Bavaglio’ alla Stampa: secondo l’avvocato Caiazza è un ‘compromesso accettabile, i cronisti potranno scrivere’
Bavaglio, l’avvocato Caiazza: “Compromesso accettabile, i cronisti potranno scrivere”.
LA SCURE SULLE ORDINANZE DI ARRESTO
L’intervista a Gian Domenico Caiazza: “Con i tempi della giustizia italiana, l’esposizione degli accusati è insostenibile”.
È d’accordo con la legge bavaglio?
Non si può parlare di bavaglio senza affrontare il problema complessivo. Un’ordinanza di custodia cautelare colpisce una persona senza che possa difendersi. Non possiamo far partire l’allarme del bavaglio alla stampa senza un minimo di riflessione critica e autocritica.
In questo modo però si fa a pezzi un altro principio costituzionale, la libertà di stampa.
In realtà non si preclude al cronista di riferire il contenuto di un’ordinanza, viene vietata la pubblicazione di stralci testuali degli atti.
Così non si saprà perché un politico viene arrestato.
Si saprà che il sindaco è stato corrotto dall’imprenditore, ma non si potranno trascrivere le intercettazioni. Non prima della fine delle indagini.
Magari le intercettazioni arriveranno dopo la rielezione del sindaco.
Capisco il problema, apriamo una discussione seria, ma va trovato un modo per riequilibrare le varie esigenze. Senza ignorare la presunzione di innocenza.
Questa esigenza è così forte da comprimere del tutto il diritto di cronaca e dell’opinione pubblica a essere informata
Si deve tenere conto di entrambe le esigenze. Ma con onestà intellettuale: la forza di questi atti è enorme, in fase preliminare manca la voce difensiva.
Ma non è vero: un indagato e il suo avvocato possono dare la loro versione.
E ci mancherebbe altro. Io parlo di atti: ci vuole tempo per un difensore per capire quali sono gli elementi raccolti dall’accusa, che potrebbero poi essere ribaltati. E parliamoci chiaro: i tempi dei procedimenti in Italia, e quindi dell’esposizione mediatica, non sono accettabili.
Le ribalto la domanda: è accettabile che si conoscano i motivi dell’arresto di un politico due anni dopo l’arresto?
Ma lei può scrivere. Non letteralmente.
È come se le dicessi che trascriverò le sue risposte, ma non in modo letterale. Sarebbe contento?
No, ma lei non può fare questa equiparazione. Un provvedimento cautelare scolpisce la responsabilità penale di una persona che non ha modo di difendersi. Se si mette in circolazione quel materiale si crea un disequilibrio.
Mi scusi se tengo il punto, ma non vede un’enorme compressione del diritto a informare e a essere informati?
Il problema che pone Costa è serio. Poi, come tutte le soluzioni draconiane, anzi per meglio dire, come tutti i divieti, può creare criticità.
L’impressione è che molti interventi sulla giustizia servano in realtà a colpire i giornalisti. Si introducono divieti senza dire quando e come un giornalista avrebbe diritto ad accedere ad atti giudiziari.
Ma un giornalista ha accesso agli atti.
No, non ce l’ha, non senza una fonte.
Non tutti gli atti giudiziari sono anche di interesse pubblico. Ci sono principi che possono confliggere: esistono il segreto industriale e il segreto di Stato e non sono dei bavagli.
Per l’Ue se una notizia è di interesse pubblico può essere pubblicata, anche se coperta da segreto di Stato. Mi scusi se insisto: quando e come a un giornalista può essere consentito l’accesso agli atti?
Quando sono stati tutti depositati.
Una parte del governo forse risponderebbe: “Mai”. Non è che al governo interessano solo gli indagati eccellenti?
Una legge è generale e tutela tutti.
(DI MARCO GRASSO – Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)