio Vestoso, nel cast Luca Zingaretti, Carla Signoris ed Emanuela Fanelli. In casa Mediaset, la nuova serie “I Fantastici 5” targata Lux Vide che si gioca sui temi dello sport e dell’amicizia. Protagonisti un gruppo di campioni con disabilità e un ostinato coach, interpretato da Raoul Bova. La serie nasce da un’idea di Massimo Gramellini e accende un’attenzione sulle Olimpiadi e Paralimpiadi di Parigi 2024. Il punto Cnvf-Sir
“Pare Parecchio Parigi” (Cinema, dal 18 gennaio)
Per il popolare comico fiorentino Leonardo Pieraccioni, classe 1965, l’avventura come regista è iniziata trent’anni fa con “I Laureati” (1995), cui sono seguiti successi dirompenti al botteghino con “Il ciclone” (1996) e “Fuochi d’artificio” (1997). Nel corso di tre decenni, poi, una progressione di titoli fedeli alla vis comica dell’autore, sempre in bilico tra favola brillante e umorismo irriverente: tra i tanti “Ti amo in tutte le lingue del mondo” (2005) e “Un fantastico via vai” (2013). Ora Pieraccioni torna dietro alla macchina da presa per un copione dalle consuete leve comiche, ben radicato nell’umorismo toscano, ma con un inedito twist di malinconia: è “Pare parecchio Parigi” (2024), racconto di respiro familiare che esplora il legame con la figura paterna e il rapporto tra fratelli. Prodotto da Levante e Rai Cinema, il film è nelle sale italiane dal 18 gennaio in 450 copie con 01 Distribution.
La storia. Bernardo, Giovanna e Ivana sono tre fratelli che non si vedono da anni. Quando il padre Arnaldo ha un malore scoprono che l’uomo non ha molto tempo da vivere. Nonostante i rapporti pessimi con il genitore, i tre decidono di regalargli un ultimo sogno: andare insieme a Parigi. Date le condizioni precarie dell’uomo, affittano un camper e percorrono continuamente lo stesso tragitto vicino casa, lasciandogli credere di essere in viaggio per la Francia…
“A 29 anni – ha dichiarato Pieraccioni – ho scritto con Giovanni Veronesi il mio primo film ‘I Laureati’, su giovani e sogni. Verso i 40 anni mi sono concentrato sulle storie d’amore, sui 50 ho dato spazio alla ricerca della felicità ma anche al ruolo di genitore. Ora sulla soglia dei 60 anni ho deciso di affrontare in maniera analitica la famiglia, i non detti”. Con “Pare parecchio Parigi” il regista esplora dunque la dimensione familiare e i rapporti sedimentati o, meglio, incrinati nel tempo: da un lato, troviamo un vecchio professore, che Nino Frassica rende con puntuale ironia e tenerezza, che sul crinale della vita prova ad affrontare gli irrisolti; dall’altro, tre fratelli con esistenze apparentemente serene, ma mancanti sempre di qualcosa, in primis di felicità. C’è Bernardo (Pieraccioni) che gestisce un maneggio senza troppo slancio, atteggiamento che si riverbera nel privato; Giovanna (Chiara Francini) che manifesta sicurezza e distacco, ma lascia intendere non poche insicurezze, evidenti anche dalle relazioni “mordi e fuggi” con giovani uomini; infine, Ivana (Giulia Bevilacqua), solare e trascinante a capo di una ditta edile, teatrante per hobby, che nasconde a tutti il suo orientamento sessuale. Insomma, una famiglia frammentata e claudicante che sembra trovare però l’occasione per guardarsi dentro, con verità, provando a riallacciare un dialogo sincero.Pieraccioni si misura con temi interessanti e importanti, che governa ovviamente alla sua maniera, con registro comico, tra note di dolcezza e malinconia. Buone e valide le premesse, l’incipit della storia, ma non del tutto solido risulta lo svolgimento che si depotenzia in sostanza e smalto per scelte narrative dispersive e condotte all’eccesso. Anche l’umorismo ne esce meno spigliato del solito. Pieraccioni comunque abita con convinzione il perimetro del suo cinema, non scontentando il pubblico di riferimento. Film consigliabile, problematico-brillante, per dibattiti.
“No Activity. Niente da segnalare” (Prime Video, dal 18 gennaio)
Il cast è di certo il punto di forza: Luca Zingaretti, Rocco Papaleo, Carla Signoris, Emanuela Fanelli, Fabio Balsamo e Alessandro Tiberi. Parliamo di “No Activity. Niente da segnalare”, nuova serie comedy di Prime Video sulle (dis)avventure di un gruppo di poliziotti e criminali. Alla base c’è un rodato format australiano, che Groenlandia e Amazon Mgm Studios hanno adattato per l’Italia con la regia di Valerio Vestoso (“Vita da Carlo 2”). Qua e là anche qualche somiglianza con “Cops. Una banda di poliziotti” (2020-21) di Luca Miniero, targata Sky.
