No al pacchetto sicurezza”: appello ai parlamentari

Decine di organizzazioni della Società Civile si mobilitano contro l’ennesimo pacchetto sicurezza, licenziato nelle scorso settimane dal Governo Meloni.

In occasione del 75esimo anniversario dell’adozione della Dichiarazione Universale dei Diritti umani, decine di organizzazioni della Società Civile, tra cui la Società della Ragione, Associazione Luca Coscioni, ARCI, CGIL, Antigone, Greenpeace, CNCA, Sbarre di zucchero e Ristretti Orizzonti (trovate la lista completa in fondo) hanno lanciato un appello alle forze parlamentari contro il disegno di legge recante disposizioni in materia di sicurezza pubblica, tutela del personale in servizio, nonché di vittime dell’usura e di ordinamento penitenziario.

Ecco il testo integrale dell’appello:

Le sottoscritte organizzazioni della società civile impegnate per la promozione del rispetto dei diritti umani lanciano un appello urgente affinché il Parlamento non adotti il “pacchetto sicurezza” governativo presentato pubblicamente a fine novembre. Un provvedimento che, ancora una volta, prevede la creazione di nuove fattispecie di reati nonché l’aumento significativo di sanzioni penali e pecuniarie per condotte delittuose già previste dal nostro ordinamento.

Nella giornata mondiale che ricorda il 75esimo anniversario dell’adozione della Dichiarazione universale sui diritti umani, e alla vigilia della revisione periodica universale che vedrà la Repubblica italiana scrutinata dal Consiglio sui diritti umani delle Nazioni unite nel 2024, riteniamo che quanto proposto dal Governo vada nella direzione diametralmente opposta da quanto deciso dalla Comunità internazionale il 10 dicembre 1948.

Infatti, tra i principi che ispirarono quella Dichiarazione adottata all’indomani della fine della Seconda Guerra Mondiale ci sono la non-discriminazione e la proporzionalità delle pene; buona parte di quanto contenuto nello schema governativo rappresenta una grave violazione dello spirito della Dichiarazione universale e della lettera dei Patti internazionali sui diritti umani che l’Italia ha ratificato oltre mezzo secolo fa.

In una fase storica in cui, secondo quanto affermato dal Primo Presidente della Corte di Cassazione all’inizio del 2023, l’Italia registra una costante diminuzione di reati – pur con la grave eccezione dei femminicidi – perseguire un approccio prevalentemente, se non esclusivamente, basato sulla pervasività di norme penali piuttosto che sul tentativo di affrontare problemi con appropriate risposte socio-economiche e culturali, che metterà una volta di più in crisi i diritti umani, civili e politici di tutti e tutte e la legalità costituzionale, nonché il rispetto degli obblighi internazionali dell’Italia.

Le organizzazioni della società civile italiane che condividono questo appello non si sono mai sottratte al confronto e all’elaborazione di proposte di governo di fenomeni complessi e delicati come sono quelli che riguardano le persone private della libertà, dei migranti, delle minoranze, delle vittime delle mafie o dell’usura fino al diritto a manifestare il proprio pensiero pubblicamente o nei luoghi di reclusione.

Restiamo come sempre a disposizione per quanto collettivamente o singolarmente ci compete e interessa per affrontare punto per punto le questioni che il Governo ritiene meritino modificazioni legislative, ma affermiamo con forza che nessuna delle questioni trattate nell’articolato può essere affrontata con misure che comportano la violazione di diritti fondamentali e in particolare dei soggetti socialmente più fragili. Diciamo no alla sostituzione di necessarie politiche sociali con norme penali pervasive e sanzioni sproporzionate.

Affermiamo inoltre che tale scambio di analisi e proposta deve avvenire in modo trasparente e di merito e non di critica ex-post a decisioni già prese che poco attengono alla sicurezza nazionale.

Oggi ci appelliamo alle forze presenti in Parlamento perché non passino al voto su queste norme, inemendabili, contrarie ai diritti umani e ai principi costituzionali e manifestiamo da subito la nostra disponibilità a un confronto prima e durante il dibattito parlamentare.

Organizzazioni promotrici
24marzo Onlus, A Buon Diritto Onlus, Arcat, Archivio audiovisivo del movimento operaio e democratico, Arci aps, A Roma Insieme – Leda Colombini ODV, Associazione Antigone, Associazione Comunità il Gabbiano odv, Associazione Comunità San Benedetto al Porto, Associazione Luca Coscioni, Associazione Maranathà ODV, Associazione per il rinnovamento della sinistra, Associazione Yairaiha ETS, CGIL, Ci siamo anche noi, Cittadinanzattiva Aps, Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza – CNCA, Conferenza Nazionale Volontariato Giustizia, Coordinamento per la Democrazia Costituzionale, Dedalus cooperativa Sociale, Encod Italia, Famiglie in rete, Fondazione Gruppo Abele onlus, Forum Droghe, Forum per il Diritto alla Salute, Greenpeace Italia, Itardd aps, L’Isola di arran ODV, la Società della Ragione, la Fraternità, LILA – Lega Italiana per la Lotta contro l’AIDS, Loscarcere Odv, Lunaria, Medicina Democratica ETS, Meglio Legale, Popolazione carceraria Patrie galere, Rete degli Studenti Medi, Rete della Conoscenza, Ristretti Orizzonti, Sapereplurale APS Torino, Sbarre di Zucchero, Sbilanciamoci, Società Informazione – Diritti Globali Onlus, Ufficio Garante dei detenuti Comune Livorno, Ufficio Garante dei detenuti Comune Milano,  Filo Rosso, Unione degli Studenti, Unione degli Universitari, Università della Strada – Gruppo Abele, Zarapoti Società Cooperativa Sociale.

Per aderire: fuoriluogo.it/pacchettosicurezza

Femminicidio, alle origini del male sociale

“Mi rivolgo soprattutto agli uomini”, ha detto Gino Cecchettin al funerale di Giulia, scegliendo di dare un senso alla tragedia della figlia, trasformandola in una spinta al cambiamento. La “mostrificazione” del femminicida è l’alibi per sottrarsi alla responsabilità collettiva. Grazia Zuffa, presidente de la Società della Ragione, scrive per l’Unità del 9 dicembre sul femminicidio e sulle parole del padre di Giulia Cecchettin. Leggi tutto.

Intimità in carcere, c’è qualcosa che Nordio nasconde alla Consulta…

Il Dap ha fatto ricerche sugli spazi per l’affettività, studi dimostrano che una sperimentazione è possibile già oggi. Ma il Ministero omette di dirlo alla Corte che chiedeva informazioni sui locali disponibili per incontri intimi tra i detenuti e i propri affetti. Franco Corleone scrive sulla seduta sull’affettività in carcere per l’Unità del 7 dicembre 2023. Leggi tutto.

Il tuo 5 per mille alla Società della Ragione

Il tuo aiuto è prezioso. Scegli di devolvere il 5×1000 a “La società della ragione Onlus”. A te non costa nulla, per noi è un fondamentale aiuto per le attività dell’associazione.

È sufficiente apporre la propria firma nei modelli di dichiarazione dei redditi, nella casella “sostegno delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale, delle associazioni di promozione sociale” e indicare il codice fiscale dell’Associazione.

Il codice fiscale della Società della ragione è: 94159130486

Facebook
Facebook
Twitter
Twitter
Website
Website
Email
Email