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Hamas: chi è il gruppo originario di Gaza e quali sono le cause del conflitto tra Palestina e Israele

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Intorno alle 6:30 ora locale (5:30 italiane) di sabato 7 ottobre, il gruppo  palestinese originario di Gaza, Hamas (in italiano l’acronimo di “Movimento islamico di Resistenza”), ha lanciato numerosi razzi sul suolo di Israele, anche a Tel Aviv, colpendo basi militari israeliane e civili. È l’inizio dell’Operazione “Al Aqsa” (“alluvione”). Inoltre, contemporaneamente sono stati diffusi sui social filmati che ritraevano gli uomini di Hamas aprire una breccia alle barriere di confine con Israele e intrufolarsi armati a bordo di motociclette. Poco dopo l’attacco, il leader dell’ala militare di Hamas (Brigate al-Qassam), Mohammad Deif, ha definito l’operazione “il giorno della grande rivoluzione” e ha esortato gli arabi israeliani ad imbracciare le armi in supporto della causa palestinese.

LA RISPOSTA DI ISRAELE

La controffensiva israeliana non è tardata ad arrivare, infatti, le Forze di Difesa hanno prontamente lanciato l’Operazione Spade di Ferro, che ha consistito in una serie di attacchi lungo la striscia di Gaza, che hanno colpito sia basi di Hamas sia civili. Poco più tardi sono arrivate anche le primissime dichiarazioni del presidente israeliano Benjamin Netanyahu, il quale ha annunciato lo stato di guerra (che poi è stato ufficializzato domenica 8 ottobre) e ha promesso un attacco senza precedenti nei confronti della Palestina. Di seguito le sue parole:

“Questa non è né un’operazione né un’escalation, è una guerra”. Ho ordinato di ripulire gli insediamenti dai militanti che si sono infiltrati. II nemico pagherà un prezzo senza precedenti”.

Più tardi sono arrivate anche le dichiarazioni del presidente degli USA, Joe Biden, il quale ha ribadito pieno supporto ad Israele: “Oggi ho parlato con Netanyahu, ho offerto il nostro sostegno e ribadito il nostro impegno per la sicurezza di Israele. Il terrorismo non è mai giustificato. Gli USA mettono in guardia chiunque altro stato che cerchi di trarre vantaggio da questa situazione”. È notizia di queste ore, infatti, che il Pentagono ha promesso aiuti militari per Israele.

Nel frattempo, il ministro della difesa israeliano Gallant ha affermato che Israele colpirà Gaza in un modo “mai visto prima” e che la Palestina dovrà pagare un prezzo molto alto che “cambierà la realtà per le generazioni future”.

Il bilancio attuale è di 700 vittime israeliane e 2240 feriti (fonte “Jerusalem Post”). Per la popolazione palestinese, invece, 370 morti e 2200 feriti.

CHI È HAMAS?

Il Movimento islamico di Resistenza è stato fondato nel 1987 dallo sceicco Ahmed Yassin ed è un’organizzazione politica e paramilitare islamica, considerata una cellula terroristica da Israele, gli USA e tutto il blocco occidentale. Il clima in cui nasce Hamas è molto particolare, ci troviamo nel 1987, periodo della “prima intifada” (“prima rivolta”), che dura 6 anni, e l’organizzazione sorge con l’obiettivo di riconquistare i territori occupati da Israele dopo la Guerra dei sei giorni del 1967. Più concretamente, Hamas vuole ristabilire i confini della Palestina storica con l’obiettivo di costituire uno stato islamico. Nel 1993, dopo la prima intifada, vengono ratificati gli accordi di Oslo, che prevedevano il ritiro degli israeliani da Gaza e il riconoscimento dell’Olp (organizzazione per la liberazione della Palestina, con leader Yasser Arafat), che a sua volta avrebbe dovuto riconoscere l’esistenza di Israele. Hamas, tuttavia, si è sempre dichiarata contraria agli accordi di Oslo, dato che il suo scopo è la disgregazione di Israele.

QUALI SONO GLI OBIETTIVI DI HAMAS?

L’organizzazione si divide in due grandi fazioni: la prima, vicina al Qatar, più moderata, intende semplicemente costituire uno stato palestinese con capitale Gerusalemme EST sui confini delimitati dopo la Guerra dei sei giorni del 1967, quindi, non su quelli precedenti al 1948; mentre la seconda, più vicina all’Iran, ha come scopo la costruzione di una teocrazia sciita.

COSA È SUCCESSO PRIMA DELL’INSURREZIONE?

Hamas è stata fondata a Gaza, una zona costiera abitata da 1.8 milioni di palestinesi, occupata da Israele fino al 1994, l’anno successivo agli accordi di Oslo. Nel 2007, in seguito alla vittoria di Hamas alle elezioni in Palestina, Israele ha imposto anche un blocco economico e da quel periodo controlla, infatti, lo spazio aereo e marittimo della striscia di Gaza, il commercio e il movimento dei civili. Attualmente, di conseguenza, la popolazione palestinese vive in una tremenda inferiorità economica rispetto ad Israele, che da anni bombarda la striscia di Gaza. Nel 2023, prima dell’insurrezione del 7 ottobre, solo in Cisgiordania hanno perso la vita 38 bambini palestinesi, più di uno a settimana (il rapporto è di Save the Children). In totale, sempre nel 2023, circa 160 civili hanno perso la vita a causa dei raid israeliani, come riferisce il Middle East Monitor.

LA QUESTIONE PALESTINESE: LE ORIGINI (Dall’800 alla Nakba)

La questione palestinese risale all’800, periodo in cui in Europa nacque il movimento sionista con a capo Theodor Herzl, il quale credeva che gli ebrei non sarebbe stati più perseguitati soltanto se si fossero insediati nei territori della Palestina. Dopo la fine della Prima guerra mondiale e la disgregazione dell’Impero ottomano, la Gran Bretagna decise di appoggiare il movimento sionista e di assicurare il trasferimento di alcuni ebrei nei territori arabi. La convivenza tra queste due etnie molto diverse tra di loro, però, non assicurò fin da subito una buona riuscita.

Dopo la fine della Seconda guerra mondiale, nel 1948, le Nazioni Unite, decisero di donare un territorio agli ebrei sopravvissuti all’Olocausto, per cui divisero la Palestina in due stati, uno ebraico e uno arabo. Ovviamente, i palestinesi arabi non accettarono tale divisione da cui ebbe origine la “questione palestinese”.

Dopo tale decisione dell’ONU, venne a generarsi il primo conflitto arabo-israeliano (1947-1948), in cui vennero cacciati dai propri territori circa 700.000 palestinesi arabi, ai quali non fu riassegnato il diritto di tornare nelle proprie abitazioni nemmeno dopo la fine della guerra. Quei mesi passarono alla storia come “Nakba”, ovvero, “catastrofe”.

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