Ottobre mese rosa
Il dottor Carlo Alfaro, Dirigente Medico di Pediatria all’ASLnapoli3sud, Consigliere nazionale della #SIMA | #Società #italiana #medicina dell’#Adolescenza, ci ricorda gli eventi rosa del mese per la prevenzione del carcinoma mammario
L’intero mese di ottobre è dedicato, in Italia e nel mondo, alla sensibilizzazione e informazione della popolazione sull’importanza della prevenzione e della diagnosi precoce del cancro al seno, attraverso la ormai trentennale Breast Cancer Campaign, campagna internazionale contro il tumore al seno. Simbolo dell’iniziativa è come sempre il pink ribbon, il nastrino rosa riconosciuto da tutti come segno della lotta contro il tumore al seno.
La LILT | Lega Italiana per la Lotta ai Tumori, ha lanciato anche quest’anno per l’occasione, come fa dal 1993, la Campagna Nastro Rosa, col motto La prevenzione è sempre la risposta giusta.
La Fondazione AIRC | Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancrom, invece, punta nella campagna di ottobre di quest’anno a stimolare la ricerca a trovare cure sicure ed efficaci per le donne colpite dalle forme più aggressive come il tumore al seno triplo negativo, che colpisce anche in giovane età, e quello con metastasi.
Per questo il Nastro Rosa di AIRC è diverso dagli altri: incompleto, come l’obiettivo che non è stato ancora pienamente raggiunto.
In occasione del mese rosa, in tutto il mondo vengono illuminati di rosa i monumenti e i palazzi comunali, grazie alla collaborazione con ANCI, l’Associazione Nazionale Comuni Italiani.
Il cancro al seno
Il carcinoma mammario rappresenta la neoplasia più frequente nelle donne; in media colpisce 1 donna su 8. Sono circa 60mila nuovi casi all’anno in Italia, 900mila donne che convivono con questa malattia e oltre 12.000 muoiono ogni anno. Ogni anno in Italia sono colpiti anche in media 500 uomini. Nel mondo, le nuove diagnosi di cancro al seno sono più di 2 milioni ogni anno. Fortunatamente, la guarigione attualmente arriva fino al 90% dei casi. La mortalità, tuttavia, è influenzata da diverse variabili: le caratteristiche del tumore, l’età al momento della diagnosi, l’estensione della malattia, se la diagnosi è avvenuta con lo screening o perché erano presenti dei sintomi. Le donne che ricevono una diagnosi attraverso lo screening e hanno un tumore poco aggressivo e in fase molto precoce che non si è esteso ai linfonodi ed è sensibile alla terapia ormonale, hanno il 99,5% di probabilità di superare i 5 anni di sopravvivenza.
La mammografia
Il programma di screening nazionale prevede, secondo quanto raccomandato dalle linee guida internazionali, la mammografia ogni 2 anni nelle donne tra i 50 e i 69 anni. Purtroppo, con la pandemia, gli screening e le diagnosi precoci, già precedentemente non ottimali, sono pericolosamente calati. Secondo gli ultimi dati dell’Istituto Superiore di Sanità, il 10% delle donne 50-69enni non si è mai sottoposta a una mammografia a scopo della preevenzione rosa e quasi il 20% non la esegue ogni 2 anni come richiesto. La quota di donne che si sottopone allo screening mammografico è maggiore fra quelle più istruite o con maggiori risorse economiche, fra le donne di cittadinanza italiana rispetto alle straniere, e fra le donne coniugate o conviventi; cala dal Nord al Sud Italia: il Friuli Venezia Giulia (88%) è la Regione con la copertura maggiore, la Calabria (43%), il Molise e la Campania (entrambe al 51%) sono quelle a coperture più basse. Un altro problema è rappresentato dal fatto che aumentano i casi in donne fuori per fascia di età dalla forbice dello screening mammografico. In Italia il 20% delle donne colpite da tumore del seno ha meno di 40 anni: circa 11.140 nuovi casi l’anno. Per questo il governo ha deciso di abbassare la fascia di età per lo screening a 45 anni nel Piano oncologico nazionale 2023-2027. D’altro canto, si registra anche un incremento di diagnosi fra le donne con più di 74 anni, ormai escluse dai programmi di screening: rappresentano il 35% dei casi e nel 2022 sono state 20mila in Italia.
