TOMMASO VERDINI: “CONTINUO IL LAVORO DI PAPA’”…
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Verdinidi Andrea Ossino la Repubblica
Mazzette in cambio di appalti. Appalti grazie alle promozioni. Promozioni facendo leva sulla politica, grazie all’esperienza di Denis. E agli amici al Governo. Il sistema è andato avanti per un paio di anni, quasi per inerzia.
Si è fermato giusto qualche mese quando, nel luglio 2022, la guardia di finanza ha bussato alla porta di Tommaso Verdini e degli altri indagati. Poi è ripartito con una tempistica particolare. Perché gli imprenditori, che fino al giorno prima si sentivano il fiato della guardia di finanza sul collo e non erano più disposti a prendere neanche un caffè con i Verdini, di colpo hanno cambiato idea: «Guarda caso stasera è arrivato l’invito a cena… guarda caso arrivano dopo che Salvini si è insediato, eh! Che tempistica ragazzi! Vergognoso!», si lamentano infatti al telefono i soci di Tommaso Verdini. È tutto nelle 77 pagine con cui il giudice Francesca Ciranna ha disposto gli arresti domiciliari nei confronti di cinque imprenditori, sospendendo dal servizio per un anno due dirigenti dell’Anas.
Al vertice dell’inchiesta ci sono Denis e Tommaso Verdini e il socio Fabio Pileri. Una “roba un po’ borderline”
Sembra un remake di una storia già vista, una “roba un po’ borderline”, come la chiamano gli indagati. «Il gruppo Pileri-Verdini (al vertice dell’azienda Inver, ndr) riceve da un gruppo di imprenditori somme di denaro, camuffate sotto forma di compensi per consulenze fittizie asseritamente prestate dalla società Inver alle aziende a loro riconducibili, ovvero in contanti, allo scopo di avvicinare i dirigenti Anas, acquisire dagli stessi informazioni riservate su procedure di gara in corso di pubblicazione o di svolgimento». Soldi in cambio di un «appoggio per le gare in concorso e per la risoluzione di problematiche», si legge negli atti. Dunque i Verdini ricevevano denaro in cambio di informazioni privilegiate carpite grazie a «pubblici ufficiali che mettono a disposizione le funzioni rivestite all’interno di Anas per favorire gli imprenditori segnalati da Verdini-Pileri». I funzionari in cambio «sono ricompensati da questi ultimi con segnalazioni e reiterate raccomandazioni presso organi di vertice politico o istituzionali che ne favoriscano il ricollocamento in posti apicali in Anas».
È una triangolazione che permette a tutti di ricavare qualcosa: le aziende riconducibili ai Verdini guadagnano denaro per la loro mediazione, gli imprenditori ottengono appalti e i funzionari Anas promozioni grazie a contatti politici.
La lista dei buoni e dei cattivi «In particolare quale referente politico del gruppo Pileri-Verdini è emersa la figura di Federico Freni, sottosegretario al Mef, il quale in più occasione si è reso disponibile a incontrare i dirigenti di Anas su richiesta di Tommaso e Denis Verdini», dicono i magistrati della procura di Roma. Secondo le indagini della finanza di Roma «si fa riferimento all’avvocato Freni, sottosegretario al Mef, che gli indagati Verdini e Pileri cercano di agganciare». «Freni si è messo a disposizione », dice Pileri non sapendo di essere intercettato. Il 23 febbraio del 2022 infatti, il socio di Verdini dice a un funzionario Anas di aver consegnato a Diego Giacchetti, neo dirigente risorse umane Anas, una lista di persone: «Ieri sono stato a cena insieme a Tommaso, c’era Federico Freni, che è il sottosegretario al Mef …abbiamo parlato, dato indicazioni e io ho fatto la lista….gli ho detto che la squadra ha funzionato », continua Pileri indicando «la lista dei buoni e dei cattivi», quella in cui sarebbero contenuti corrotti e onesti, persone da promuovere o bocciare in una sorta di meritocrazia alla rovescia.
«Sono completamente estraneo a questa inchiesta», risponde adesso il sottosegretario spiegando di non essere indagato. «Ho visto alcune di queste persone qualche volta, altre non so neppure chi siano – continua Freni – In ogni caso nessuno m’ha mai formulato richieste inopportune». Millanterie dunque. Promozioni «con lo spoil system attuato con il cambio del governo».
L’uomo comunque non sarebbe l’unica sponda di Verdini, «in grado di far valere il suo peso politico sui referenti pubblici di Anas e di attivarsi, al contempo, per garantire a questi ultimi, con reciproca soddisfazione, utilità in termini di adeguati riposizionamenti o nuove collocazioni lavorative in concomitanza con lo spoil system attuato con il cambio del governo», si legge nell’ordinanza di custodia cautelare. Oltre Freni, i Verdini avrebbero promesso di intervenire «in sedi politiche e istituzionali » anche «presso Massimo Bruno, Chief corporate Affair Officer di Ferrovie dello Stato, presso Diego Giacchetti, neo direttore delle risorse umane e gestione del personale di Anas, per la conferma (dei loro fidati collaboratori, ndr ) in posizioni dirigenziali di Anas o per avere un ruolo apicale in Autostrade del Lazio o comunque la ricollocazione in ruoli apicali e ben remunerati di società private o di organismi di diritto pubblico». Il sistema era così oleato e servito.
(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)
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