EREDITA’ DI BERLUSCONI IL FISCO NON PRENDE UN EURO
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Successione
di Giovanni Pons
la Repubblica
L’eredità di Silvio Berlusconi, che a prezzi di mercato è valutata tra i 5 e i 6 miliardi di euro, per il fisco italiano rischia di essere flop clamoroso. Il patrimonio netto che il Cavaliere ha lasciato ai suoi cinque figli, ai fini fiscali, in base all’atto registrato e pubblicato lunedì scorso dal notaio Mario Notari di Milano, ammonta infatti a soli 458 milioni di euro. Di questi, 423 riguardano le holding che controllano il 61,2% della Fininvest, mentre 35 milioni è la somma delle proprietà immobiliari (solo tre ville sono intestate a lui direttamente più un box a Trieste ricevuto in eredità da un cittadino), dei mobili, dei quadri e delle barche.
Sono le cifre su cui verranno calcolate le imposte di successione, se ve ne saranno. A parte gli 81 mila euro di imposta di registro, infatti, gli eredi con molta probabilità chiederanno l’esenzione di imposta per il passaggio dei 423 milioni che permettono di controllare Fininvest. E ciò in forza del Testo Unico sull’imposta di successione del 1990, che prevede che «I trasferimenti…. a favore dei discendenti e del coniuge, di aziende o rami di esse, di quote sociali e di azioni non sono soggetti all’imposta… a condizione che gliaventi causa proseguano l’esercizio dell’attività d’impresa o detengano il controllo per un periodo non inferiore a cinque anni».
Una ghiotta opportunità, tanto è vero che al punto 5) dell’Accordo tra di loro «gli eredi si obbligano reciprocamente, altresì, a non alienare quote di alcun cespite compreso nel Relictum per il termine di 5 anni dall’aperura della successione e quindi sino al 12 giugno 2028».
Se, dunque, l’Agenzia delle Entrate accetterà la richiesta di esenzione dei figli Berlusconi, su quei 423 milioni che trasferiscono il controllo Fininvest non verrà pagata alcuna imposta di successione. Mentre sui 35 milioni di patrimonio di Berlusconi al di fuori della Fininvest i cinque eredi dovrebbero pagare 1,4 milioni di imposte (il 4%). Ma poiché la legge prevede anche una franchigia di un milione a testa (se non è già stata usufruita per donazioni precedenti, ma al riguardo ci sono diverse sentenze della Cassazione che consentono la cumulabilità) anche in questo caso l’introito per il fisco potrebbe essere pari a zero.
Riepilogando, il combinato disposto di partecipazioni societarie valutate al patrimonio netto di bilancio, di immobili al valore catastale, di aliquote molto basse rispetto ad altri paesi occidentali, di esenzioni che facilitano il passaggio delle aziende di padre in figlio consente che su unpatrimonio come quello di Silvio Berlusconi, stimato a valori di mercato tra 5 e 6 miliardi, al fisco non vada un euro di imposte. Gli unici che dovranno sborsare qualcosa all’Agenzia delle Entrate sono i legatari Marta Fascina, Paolo Berlusconi e Marcello Dell’Utri, che dovranno versare l’8% dei 230 milioni che riceveranno. Nel dettaglio, 8 milioni Fascina, 8 milioni il fratello Paolo, 2,4 milioni l’amico Dell’Utri. Una situazione anomala poiché non permette alcuna redistribuzione di ricchezza. Le imposte di successione in Italia furono abbassate dal governo Amato nel 2000, eliminate da Berlusconi nel 2001 e reintrodotte da Prodi nel 2006.
FONTE:
(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)
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