Quest’anno Gesù nasce sotto le macerie di Gaza: quando si predica la Pace ma si pratica la guerra!
(Di Guglielmo di Burra) Il bellicoso americano Biden, il folle israeliano (meglio, israelita) Netanyahu e tutti i
facilitatori occidentali sono oggi le stesse figure grottesche degli Erodi che 2.000 anni fa massacrarono gli innocenti bambini della Palestina nel tentativo di uccidere il Figlio di Dio.
La differenza, rispetto ad oggi, è che allora furono uccisi solo i neonati maschi dai due anni in giù.
Quest’anno tutte le Chiese cristiane di Betlemme non celebreranno il Natale come di consueto. Ci saranno funzioni religiose e preghiere, ma non ci saranno festeggiamenti e luci.
L’ atmosfera prevalente è quella di lutto e di solidarietà con il popolo di Gaza e della
Cisgiordania che sta subendo la violenza genocida da parte dello Stato israeliano
sostenuto dai governi dell’occidente.
Betlemme è il luogo di nascita storico di Gesù, che i cristiani credono sia il Figlio di
Dio. I cristiani ritengono che il “salvatore del mondo” sia nato, quasi 2.000 anni fa (gli
studiosi generalmente datano la nascita di Gesù tra il 7 e il 4 a.C. , considerando che,
secondo la maggior parte degli storici, Erode sarebbe morto nel 4 a.C.), nella povertà e in
un’umile stalla a Betlemme, una città in quello che oggi è il territorio palestinese occupato
della Cisgiordania.
Invece dell’Impero Romano, ora abbiamo gli Stati Uniti d’America e la loro
guarnigione israeliana armata dal governo del presidente yankee, Biden.
Ogni anno, di solito, si sono svolte magnifiche celebrazioni i per commemorare il
Natale a Betlemme, con pellegrini provenienti da tutto il mondo.
Quest’anno, tuttavia, non ci saranno visitatori dall’estero poiché la Cisgiordania e
Gaza, l’altro territorio palestinese, sono sommersi da una violenza militare incredibilmente
brutale, perpetrata impunemente dallo Stato israeliano, armato fino ai denti da
un’indulgente Washington.
L’assalto israeliano contro civili indifesi viene intimato dallo sguardo accigliato del
primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, e approvato dagli Stati occidentali, come
una ritorsione per un attacco mortale del gruppo militante Hamas avvenuto il 7 ottobre.
In realtà, per molti altri osservatori, si tratta di un’atroce e opportunistica
intensificazione del genocidio per cancellare la Palestina e i palestinesi dalla mappa
geografica. Gli israeliani hanno ammesso questo obiettivo. Il genocidio al rallentatore dei
palestinesi che va avanti da decenni con il consenso americano ed europeo (sotto la
maschera di un processo di pace e di fornitura di aiuti umanitari) è ora orribilmente
accelerato. Non c’è più finzione adesso. Ed è scioccante quanto sia palese e sfacciato,
senza alcuna obiezione da parte dei governi occidentali. Ogni giorno la mattanza viene
trasmessa in televisione come se fosse normale o scusabile.
Da più di 70 giorni le forze israeliane bombardano Gaza e uccidono
sistematicamente i palestinesi in Cisgiordania. Secondo i dati forniti dai media, dal 7
ottobre sono stati uccisi circa 19.000 palestinesi, tra cui 6.000 bambini e 4.000 donne.
Circa 40.000 sono stati feriti. Oltre seimila sono i dispersi, molti dei quali sepolti sotto le
macerie degli attacchi aerei israeliani indiscriminati. Dal 7 ottobre, in Cisgiordania sono
stati uccisi più di 250 palestinesi e più di 3.000 sono stati feriti, anche se l’area non è
controllata da Hamas. L’esercito israeliano sostiene di aver ucciso tra i 1.000 e i 3.000 dei
circa 30.000 combattenti di Hamas, un numero relativamente basso se si considera la
portata dell’assalto. La maggior parte dei combattenti della resistenza si rifugia nel loro
esteso sistema di tunnel. Questa non è una guerra contro Hamas. È una guerra contro i
palestinesi.
