Un corso base di formazione missiologica e missionaria: “Il cristiano è in missione h 24”
Quando si parla di missione la prima immagine che viene in mente è quella del sacerdote o della religiosa che portano il messaggio evangelico nei luoghi più remoti della terra. Non si pensa al proprio condominio, al luogo di lavoro, al supermercato vicino casa, all’ufficio postale. “Il cristiano è in missione h 24. Non ci si mette l’abito per andare in missione, perché l’abito del cristiano è la missione stessa. La missione del cristiano è illuminare, benedire, testimoniare con gioia la presenza di Cristo nella sua vita”. A parlare è Rosalba Manes consacrata dell’Ordo Virginum, biblista, docente nella Facoltà di Missiologia della Pontificia Università Gregoriana.
Questa sera, lunedì 9 ottobre, introdurrà con il vescovo Daniele Libanori, ausiliare della diocesi di Roma per il settore Centro, il primo Corso base di formazione missiologica e missionaria promosso dalla parrocchia di San Marco Evangelista al Campidoglio. L’incontro proseguirà con la relazione “Chiesa delle origini e missione” del vicario apostolico di Anatolia, il gesuita Paolo Bizzeti. Organizzato in occasione del decimo anniversario dell’esortazione apostolica “Evangelii Gaudium” – la prima di Papa Francesco, promulgata il 24 novembre 2013 – il corso inizierà di fatto il 12 ottobre e proseguirà fino all’11 luglio 2024 con appuntamento ogni secondo giovedì del mese alle ore 20 nella cappella della Madonnella di San Marco a piazza Venezia. Dieci serate di due ore ciascuna durante le quali il tema della missione sarà declinato da docenti universitari, medici, laici, in vari contesti come la comunicazione, la cultura, la cura e in varie forme, a partire dalla sinodalità, con un taglio teologico pastorale, partendo sempre dalle Sacre Scritture. Per iscriversi al corso, “rivolto a tutti gli uomini e le donne di buona volontà”, si può inviare una mail al parroco di San Marco Evangelista Renzo Giuliano, all’indirizzo parroco@sanmarcoevangelista.it. Il costo è di 200 euro e al termine ogni partecipante dovrà presentare una tesina. Sabato 14 settembre i corsisti trascorreranno la giornata al Ciam (Centro internazionale di animazione missionaria) dove si terranno vari workshop sulla missione, saranno consegnati gli attestati di partecipazione, sarà celebrata l’Eucaristica all’interno della quale ci sarà una sorta di mandato missionario “perché chi ha fatto questo corso abbia contezza della sua chiamata missionaria e possa rinnovare questa passione per il Vangelo di Gesù Cristo e per l’annuncio del Regno di Dio” aggiunge Manes. La Messa sarà presieduta dal vescovo di Rumbek, in Sud Sudan, Christian Carlassare, comboniano, missionario in Africa dal 2004, vittima di un agguato nel 2021, un mese prima dell’ordinazione episcopale. Nell’ambito del corso sono previste anche visite al palazzo di Propaganda Fide, sede del Dicastero per l’evangelizzazione – sezione per la prima evangelizzazione e le nuove Chiese particolari, e delle Pontificie opere missionarie/Pontificia unione missionaria. Presentando il ciclo di incontri di formazione, Manes riflette che “è abbastanza riduttivo pensare che la missione sia un’azione, un atto squisitamente clericale. Non è il prete che va in missione. È il popolo dei battezzati che, fatta l’esperienza dell’incontro con Cristo Maestro, la trasmette”. La Chiesa, infatti, da secoli risponde al mandato preciso che il Risorto diede ai suoi apostoli: “Andate e fate discepole tutte le nazioni battezzandole nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”. C’è quindi “un’azione sacramentale” della Chiesa la quale, rimarca Manes, “si fa prolungamento della missione di Cristo. Missione non è andare in Africa”. Anche perché, basandosi sul numero di iscrizioni all’università Gregoriana, la docente riflette che nella facoltà di teologia sono aumentati gli studenti africani. “Se si considera che le vocazioni diminuiscono tremendamente in Europa e aumentano in Africa non so se andiamo noi a fare la missione in Africa o se è l’Africa che viene da noi” osserva. Per la biblista è importante oggi scrollarsi di dosso l’idea della missione fatta lontano da casa. “Come insegna Papa Francesco nell’esortazione apostolica ‘Evangelii gaudium’ – prosegue Manes – missione è l’azione precipua della Chiesa. Non c’è Chiesa senza missione e come è scritto nel decreto sull’attività missionaria della Chiesa del Concilio Vaticano II “Ad Gentes”, la Chiesa è per sua natura missionaria. Bisogna sfatare tutti i falsi miti della missione”. La missiologia, disciplina che in tutto il mondo ha, nell’ambito cattolico, apposite facoltà solo nelle Pontificie Università Gregoriana e Urbaniana, non è esente da criticità. “In questo tentativo di un dialogo costruttivo con gli uomini e le donne di buona volontà, di altre religioni e confessioni, il rischio che si corre è quello di annacquare un po’ il messaggio – afferma Manes -. Per esempio viene meno la parola ‘conversione’ che invece è costitutiva della nostra esperienza, è la Rivelazione divina contenuta nelle Scritture ebraico-cristiane. ‘Convertitevi e credete al Vangelo è il primo annuncio’. La conversione è un elemento importante, senza mai dimenticare che la fede è un atto di libera adesione, non una forzatura. Il missionario è innanzitutto una persona rispettosa di una cultura. È importante evangelizzare una cultura ed è necessario che tutti i cristiani impregnino il mondo di Vangelo ma non imponendolo. Il cristiano non costringe, non chiacchiera, testimonia”.
(Fonte: AgenSIR – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)