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Epifania: luce attesa, sospirata e invocata

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Il fulgore della luce divina risplende in questo giorno, perché la gloria di Dio si è manifestata, Isaia aveva detto: “In quel giorno la luce di Dio sarà più luminosa del sole” (60,19), nella celebrazione misterica ad un tempo della piena manifestazione di Gesù quale Unigenito del Padre e, in Lui, della teofania della divina Trinità.
Il giorno è venuto: la gloria dell’Altissimo apparsa a Mosè nel fuoco del Roveto Ardente, sul monte Sinai nella grande nube e nel fuoco, quella che Ezechiele intravvedeva con “il centro del fuoco sembrava metallo incandescente” (Ez 1,4. 27).
Il Signore, giunto in potenza risplendente, domina su tutta la terra.
Tutto brilla, ci dice la Scrittura, come il sole che al mattino irrompe nelle tenebre notturne.
La teofania tutta risplende e non si può contenere proprio come il sole che al mattino sorge.
Luce attesa, sospirata, invocata.
Tutto il grande progetto dell’Altissimo, da sempre pensato ed amato, stava per esplodere nel tempo e nella storia, giungeva al suo compimento: oggi.

Come possiamo vedere e gustare questa risplendente teofania in un neonato accolto non in un palazzo reale ma deposto in una mangiatoia

Eppure ci fu chi scorse questa luce, chi ne fu attratto e se ne lasciò compenetrare.
Per la cultura antica, Erodoto lo attesta, i Magi appartenevano alla casta sacerdotale di Zoroastro, mentre il libro di Daniele li ritiene ben distinti dai saggi della corte di Babilonia.
Venivano da Oriente ed era ben risaputo che “gli orientali” godevano di essere più sapienti di tutti gli altri popoli.
Guidati da una stella: sia la supernova, sia la cometa di Halley (la si vedrà nel 2061!), sia la congiunzione dei pianeti, Giove, Saturno e Marte che capita ogni 805 anni e, se prestiamo fede al famoso e illustre Keplero, secondo il suo calcolo avvenne nel 7-6 a. C.; sia quel che sia, la stella brillava.
In quella cultura antica, il quadro di annuncio di una nascita eccezionale doveva essere quello di un evento astrale, il nostro Plinio il Vecchio lo tramanda e lo attesta.
I Magi giunsero e riconobbero: si piegarono sulle ginocchia, il loro volto toccò la terra, le loro braccia stese a terra davanti alla loro testa in atto di omaggio, dovuto agli dei e ai re.
Questa volta solo dinnanzi a un bambino, che però è Gesù, si prostrano:

Lui dormiva, splendente, in una mangiatoia di quercia,
come un raggio di luna dentro un albero cavo.
Invece di calde pelli di pecora,
le labbra d’un asino e le nari d’un bue.
I Magi, nell’ombra, in quel buio di stalla
Sussurravano, trovando a stento le parole.
A un tratto qualcuno, nell’oscurità,
con una mano scostò un poco a sinistra
dalla mangiatoia uno dei tre Magi;
e quello si voltò: dalla soglia, come in visita,
alla Vergine guardava la stella di Natale.

Boris Pasternak il mistero lo penetrò e ce lo trasmise con parole vibranti di luce.
Oggi tutto si manifesta.
E noi? Siamo prostrati? Adoriamo?

La stella per noi è la Parola di Dio, sempre splendente e luminosa, irradiante la stessa luce della vita trinitaria.

Con i Magi, in una geografia magnetizzata e che supera distanze e paralleli, insieme con tutte le persone venute da lontano – perché il loro cuore non si prostra – venute da vicino -quando il loro cuore è piegato a terra – tutte pronte a ricevere il fiotto della Luce.
Prostrati, in ascolto della Parola, la luce ci rivestirà e potremo camminare da pellegrini nelle tenebre della storia, sapendo che l’Altissimo ci guida e in Lui le tenebre si squarceranno e saranno luce.
I nostri doni possono essere come l’oro, quando tutto il nostro essere si lascia trapassare dalla luce ed adora, come l’incenso quando il nostro agire quotidiano profuma di gesti di altruismo e di carità, come mirra preziosa che stendiamo sui dolori e sulle sofferenze dei nostri fratelli e sorelle.
Allora sarà nostra la gioia dei Magi quando videro la stella!

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