Ovviamente, vanno considerate anche le vittime israeliane: si contano 1.500 morti
di cui 120 soldati, circa 40 bambini e 6.000 feriti (1.200 persone, in un solo giorno, furono
uccise durante il micidiale attacco di Hamas del 7 ottobre, da cui hanno avuto origine le
conseguenze catastrofiche sui territori occupati e sulla Striscia di Gaza).
Il problema della Striscia di Gaza resta difficile da risolvere. Si rischia una guerra
permanente, che i civili pagheranno in modo sempre più pesante. Un massacro ed un
esodo senza meta di oltre due milioni di palestinesi. Prospettiva di per se stessa
sconvolgente e le cui devastanti ricadute sulla scena globale sono difficili da valutare.
Oltre l’80% degli abitanti di Gaza sono stati sfollati a causa dei bombardamenti
israeliani. Nessun posto è sicuro nella piccola enclave costiera. Ospedali, scuole,
moschee, chiese e campi profughi gestiti dalle Nazioni Unite sono stati attaccati. Il premier
Netanyahu ha intenzione di annientare ciò che resta nel nord di Gaza e di decimare ciò
che resta nel sud, di rendere Gaza inabitabile, di scacciare i suoi 2,3 milioni di abitanti in
una massiccia campagna di pulizia etnica, utilizzando la fame, il terrore, il massacro e le
malattie infettive. Trentamila miliziani di Hamas devono essere trucidati e con loro i civili, le
donne, i bambini. “Triste, ma ne vale la pena”, sostiene il governo di Israele; l’obiettivo è
avere il nord di Gaza come una zona cuscinetto e “gli animali”, come li definisce il ministro
della Difesa israeliano, ammassati l’uno sull’altro a sud. La prigione a cielo aperto si
rimpicciolisce, le condizioni di vita peggiorano e saranno pochi quelli che sopravviveranno.
C’è da sospettare che dopo questo massacro si moltiplicheranno i ragazzi pronti al
terrore. L’odio per l’oppressore crescerà e l’Europa sarà in prima fila, rischiando anche di
essere bersaglio di azioni terroristiche.
Com’è possibile che dopo due guerre mondiali e l’olocausto siamo arrivati a questo
punto? Tutto è ormai possibile. L’humus democratico è seppellito dalla retorica. Il cinismo
impera. Si avalla oggi la distruzione di Gaza, domani chi saranno le nuove vittime? Del
resto, i media creano il mondo. Le immagini dei derelitti scompaiono. Gli alberi di Natale e
l’orgia dei consumi ne prendono il posto.
Che le piazze non dimentichino l’orrore. L’opinione pubblica resta l’unica arma
contro i nuovi eccidi legittimati da una classe politica europea incompetente e
spregiudicata. Il nostro ministro degli Esteri, Tajani, si affanna a sottolineare che un
ospedale da campo viene fornito a Gaza. Li curiamo per lasciarli nuovamente bombardare
da guariti? Tutti si piegano al surrealismo di una politica vuota di senso, purché lo
spettacolo continui.
La valorizzazione di Israele da parte dell’amministrazione Biden per la creazione
delle cosiddette zone sicure è una copertura cinica e nauseante per l’omicidio di massa.
Gli Stati Uniti, l’Unione Europea e i media occidentali sono tutti complici di questa
malvagia farsa. Il genocidio quotidiano da parte di Israele senza alcuna genuina,
significativa obiezione pratica da parte delle potenze occidentali e dei loro media lacchè è
un abominio. Lungi dall’obiettare, gli Stati Uniti stanno armando Israele con bombe pesanti
anti-bunker per distruggere a tappeto Gaza e tutti coloro che vivono in quel territorio. I
politici guerrafondai di Washington esultano per il bagno di sangue.