Gli stili di vita
Oltre alla mammografia, è importante attuare la prevenzione sin dall’adolescenza, adottando corretti stili di vita. Si stima che il rischio di sviluppare il tumore al seno si riduca del 27% con stili di vita sani, come seguire una dieta corretta, evitare il fumo e l’alcol, fare attività fisica, contrastare l’obesità. Purtroppo, in Italia il 36,9% delle donne è sedentario, il 26,8% è in sovrappeso e l’11,1% obeso, il 15,3% fuma e l’8,7% consuma alcol in quantità a rischio per la salute. Questi comportamenti aumentano la probabilità di sviluppare non solo il carcinoma mammario, ma anche altre neoplasie e gravi malattie, come quelle cardiovascolari, metaboliche e neurodegenerative. Inoltre, la frequenza degli stili di vita scorretti incrementa con l’avanzare dell’età, proprio quando il rischio di sviluppare il cancro del seno è più alto anche per i cambiamenti ormonali legati alla menopausa. In uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Breast Cancer, una coorte di donne con e senza tumore al seno sono state confrontate utilizzando l’Healthy Lifestyle Index, calcolato in relazione a: indice di massa corporea, attività fisica praticata, consumo di alimenti animali e vegetali, abitudine all’alcol e al fumo, allattamento al seno: più alto risulta il punteggio, più gli stili di vita adottati sono salutari.
Lo studio ha rilevato che le donne con un punteggio medio-alto nell’Healthy Lifestyle Index presentavano un rischio inferiore del 22-27% di sviluppare il tumore della mammella e di circa il 30% di morire dopo la sua diagnosi rispetto alle donne con punteggio più basso. Questi dati evidenziano il ruolo degli stili di vita sani non solo nel ridurre il rischio di cancro della mammella, ma anche nel migliorare la sopravvivenza dopo la diagnosi di tumore.
Lotta all’obesità
L’eccesso di adipe, soprattutto quello viscerale, può aumentare il rischio di tumore del seno perché il tessuto adiposo è la principale fonte di sintesi di ormoni estrogeni, con conseguente eccessivo stimolo ormonale sulla ghiandola mammaria. Inoltre, il grasso viscerale contribuisce a creare uno stato infiammatorio e dismetabolico che favorisce il cancro e le altre malattie degenerative.
Sono 12 i tumori che risentono direttamente della condizione di obesità: oltre alla mammella, cavo orale, colon-retto, pancreas, colecisti, fegato, ovaio, rene, esofago, prostata, cervice e corpo dell’utero.
Dieta
La dieta mediterranea, povera di grassi e ricca di verdura, legumi, frutta e cereali, ha dimostrato un’efficace azione protettiva sul tumore al seno. Un alto consumo di cibi che promuovono un rapido innalzamento della glicemia, viceversa, promuove infiammazione e tramite l’insulina crescita cellulare, aumentando il rischio di cancro. Anche i fast food, ricchi di grassi, zuccheri e sale, aumentano il rischio dello sviluppo di un tumore.
Alcol
Sono 6 le neoplasie alcol-correlate: stomaco, colon, mammella, fegato, esofago e cavo orale. Bere 50 grammi di alcol al giorno, pari a poco più di 3 bicchieri, può determinare un aumento di rischio di cancro della mammella del 50% rispetto a chi non beve.
Attività fisica
Essere fisicamente attivi può proteggere direttamente da 3 tumori: al colon, al seno e all’endometrio. Uno studio, pubblicato sul ‘British Journal of Sports Medicine’, ha dimostrato il legame di causa-effetto tra incremento dell’attività fisica e riduzione del rischio di carcinoma mammario. Gli effetti benefici del movimento sono più evidenti se si pratica attività fisica fin dall’adolescenza.
Allattamento al seno
Allattare al seno protegge dal cancro al seno e forse dell’ovaio.
Autopalpazione
Infine, nella prevenzione è fondamentale l’autopalpazione del seno, che ciascuna donna deve praticare ogni mese a partire dai 20 anni, meglio se nella prima o seconda settimana dalla fine del ciclo mestruale.
Eventuali anomalie devono essere subito segnalate al proprio medico.
Ereditarietà
Solo il 10% dei casi di tumore al seno è su base ereditaria, per la presenza di mutazioni nel patrimonio genetico. I geni BRCA1 e BRCA2 sono i principali responsabili, se mutati, della predisposizione genetica a sviluppare il tumore mammario e dell’ovaio. Si può sospettare una forma ereditaria se ci sono molti casi di tumore in una stessa famiglia, soprattutto se comparsi in giovane età. Le donne portatrici della mutazione possono scegliere se effettuare controlli ravvicinati (mammografia ogni 6 mesi) per intercettare l’eventuale tumore in uno stadio molto precoce, oppure la mastectomia preventiva, come hanno fatto l’attrice Angelina Jolie o la modella italiana Bianca Balti. Le donne mutate oltre alla mastectomia possono, in prevenzione, decidere di ricorrere anche all’asportazione delle ovaie e delle tube.
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