In sala “Assassinio a Venezia”, in piattaforma “Vita da Carlo” (Paramount+) e “The Morning Show” (Apple TV+)
Dopo la Mostra del Cinema, Venezia risplende ancora sullo schermo grazie a Kenneth Branagh. Il noto autore britannico ha ambientato nella Laguna il suo terzo film-omaggio al geniale investigatore Hercule Poirot. È “Assassinio a Venezia”, che prende le mosse dal romanzo di Agatha Christie “Poirot e la strage degli innocenti”: un giallo investigativo “spiritato” dalle tinte thriller-horror. Nel cast Michelle Yeoh, Kelly Reilly, Jamie Dornan, Tina Fey e Riccardo Scamarcio. Due le novità su piattaforma: su Paramount+ la seconda stagione della serie comedy “Vita da Carlo” di e con Carlo Verdone, che torna a raccontare il suo quotidiano tra famiglia e set in chiave ironica e malinconica. Tra cast e guest: Max Tortora, Monica Guerritore, Stefania Rocca, Maria De Filippi, Claudia Gerini, Gabriele Muccino e Christian De Sica. Su Apple TV+ al via la terza stagione di “The Morning Show”, serie Tv di punta della piattaforma con Jennifer Aniston e Reese Witherspoon. La serie mette a tema il mondo dell’informazione Usa, allargando il campo anche a politica e presidenziali 2024, cyber attack, turismo spaziale, Covid-19 e temi etici. Il punto Cnvf-Sir.
“Assassinio a Venezia” (Cinema, 14.09)
Per la terza volta Kenneth Branagh veste i panni del celebre investigatore Hercule Poirot. Dopo “Assassinio sull’Orient Express” (2017) e “Assassinio sul Nilo” (2022), l’abile regista, sceneggiatore e attore britannico – Premio Oscar nel 2022 per lo script di “Belfast” – dirige “Assassinio a Venezia” (“A Haunting in Venice”), adattamento del romanzo di Agatha Christie “Poirot e la strage degli innocenti” (“Hallowe’en party”) del 1969. A firmare con Branagh il copione è Micheal Green. Protagonisti Kelly Reilly, Michelle Yeoh, Camille Cottin, Jamie Dornan, Tina Fey, Jude Hill e Riccardo Scamarcio.
La storia. Venezia 1947, Hercule Poirot conduce una vita ritirata. Non vuole più occuparsi di crimini. La scrittrice bestseller Ariadne Oliver (Tina Fey) lo convince a partecipare a un evento nella “suggestiva” dimora di Rowena Drake (Kelly Reilly): una seduta spiritica nella notte di Halloween. Durante la serata avviene una misteriosa morte. Riluttante, Poirot prende in mano la situazione e chiude tutti i partecipanti nell’edificio. Inizia a cercare il colpevole.
Nell’adattamento cinematografico, sottolinea Branagh, “Michael [Green] ha ridotto il numero dei personaggi, ha trasposto l’ambientazione dall’Inghilterra a Venezia e ha ambientato la maggior parte della storia in una città dal fascino eterno e pittorico, dove i sospettati restano quasi subito intrappolati, in un palazzo infestato durante una notte tempestosa”.
Il regista traccia con chiarezza il perimetro della sua nuova opera che vede protagonista Hercule Poirot: sceglie anzitutto una location di grande fascino. Lì Poirot, che vorrebbe astenersi dalla tentazione delle indagini, dolente e gravato dalle ferite della guerra, viene tratto in inganno da una scaltra giallista. Si ritrova in un palazzo inquietante, dove praticano sedute spiritiche. Per buona parte del racconto Branagh mette Poirot (e lo spettatore) davanti al dubbio, se esitano o meno gli spiriti, ammantando l’opera di un alone da thriller soprannaturale. Ben presto però il binario del racconto si sposta sul piano della deduzione e della logica, scenario dove brilla il talento dell’investigatore, che passa così in rassegna irrisolti e ingombranti silenzi di ogni sospettato. E così va in scena un classico alla Agatha Christie.
In questo giallo “spiritato”, la cornice veneziana dona di certo fascino ed eleganza all’andamento della storia. A ben vedere, l’incipit appare fin troppo fumoso e confuso, comprensibilmente per motivi di suspense, e la storia non sempre gira alla perfezione. Ma al di là di qualche inciampo, la forza del racconto risiede tutta nell’interpretazione di Kenneth Branagh che sagoma Hercule Poirot con classe e raffinatezza (prendendosi alcune licenze), in un gioco di mimetismo espressivo e sguardi introspettivi. La sua interpretazione è perfetta, corroborata anche da un valido cast di comprimari. Nel complesso “Assassinio a Venezia” è un divertissement di genere, che oscilla tra il giallo e il thriller-horror, con inserti brillanti affidati a Poirot e alla sgomitante scrittrice Ariadne, una puntuale Tina Fey. Complesso, problematico.