A Gaza, gli orrori a cui soggiacciono quotidianamente gli sfortunati palestinesi
sembrano ormai dimenticati. Le Nazioni Unite sottolineano la crisi umanitaria apocalittica.
Meglio morire che rimanere feriti nell’inferno, ammassati per terra o sotto le macerie,
senza soccorsi. Le immagini scompaiono dai giornali. I politici europei e la loro classe di
servizio balbettano di diritto di difesa e aiuti umanitari senza avere il coraggio di opporsi al
massacro in corso, assicurando a Israele l’impunità che ha fatto smarrire l’essenza dello
spirito ebraico.
Considerati gli spaventosi crimini di guerra e la barbara disumanità mostrati dal
regime israeliano, è giusto che gli eventi natalizi a Betlemme non seguano le normali
celebrazioni. Quest’anno più che mai, essere cristiano significa testimoniare la strage degli
innocenti e prendere posizione nella solidarietà.
Ciò darà ai cosiddetti cristiani americani ed europei una pausa per riflettere?
Sottoporre a cruenti atti di guerra il luogo di nascita di Cristo e contemporaneamente nelle
nostre dimore festeggiarne ipocritamente la ricorrenza con lo sfavillio degli addobbi e con
le tavole imbandite per sontuosi banchetti, può essere più contraddittorio?
Tutte le Chiese di Betlemme si sono unite in solidarietà con le persone sofferenti in
Terra Santa, comprese la Chiesa cattolica romana, quella greco-ortodossa e quella
armena.
Il Patriarca greco a Betlemme, padre Issa Musleh, ha spiegato : “Quest’anno sarà
completamente diverso. Non ci saranno luci, non avremo l’albero di Natale, piangeremo coloro che sono stati massacrati a Gaza. C’è una profonda atmosfera di dolore qui. Tutte
le Chiese hanno deciso di celebrare solo le funzioni religiose nel periodo natalizio”.
La Chiesa evangelica luterana di Betlemme, guidata dal Pastore Munther Ishaq, sta
sostituendo il normale presepe di Gesù bambino in una stalla con un bambino sepolto
sotto le macerie di cemento. È una potente rievocazione del primo Natale che riflette le vili
circostanze di oggi in Palestina.
Per i cristiani, questa rappresentazione di Gesù sotto le macerie nell’odierna Terra
Santa palestinese dovrebbe essere perfettamente coerente con l’evento originale, non
semplicemente con un revisionismo moderno e di tendenza.
Sarebbe bello vedere un presepe realistico moderno di cosa combinano oggi gli
ebrei in Palestina. Vi immaginate una stella cometa Natalizia, che in realtà è un missile
Israeliano, attraversare il cielo di Betlemme con l’intento di assassinare i tre Re Magi e
tutta la famigliola Palestinese indifesa, compreso il neonato Gesù e perfino il bue e
l’asinello ?
Il Pastore Ishaq ha detto: “È impossibile celebrare il Natale quest’anno quando il
nostro popolo a Gaza sta attraversando un genocidio… Volevamo inviare un messaggio al
mondo. Un messaggio che mentre il mondo intero celebra il Natale in modo festoso,
questo è ciò che il Natale rappresenta per noi”.
Il parroco ha aggiunto: “Il Natale è la solidarietà di Dio con chi è oppresso, con chi
soffre. E se Gesù dovesse rinascere quest’anno, nascerà sotto le macerie di Gaza in
solidarietà con coloro che soffrono”.
Questa è una straordinaria rivelazione di cosa significhi essere cristiani oggi.
Dobbiamo stare dalla parte degli oppressi o degli oppressori?
