Boria bò-ria SIGNIFICATO Atteggiamento di vanitosa ostentazione di sé, dei propri meriti, reali o immaginari ETIMOLOGIA dal latino borea ‘vento di tramontana’. «A sentir lui ha fatto tutto da solo, che boria.»
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Boria
bò-ria
SIGNIFICATO Atteggiamento di vanitosa ostentazione di sé, dei propri meriti, reali o immaginari
ETIMOLOGIA dal latino borea ‘vento di tramontana’.
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«A sentir lui ha fatto tutto da solo, che boria.»
(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)
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Raccogliamo questo dato: il campo di significato del senso di superiorità ostentato da qualcuno ha una ricchezza di sinonimi che pochi altri campi possono vantare. Questo vuol dire che come società, da secoli e millenni, troviamo particolarmente importante notare questo carattere in qualcuno — significa che è un vizio considerato in modo complesso e sfaccettato, e particolarmente inviso. E si capisce bene il perché: è un vizio diabolico nel senso etimologico del termine, un’inclinazione che porta separazione, divisione nel gruppo sociale, che ne mette a repentaglio l’unità — che è un valore supremo, per il gruppo. Non vorremo certo negarci una carrellata!
Abbiamo il tratto bombastico della burbanza, la spacconeria della vanagloria, le fanfaronate della millanteria, lo slancio della iattanza, la violenza della protervia, l’oltraggio della tracotanza (che possiamo anche far grecheggiare con la hybris). Abbiamo la sicurezza sbavatella della sicumera, il distacco dell’alterigia, che si fa più serio nell’alterezza, e che si declinano anche in atteggiamenti di sufficienza e di più complessa degnazione, o disdegno. Abbiamo la bizzarra fantasticheria di sé dell’albagìa, la sbrodolatura della prosopopea, la ricchezza ostentata della pompa, la linearità sprezzante dell’arroganza, il concetto della presunzione, il ridicolo della spocchia, la circoscrizione dell’immodestia, la vastità profonda dell’orgoglio, e l’ombrello generale della superbia. Mica male. Ma abbiamo anche la boria.
La boria ha la forza di un richiamo metaforico di successo universale: infatti è pianamente sorella della bora o meglio di borea, vento di tramontana. Questa forza ariosa si erge qui a simbolo per la vanità dell’aria, gonfia e senza sostanza — in continuità col darsi delle arie. Ma attenzione: quando abbiamo l’abitudine usatissima di fare un certo salto, per quanto metaforico, ci pare cosa semplice e da nulla, anche quando invece è un gran bel salto poetico.
Nella boria, questa vanità dell’aria può essere una metafora diretta che parte dal vento, ma l’intreccio simbolico dell’aria è fitto e articolato. Ad esempio, sappiamo che ‘aria’ significa anche ‘espressione del volto, portamento’ (quando ho un’aria felice, quando ho l’aria di nascondere qualcosa), e questo significato pare sia mutuato da un aire francese che aveva già anche il senso di ‘carattere’ o ‘luogo d’origine’ — la conosciamo, l’aria di un paesello di montagna, l’aria di una grande città sul mare, è più della sola aria.
Così la boria è un serto di ostentazioni vane e pavoneggianti, un gonfiore d’apparenze di meriti veri o immaginati — per la verità, anche piuttosto bolso, sol suo suono rospesco e l’aria enfatica. Posso parlare della boria con cui l’amico sminuisce la difficile prova che ci aspetta, della boria che troviamo ai vertici del comando, e con boria si sprezzano i piaceri semplici.
Una risorsa splendida, corrente eppure fine, che con la sua cifra unica e distintiva non risente dell’affollamento di colleghi sinonimi.