L’eremo di San Magno. Una passeggiata tra storia e fede
Suggestivamente incassato nella roccia verticale del colle omonimo, l’eremo di San Magno offre lo spunto per una bella escursione dove natura, storia e tradizione si fondono con armonia.
Come raggiungere l’eremo di San Magno
Il punto di partenza è la piccola piazza Luigi Alfinito, al margine nordoccidentale del paese di San Mango Piemonte, nel salernitano, dove bisogna lasciare l’auto.
Per quanto lungo il percorso non vi siano indicazioni, è difficile sbagliare perché bisogna sempre seguire il sentiero principale che, dopo un primo tratto in piano, inizia a portare in quota per colmare il dislivello di circa 250 metri che conduce fino all’eremo.
La passeggiata si effettua piacevolmente quasi sempre nel bosco di lecci e castagni, per cui anche nelle giornate calde si è quasi sempre riparati dalla frescura delle generose chiome degli alberi.
Sì cammina per 45-50 minuti avvolti dal silenzio, in compagnia delle fioriture stagionali e delle erbe spontanee quando, quasi all’improvviso, la sagoma dell’eremo si staglia sulla sinistra formando un tutt’uno con la pietra della piccola montagna, arricchito da un campanile a vela sulla destra.
L’amenità e il senso di pace avvolge immediatamente. Due panche di legno permettono riposo e contemplazione. A pochi passi una scala di pietra di pochi gradini porta al cancello che permette l’accesso alla struttura, superato il quale un’altra scalinata porta all’ingresso vero e proprio.
Entrando ci si rende conto dell’ambiente rupestre che si cela dietro la costruzione. Una grotta di discreta ampiezza accoglie un altare dedicato al santo, sormontato da una copertura in legno sorretta da due pilastri.
Sulla parete di fronte si trova un’antica acquasantiera, sul fondo si trova l’affresco, purtroppo deteriorato nel corso dei secoli, raffigurante San Magno realizzato nel 1542.
La storia del vescovo Magno
Secondo la tradizione nel III secolo d.C. il vescovo Magno sarebbe fuggito da Trani per sottrarsi alle persecuzioni anticristiane e nel corso del suo viaggio si sarebbe rifugiato per alcuni anni nella grotta dove oggi sorge l’eremo a lui dedicato, dedicandosi all’evangelizzazione della popolazione locale.
L’eremo di San Magno
Il colle era comunque già frequentato a partire dal X secolo, come testimoniato dai ruderi di un castello medievale sulla sua cima, il castello Merola.
L’eremo, di cui vi sono documentazioni storiche risalenti al XIII e XIV secolo, ebbe una ritrovata frequentazione a partire dal 1688 quando il feudo di San mango venne acquisito dalla famiglia Conselice (o Cavaselice) e trasformato in una vera e propria chiesa, meta di frequenti pellegrinaggi, con un rinvigorimento per il culto del santo.
La statua lignea che lo raffigura è da datare all’inizio del XVIII secolo, probabilmente in sostituzione di una preesistente.
L’eremo fu frequentato anche da diversi eremiti che vi vissero in isolamento e preghiera. Di alcuni vengono ricordati i nomi: Fra Giuseppe Boroneo, Fra Biagio Carbone, Fra Domenico Rescigni, Fra Domenico Ferraro, Frate Giacomo Troncigliano, Pietro Paolo Pastina, Innocenzo Alfieri, Girolamo Coppola e Onorio Nigro di San Mango.
Il sentiero fino alla croce di ferro
Il luogo emana bellezza, senso di pace e ispira a qualche momento di meditazione. Il sentiero prosegue oltre per un breve tratto che si percorre in pochi minuti, conducendo fino alla grande croce in ferro illuminata di notte.
Da qui il panorama è superbo, spaziando su Salerno e la Costiera Amalfitana, sulla piana del Sele, verso il massiccio dell’Alburno e verso i monti del Cilento, suggellando un’emozionante conclusione di questa bella escursione sul Monte San Magno.
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