Le presunte grandi potenze temporali degli Stati Uniti e dei loro alleati occidentali si
stanno evidentemente schierando con lo Stato oppressore di Israele. Sono sempre stati
da quella parte. Gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e le potenze coloniali, fondarono lo Stato
sionista nel 1948 attraverso brogli e tradimenti, in completa violazione dei popoli indigeni
della Terra Santa. Hanno sponsorizzato 75 anni di brutale oppressione, terrorismo di Stato
ed espropriazione implacabile. Queste stesse potenze continuano a farlo anche mentre
Israele sta commettendo un genocidio davanti agli occhi del mondo. L’Occidente è in
preda ad un delirio di onnipotenza in cui il delirio è molto e l’onnipotenza ormai poca.
Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, e i suoi lacchè della misera Europa, stanno
consentendo il genocidio mentre, ipocritamente, nascondono la loro complicità con parole
ciniche secondo cui Israele deve dar prova di moderazione nell’assassinio di civili.
Probabilmente, chiunque non comprenda il Natale nel modo in cui lo capiscono i
palestinesi non è degno di definirsi cristiano.
Quegli americani ed europei, soprattutto quelli che si schierano con il cosiddetto
diritto all’autodifesa dell’Israele sionista, a causa di una contorta fede fondamentalista in
Dio, sono particolarmente condannabili. Sono una perversione della fede cristiana.
Biden, Netanyahu e tutti i facilitatori occidentali sono, inequivocabilmente, i nemici
dell’umanità nel nostro presente momento storico. Oggi, se c’è qualche speranza che può emergere dall’orrore di Gaza e del resto della Palestina, è la rivelazione al mondo di chi
sono i nemici dell’umanità ed il loro sistema imperialista. Conoscere l’autenticità dei fatti
dovrebbe servire a rendere libera l’umanità.
Ci sarà mai un Dio, diverso da Yahweh, il Dio di Israele, in grado di fermare la cieca
furia che sta compiendo un eccidio indiscriminato? Che attua una nuova strage di
innocenti? Quando, la vendetta deve lasciare il passo alla pietas? Alla ragione?
Sembra che non ci sia nessun Dio. E allora dovranno essere gli uomini in grado di
fermare le mani insanguinate di questi folli governanti. Gli uomini che hanno un’anima: i
padri, le madri, i fratelli …, il popolo del mondo, di tutto il mondo. Sì, perché i governi non
saranno in grado di farlo, i governi da sempre preferiscono la guerra, il massacro degli
altri. Questa guerra, come anche quella in Ucraina, sta creando enormi crepacci nella
nostra società occidentale, fratture non fra popoli diversi, ma fra la gente comune e coloro
che ci governano.
Nessuno vuole portare il peso di eccessi disumani, nessuno può sopportare per
molto tempo spietatezze e crudeltà. Se va avanti così, probabilmente, alla vittoria sul
campo di una parte seguirà la sconfitta di un’intera società, di un modo di vivere e di
percepirsi. E l’Europa, soprattutto, ne uscirà moralmente e politicamente annichilita.
Quest’anno il mondo intero ha bisogno di rievocare il Natale in modo radicalmente
diverso. La nascita di Gesù dovrebbe essere sempre un evento rivoluzionario da
celebrare. Ogni anno dovrebbe essere incentrato sulla solidarietà con le persone del
mondo che sono oppresse e sfruttate, angariate e diseredate. Non è sempre chiaro,
tuttavia, chi siano le vittime giuste in questo mondo e da quale parte starebbe Dio.
Quest’anno è assolutamente chiaro e sorprendentemente così. Dovremmo provare
vergogna per l’indifferenza dell’Occidente che si proclama cristiano, ma il suo Natale,
ormai da anni, è fatto solo di shopping con lo scintillio di tante lucette.
Saremo capaci di rinunciare ai regali, per onorare la memoria delle tante vittime
innocenti e, soprattutto, quelle dei bambini morti e destinati ancora a perire brutalmente in
questa dannata guerra?
(Guglielmo di Burra – Comunicato Stampa – Elaborato – Archiviato in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)