Postulare po-stu-là-re (io pò-stu-lo) SIGNIFICATO Chiedere in modo insistente; assumere come premessa di un ragionamento una proposizione non dimostrata; presupporre, richiedere
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Postulare
po-stu-là-re (io pò-stu-lo)
SIGNIFICATO Chiedere in modo insistente; assumere come premessa di un ragionamento una proposizione non dimostrata; presupporre, richiedere
ETIMOLOGIA voce dotta recuperata dal latino postulàre ‘richiedere, esigere’, derivato di pòscere ‘chiedere’.
«La vittoria del progetto postula che sia il migliore fra quelli proposti.»
(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)
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Facciamo una salita un po’ più ripida, oggi, esplorando un verbo che ha un grande rilievo ma che incute un certo timore. È una salita che ci porterà a un concetto intelligente: il punto di unione fra il richiedere e il presupporre.
Il postulare può essere un mero ‘richiedere’: un gruppo di postulanti è un gruppo che chiede e richiede con insistenza, una persona postulante ha avanzato una domanda. Questo significato è il più semplice e si trova in italiano già nel Trecento. Comunque anche il postulare latino lo aveva già, come derivato di pòscere ‘chiedere’ — declinato anche in una dimensione forense (con la galassia di querelare, citare, accusare e via dicendo). Ma già in latino si registra la possibilità che significhi ‘asserire’.
Prima interessante sorpresa: nel chiedere si trova quindi il seme dell’affermare.
Seconda interessante sorpresa: nell’uso scientifico, il postulare legge il ‘richiedere’ non a valle, come un domandare, un questuare, ma a monte, come un necessitare, un presupporre. Nel postulare scientifico (e nel postulato) il suo richiedere ha il profilo di quando diciamo che la sfida richiede abilità. Il postulare richiede e presuppone. Un crinale di significato molto sottile.
In italiano il postulato emerge prima del postulare. Tradizionalmente, specie nel lessico matematico, un postulato è una proposizione che non è dimostrata, ma si ammette comunque come vera per fondare una dimostrazione. Vale la pena notare che ad aver raccolto e impiegato per primo così questa parola in italiano (dal postulatum latino, che traduce il greco aítema, con lo stesso significato di ‘richiesta’) è stato lo scienziato che nella nostra storia ha usato la lingua italiana nella maniera più intelligente, icastica e lungimirante: Galileo. Questo di ‘postulato’ era un concetto utile per operare una distinzione con gli assiomi (detti anche ‘dignità’, all’epoca di Galileo), che invece sono indimostrati perché completamente evidenti — ma è una differenziazione che si è erosa, tanto che ‘assioma’ e ‘postulato’ spesso sono usati come sinonimi. Per fare un esempio, il primo postulato di Euclide presentato nei suoi Elementi (la più strabiliante opera di geometria del mondo antico) recita: «È possibile tracciare una linea retta da qualsiasi punto a qualsiasi altro punto.»
Nell’ambito filosofico della logica, il postulare ha preso abbrivo solo molto più tardi, un centinaio di anni fa: diventa in generale un assumere come premessa di un ragionamento una proposizione non dimostrata. Un significato davvero molto vasto, che travalica la filosofia, in cui il porre un assunto si fa esigere ed implicare.
Posso parlare di come in un’etimologia si postuli l’esistenza di una radice non attestata da cui scaturiscono parole diverse; posso constatare come un ritrovamento archeologico postuli che una popolazione avesse una conoscenza o una tecnologia superiori a quanto creduto; posso ammonire che una pace duratura postula la volontà delle parti di comporre il conflitto; posso notare come un’opera estremamente complessa postuli un pubblico estremamente intelligente e colto (che forse però latita).
FONTE: