Sorpresa positiva
Il presidente di Cop28 Sultan Al Jaber, dopo il ripensamento sulla sua gaffe iniziale, è stato di parola e coerente fino in fondo, tanto da portare in assemblea e senza dibattito un accordo finale “storico” raggiunto all’ultimo momento tra i quasi 200 Paesi presenti a Dubai. Nonostante i dubbi, le perplessità e il pessimismo che serpeggiavano anche negli ultimi giorni, occorre dire che questa è una bella notizia poiché per la prima volta – nessuno ormai se l’aspettava – si è riusciti a fare entrare nel documento concordato non solo il termine “combustibili fossili”, ma l’impegno alla loro progressiva e definitiva eliminazione. La modalità che è riuscita a mettere d’accordo anche i comprensibilmente renitenti “Paesi produttori” è il verbo esplicito e impegnativo “abbandonarli”, anziché il più drastico “uscirne”.
Sta di fatto che Cop28 ha dato ascolto, insperabilmente si può dire ormai, alle sollecitazioni e appelli venuti da più fonti autorevoli – a cominciare da Papa Francesco –, oltre che all’evidenza scientifica, per salvare il pianeta e i suoi abitanti. Nella consapevolezza che questo è il decennio decisivo, poiché c’è il rischio di superare nel riscaldamento globale l’1,5 °C entro il 2025, si è determinato che l’azione per la riduzione delle emissioni di gas serra dev’essere “immediata”, pur lasciando alla responsabilità e alle condizioni di ogni Paese la gradualità necessaria. Essa infatti – com’è ragionevole, dato il gap attuale evidente tra Paesi – deve ispirarsi ad uno “sviluppo sostenibile”, allo sradicamento della povertà e a principi di equità, in corrispondenza alle differenti circostanze nazionali. Ma il principio fondamentale dell’abbandono dei combustibili fossili riguarda ormai tutti per arrivare globalmente ad un’emissione di zero netto entro il 2050.
Tra gli altri punti approvati, l’impegno a triplicare la capacità di energie rinnovabili e a duplicare gli sforzi per l’efficienza energetica: si tratta degli impegni già presi autonomamente ed esemplarmente dall’Ue, che dunque è diventata di fatto ispiratrice della svolta “epocale” che potrà limitare efficacemente i danni di un “progresso” incontrollato (almeno così si spera). A Dubai, a conclusione dei lavori, l’Ue, che ha premuto fino alla fine, ha espresso soddisfazione per il risultato raggiunto, soprattutto per l’esplicito e innovativo riferimento ai combustibili fossili. Soddisfazione anche dagli Usa. Più cauti ma consenzienti altri grandi Paesi come Cina e India, paghi del riconoscimento di una gradualità che concede comunque una discrezionalità sufficiente, ma non indefinita o infinita, per una seria programmazione del percorso obbligato di transizione verso una economica giusta ed equa.
Il punto che aveva trovato fin dall’inizio l’accordo, cioè il finanziamento della transizione nei Paesi più poveri con il risarcimento dei danni subiti e l’incremento delle nuove tecnologie, è stato ovviamente ribadito, calcolando un fabbisogno finanziario di circa 400 miliardi all’anno per l’adattamento e oltre 4.000 miliardi all’anno per energia pulita entro il 2030, aumentandoli successivamente fino a 5.000 miliardi per puntare all’obiettivo previsto di emissioni zero nel 2050, anche se, a dire il vero, finora non si è tenuto fede agli impegni già presi. Considerando che questa, come varie altre precedenti edizioni di Cop – e anche la prossima 29 prevista a Baku in Azerbaijan e la successiva 30 in Brasile – sono organizzate in paesi che fanno del petrolio e degli altri combustibili fossili il loro punto di forza economica, era da temere che un passo così decisivo difficilmente sarebbe stato fatto in tempo utile “prima che sia troppo tardi”, come ha considerato il segretario dell’Onu commentando il risultato e ribadendo che, volenti o nolenti, l’eliminazione di quelle fonti energetiche è inevitabile.
Come non mancano i negazionisti sul riscaldamento globale, piuttosto sprovveduti, così non mancano e non mancheranno gli insoddisfatti tra gli ambientalisti “estremisti” – che continuano a manifestare clamorosamente un po’ dappertutto. Ma fare passi avanti, e tutti insieme, non è facile: non bastano parole o slogan, occorrono accordi e fatti, questi ultimi soprattutto. Ed è qui la sfida che Cop28 ha lanciato e che tutti dobbiamo raccogliere. Anche individualmente, limitando i consumi “energivori”, anche a costo di “diventare più poveri”. In fondo, è pure questo l’annuncio che ci apprestiamo a rievocare celebrando il Natale del Verbo di Dio che “da ricco che era si è fatto povero” in un Bambino.
(*) direttore di “Nuova Scintilla” (Chioggia)
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