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Consiglio dei ministri: via libera a una manovra economica intorno ai 24 miliardi

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Il Consiglio dei ministri ha dato il via libera a una manovra economica che per il prossimo anno si aggira intorno ai 24 miliardi. A Palazzo Chigi sono stati esaminati a questo scopo il disegno di legge di bilancio, due decreti-legge, due decreti legislativi che attuano i primi moduli della delega fiscale e il Documento programmatico di bilancio, con la sintesi della manovra destinata alla Commissione europea. A parte quest’ultimo testo, si tratta di “schemi”, come si legge nell’ordine del giorno del Cdm, e quindi bisognerà attendere ancora prima di avere in mano i provvedimenti nel dettaglio, quelli che – dopo il passaggio al Quirinale – saranno sottoposti all’esame del Parlamento. Non prima del 26-27 ottobre, secondo le previsioni più accreditate.

La parte principale della manovra – che vale sostanzialmente il maggior deficit di circa 15 miliardi – è data dalla conferma per un anno del taglio al cuneo fiscale e dall’accorpamento delle prime due aliquote Irpef. Questo il quadro che risulta in rapporto agli scaglioni di reddito: fino a 28.000 euro, 23%; oltre 28.000 euro e fino a 50.000 euro, 35%; oltre 50.000 euro, 43%. La soglia della cosiddetta no tax area per i redditi da lavoro dipendente viene portata a 8.500 euro, parificandola così a quella già prevista per i pensionati. Le detrazioni saranno riviste in maniera restrittiva per i redditi più elevati: un modo per recuperare risorse e anche per compensare in parte la minore progressività del prelievo dovuta alla riduzione delle aliquote. Sopra quota 50.000 il taglio sarà di 260 euro. Alla sanità vengono destinati finanziamenti aggiuntivi per circa 3 miliardi e altri 5 sono stanziati per il rinnovo dei contratti pubblici. Con un miliardo per le spese indifferibili (come le missioni militari) si arriva a 24 miliardi, sempre che nel testo definitivo non compaiano delle novità. Questa l’ossatura della manovra che comprende anche interventi per favorire le assunzioni soprattutto di giovani e donne (ma anche di ex percettori del reddito di cittadinanza) e la rivalutazione delle pensioni minime degli over 75. Ape sociale e Opzione donna vengono sostituiti da un unico fondo per la “flessibilità in uscita”. Quota 103 sembra messa in soffitta da un innalzamento del requisito anagrafico anche se, ha spiegato il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, “non è quota 104 piena perché ci sono incentivi a rimanere a lavoro”. Quanto alle politiche di sostegno alla famiglia, ha detto in conferenza stampa il presidente del Consiglio Giorgia Meloni, “prevediamo che le madri con due figli o più non paghino i contributi a carico del lavoratore” e che a partire dal secondo figlio l’asilo nido sia gratis.

Per la copertura delle misure non finanziate in deficit, il governo conta tra l’altro su almeno 2 miliardi di tagli alle spese e sul contributo che verrà dalla global minum tax, l’imposta minima effettiva a carico delle multinazionali con un fatturato superiore a 750 milioni. Allo stesso tempo è previsto un abbattimento delle imposte pari al 50% per le imprese che avevano delocalizzato i loro impianti all’estero e che ritornano in Italia.

(Fonte: AgenSIR – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

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