Milano. Funerale ‘saltato’ per mancanza del morto: il carro funebre si era perso fra i monti della Valtellina
Cronaca da numeri al lotto: l’addetto delle onoranze funebri si perde nella bufera con la salma nel carro funebre mentre amici e parenti della defunta, del tutto ignari, attendevano in chiesa!
Semi assiderato l’autista, che aveva sbagliato strada, perdendosi sulle montagne della Valtellina, bloccato dalla neve, prima di essere recuperato semi assiderato dal Soccorso Alpino.
La donna era morta dopo essere finita con la propria auto nel lago di Como.
Venerdì i familiari e gli amici di Manuela Spargi, riuniti sul sagrato di una chiesa milanese per partecipare ai funerali, hanno aspettato invano per darle l’ultimo saluto.
Il motivo? Tardava ad arrivare il carro funebre che portava da Colico la salma della 56enne milanese, morta martedì precipitando da 40 metri al volante della sua auto dopo una visita all’Abbazia dei frati a Piona, sull’alto lago di Como.
Alle 14 era fissato il funerale della donna, deceduta dopo un’errata manovra con l’auto nuova, che guidava poco ed a marce automatiche, funerale che, fra lo stupore e la rabbia dei congiunti, è infine saltato, slittato a data da destinarsi.
Perché la salma non è mai arrivata in chiesa per il rito funebre e per parecchie ore neppure si sapeva dove fosse finito il carro funebre, guidato da un 37enne sardo residente a Milano che trasportava il feretro per un’impresa di onoranze funebri.
Si è scoperto soltanto a sera inoltrata che l’uomo aveva sbagliato strada, forse per colpa del navigatore satellitare o, secondo alcuni, per una volontà precisa che potrebbe essere quella di voler passare prima nella Bergamasca per un saluto ai genitori e poi arrivare al funerale.
Forse per questo motivo, anziché imboccare verso sud la superstrada 36 che costeggia tutto il lago di Como e raggiunge Milano, è andato verso est infilandosi nelle strade della Valtellina per finire intrappolato su un passo innevato e chiuso come ogni inverno da novembre, il Dordona, in territorio di Fusine (Sondrio), al confine con la provincia di Bergamo.
Proprio i genitori residenti a Bergamo, che lo attendevano, non riuscendo a contattarlo, hanno chiesto aiuto ai carabinieri di Sondrio e ai Vigili del fuoco del Comando provinciale di Sondrio.
Lui, nel frattempo, con il carro funebre bloccato a quasi 2000 metri nella neve in una zona senza campo per il cellulare, ha camminato cercando di raggiungere nella bufera un posto da dove poter chiedere aiuto.
Arrivato al rifugio Dordona, chiuso anch’esso da novembre, è riuscito a chiamare i soccorritori del Soccorso Alpino e i carabinieri che lo hanno poi individuato con motoslitte e un quad per poi accompagnarlo a Foppolo (Bergamo).
«Non parlava, era paralizzato – ha raccontato un militare del Sagf che ha preso parte alle ricerche – impaurito, mentre cercava riparo dalla neve e dal freddo sotto una tettoia.
I colleghi del Soccorso Alpino gli hanno dato calze asciutte e scarponi, mentre accendevamo un fuoco per scaldarlo in quanto tremava per un principio di assideramento».
Quindi è stato trasportato all’ospedale.
Sabato 6 gennaio -rileva Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”- i Vigili del fuoco di Sondrio hanno provveduto a recuperare il carro funebre con la salma di Manuela Spargi, in attesa finalmente del suo funerale dopo la tragedia del lago nella quale sono rimasti gravemente feriti anche il marito e un loro amico.
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