“Vita da Carlo. Seconda stagione” (Paramount+, 15.09)
La prima stagione di “Vita da Carlo”, esordio di Carlo Verdone nel mondo della serialità Tv, è passata su Prime Video nell’autunno 2021. A due anni di distanza, arriva la seconda stagione (10 episodi) sempre prodotta dalla Filmauro ma con Paramount+. Il popolare regista, sceneggiatore e interprete romano ha cambiato piattaforma, ma non formula narrativa. Verdone, infatti, prosegue con il racconto del proprio quotidiano, condividendo pagine biografiche e inserti di finzione. A firmare la sceneggiatura con lui sono Pasquale Plastino, Ciro Zecca e Luca Mastrogiovanni, la regia è dello stesso Verdone insieme a Valerio Vestoso.
La storia. Roma oggi, archiviata l’avventura come candidato sindaco della Capitale, Carlo ritorna sul set di un film molto personale, “Maria F.”, che racconta un episodio di gioventù. Il produttore Cantalupo (Stefano Ambrogi) gli impone come protagonista il cantante Sangiovanni (se stesso), dal grande seguito di fan. In casa Verdone, poi, si susseguono le perturbazioni con i figli Maddalena (Caterina De Angelis) e Giovanni (Filippo Contri) come pure con l’ex moglie Sandra (Monica Guerritore). Nella vita di Carlo irrompe Sofia (Stefania Rocca), scrittrice per l’infanzia che porta una tempesta di emozioni e imprevisti.
Dalla visione dei primi episodi, “Vita da Carlo. Seconda stagione” è una serie che marcia spedita sul binario del concept iniziale, aggiustandone la traiettoria narrativa e guadagnando maggiore compattezza, dinamismo. La serie trova ritmo e brillantezza anche per la nutrita presenza di guest, che vivacizzano i vari episodi. Tra i principali: Claudia Gerini, Christian De Sica, Gabriele Muccino, Maria De Filippi, Fabio Fazio, Zlatan Ibrahimovic e Fabio Traversa (che richiama il personaggio di Fabris in “Compagni di scuola”, 1988). Carlo Verdone, maestro della commedia italiana contemporanea, con alle spalle oltre quarant’anni di carriera, funziona sempre e non delude. La sua linea ironica puntellata di malinconia non perde brillantezza. La serie di fatto è sagomata sulla sua vita, giocando sapientemente tra verità e finzione. Consigliabile, brillante.
“The Morning Show” (Apple TV+)
È la serie che ha tenuto a battesimo il lancio di Apple TV+ nel 2019 e che rappresenta a tutt’oggi – con “Ted Lasso” – uno dei suoi prodotti di punta. Parliamo di “The Morning Show”, intrigante, coinvolgente e ambizioso racconto della società a stelle e strisce attraverso la redazione di un popolare show d’informazione del mattino. Lì, tra scena e retroscena, si susseguono fratture e cambiamenti dell’America contemporanea: dalle battaglie del movimento MeToo al Covid19, fino all’assalto di Capitol Hill nel 2021. E nella terza stagione di “The Morning Show” – 10 nuovi episodi dal 13.09 – l’attenzione ai problemi nell’agenda dei media non sembra calare: cyber attack, fusioni tra media companies, deontologia professionale, ruolo della donna, corsa al turismo spaziale, presidenziali 2024, tematiche (bio)etiche, Lgbtq+ e discriminazioni razziali. La serie è diretta e prodotta da Mimi Leder, con Charlotte Stoudt come showrunner. Protagoniste Jennifer Aniston e Reese Witherspoon, anche produttrici. Nel cast: Billy Crudup, Mark Duplass, Julianna Margulies, Karen Pittman, Greta Lee, Jon Hamm e Nicole Beharie.
La storia. Usa primavera 2022, il network Uba guidato da Cory Ellison (Billy Crudup) cerca sponde di negoziazione con il potente tycoon Paul Marks (Jon Hamm). Un attacco hacker mette alle strette l’immagine pubblica del network, rivelando accordi e segreti dei noti giornalisti. Come sempre, sulla cresta dell’onda ma anche bersagliate da feroci critiche, le conduttrici Alex Levy (Jennifer Aniston) e Bradley Jackson (Reese Witherspoon).
A giudicare dai primi cinque episodi della nuova stagione, “The Morning Show” prosegue lungo la sua traiettoria narrativa con efficacia e compattezza. Il riferimento è l’orizzonte americano dell’informazione, scandagliando società, politica e media. Tutto è analizzato, vissuto sulla pelle dai protagonisti, che rappresentano sempre il punto di forza del racconto. La serie presenta una cura formale elevata, a ben vedere tratto distintivo di tutte le produzioni Apple TV+, che investe molto in termini di budget. La scrittura c’è, per ritmo e originalità, compresa una chiara furbizia nel saper trovare temi di stringente attualità, spesso complessi e divisivi. Una macchina narrativa ben rodata, solida, dalla dimensione estetica elegante e sofisticata. Serie complessa, problematica, per dibattiti.
(Fonte: AgenSIR – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)