CRONACA GIUDIZIARIA. INIZIATO A ROMA IL PROCESSO D’APPELLO PER IL DELITTO DI ARCE / SPUNTA UN NUOVO TESTIMONE
Si è riaperto a Roma – dopo l’appello presentato da accusa e parti civili – il processo per l’omicidio di Serena Mollicone, la diciottenne di Arce, in provincia di Frosinone, trovata priva di vita nel giugno del 2001. Di nuovo sotto processo cinque persone. Tre sono i componenti della famiglia Mottola di Teano: l’ex comandante della caserma dei carabinieri di Arce, oggi maresciallo in pensione Franco Mottola; la moglie Annamaria e il figlio Marco che svolge l’attività di piccolo imprenditore locale. Sono imputati per favoreggiamento l’appuntato Francesco Suprano e il maresciallo Vincenzo Quatrale. Quest’ultimo è imputato anche per induzione al suicidio del brigadiere Santino Tuzi.
Tutti gli imputati sono assolti in primo grado. La famiglia Mottola è difesa dagli avvocati Francesco Germani, Piergiorgio Di Giuseppe, Mauro Marsella ed Enrico Meta e dal criminologo Carmelo Lavorino. Suprano è difeso dagli avvocati Cinzia Mancini ed Emiliano Germani; Quatrale è assistito dai legali Francesco Candido e Paolo D’Arpino.
Gli avvocati delle difese si sono opposti al rinnovo del dibattimento, perché hanno bollato le richieste dell’accusa come inammissibili, illogiche e non previste dal codice di procedura penale. I giudici della Corte d’Assise di Appello di Roma (presidente Vincenzo Gaetano Capozza), dopo una camera di consiglio, hanno invece ammesso il rinnovo dibattimentale fissando la prossima udienza al 20 novembre, quando verranno ascoltati i consulenti delle parti. Alla luce di queste audizioni si deciderà se procedere anche con testimoni, così come sollecitato dal procuratore generale Francesco Piantoni.
Tra quelli individuati dall’accusa c’è anche il luogotenente Gabriele Tersigni, ex comandante della stazione dei carabinieri di Fontana Liri, a cui il brigadiere Santino Tuzi, morto suicida nel 2008, aveva affidato le sue confidenze dopo gli interrogatori del 28 marzo e del 9 aprile di quell’anno. L’ex maresciallo Mottola e i familiari non si sono presentati al processo d’Appello e sono rimasti nella loro residenza di Teano.
La difesa si è detta delusa per la proposta d’Appello contro quelle che loro definiscono evidenze contrarie. Per i difensori, esistono molte criticità, come la persistente insistenza su dettagli insignificanti, la scelta errata di considerare la porta della caserma come arma del delitto e il fatto che le impronte digitali trovate non corrispondano a quelle degli imputati. Nel processo prenderà parte – affiancando il procuratore generale – anche il pm del processo di primo grado, Beatrice Siravo. La Corte ha detto “no” alla richiesta di una nuova perizia ingegneristica robotica. «Valutate voi se non sia il caso di eseguire – ha detto in aula il pg – una perizia sul calco del pugno di Franco Mottola fatta da un esperto da voi nominato», per effettuare un confronto con l’impronta sulla porta dell’alloggio della caserma di Arce. «Sono molto contento. Speriamo si faccia molta più luce, perché avere preclusioni?», ha commentato Antonio Mollicone, zio di Serena, mentre Sandro Salera, legale della sorella di Serena, Consuelo, mette in luce il fatto che «non è così frequente la riapertura di un processo, la Corte vuole rendersi conto dell’attendibilità» della sentenza di primo grado.
FONTE: di Biagio Salvati
(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)