La storia. Notte, in una volante della polizia al porto fanno coppia Marcello, agente ciarliero con il mito di Marcella Bella e problemi di fedeltà della moglie, e Achille, più riservato e in cerca di un colpo di cuore. Ancora, in centrale operativa, sotto l’occhio vigile della veterana Katia, fa ingresso la nuova agente Palmira detta “Perry”, capace e pragmatica però con un ingombrante problema di controllo della collera. Infine, tra le fila dei criminali il “famoso” Toni Totaro chiamato a fare da mentore alla giovane “recluta” Dario. Sono tutti fermi, in attesa che si scateni l’azione e, nel frattempo, si lasciano andare a confidenze.
“Impresa affascinante, raccontare la noia – sottolinea il regista Vestoso – decisamente più facile farlo quando si maneggia una scrittura accattivante e un cast sopraffino. Già, perché parola e ritmo hanno guidato l’andamento di questa serie, mescolando diversi tipi di comicità e vestendoli di thriller, per esaltare battute e silenzi, sguardi e invettive, litigate e abbracci”. In un’attesa dunque dalle sfumature beckettiane, a brillare in “No Activity” è soprattutto il talento e l’alchimia nelle coppie di artisti coinvolti. La serie poggia, infatti, interamente su di loro, sulla loro capacità di innescare risate con battute scoppiettanti, un gioco di espressioni esilaranti oppure momenti di ilarità con gag slapstick. Senza dimenticare poi lampi umoristici affidati a guest come Marcella Bella, Lorella Cuccarini, Diego Abatantuono e Maccio Capatonda. Dai primi episodi, “No Activity” si posiziona come prodotto di intrattenimento dalle dinamiche frizzanti. Non tutto risulta sempre accattivante o capace di assicurare la tenuta dell’attenzione, ma il talento comico dei protagonisti scaccia via possibili momenti di cedimento. Serie consigliabile, brillante-semplice.
“I Fantastici 5” (Mediaset Infinity, dal 17 gennaio)
Il racconto della disabilità in cerca di realismo, lontano da pietismo o stereotipi. È questa la bussola narrativa della nuova serie RTI-Mediaset e Lux Vide “I Fantastici 5”, diretta da Alexis Sweet e Laszlo Barbo. Un progetto nato da un’intuizione di Massimo Gramellini. Protagonista è Raoul Bova, affiancato da Francesca Cavallin, Gianluca Gobbi, Gaia Messerklinger e da giovani promettenti come Chiara Bordi, Vittorio Magazzù, Fiorenza D’Antonio e Enea Barozzi.
La storia. Riccardo è un allenatore di atletica, vedovo e padre di due adolescenti. Si trasferisce con la famiglia ad Ancona per accettare l’ingaggio del centro sportivo Nova Lux, dove dovrà preparare quattro atleti con disabilità per i prossimi Europei. All’inizio tutto è in salita, ma piano piano le reticenze si ammorbidiscono lasciando spazio a fiducia, condivisione e sogno…
Alla presentazione della serie significativo è stato l’intervento di Luca Pancalli, presidente del Comitato italiano paralimpico. “Volevo che si evitasse – ha dichiarato – il rischio del pietismo, l’errore di cadere nella commiserazione. Nella serie tv non si parla di disabilità, ma di sport e atleti; il fatto che siano atleti paralimpici è un elemento che rimane sullo sfondo. Non abbiamo bisogno né di eroi né di commiserazione, ma di normalità”. “I Fantastici 5” va esattamente in questa direzione, assicurando un racconto arioso e attento per quanto concerne i temi dello sport e della persona con disabilità, tenendosi lontano da inciampi compassionevoli o ricattatori. Nel complesso la serie si snoda lungo un binario ben collaudato dalla Lux Vide (“Don Matteo”, “Doc”, “Che Dio ci aiuti”) orientato a storie di speranza e buoni sentimenti, dove però spesso i nodi problematici a livello narrativo si sciolgono con troppa facilità. Dai primi episodi, nella serie sembrano più riusciti i profili dei personaggi e lo storytelling della disabilità rispetto all’ossatura generale della storia, all’impianto narrativo. Attendiamo sviluppi. Consigliabile, problematico-semplice, per dibattiti.
(Fonte: AgenSIR – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)