Russia. Mons. Pezzi (Mosca): “La direzione futura è quella di essere costruttori di ponti e di rapporti”
Essere uomini e donne che “non hanno paura di creare amicizie, di costruire ponti, aprire porte”. Questo è il “mandato” che Papa Francesco ha lasciato ai giovani cattolici della Federazione Russa. È mons. Paolo Pezzi, arcivescovo di Mosca e presidente dei vescovi russi, a tracciare con il Sir un bilancio dell’incontro in video conferenza che venerdì 25 agosto i giovani russi hanno avuto con Papa Francesco. Provenienti da tutta la Russia, da Kaliningrad a Vladivostokì, i giovani si sono dati appuntamento a San Pietroburgo dal 24 al 27 agosto per una tappa in terra russa della Giornata mondiale della gioventù di Lisbona. Alcuni di loro per raggiungere San Pietroburgo hanno percorso anche 9.000 chilometri e con la parola “amicizia” si è concluso l’incontro. “Questo è ciò che il mondo di oggi ha perso di più. La capacità di stabilire amicizie”, ha detto mons. Pezzi, nell’omelia della messa conclusiva. “Questo mondo ha dimenticato o ritiene superfluo stabilire rapporti amichevoli con Dio, con Cristo. E quindi non sono necessarie relazioni amichevoli tra le persone in questo mondo. E ora ne vediamo le conseguenze: ci aspettavamo la pace – ed ecco le guerre; ci aspettavamo l’amore – e qui c’è l’odio; ci aspettavamo il bene – e ora il male si diffonde, addirittura, si moltiplica”. Come disse Pietro a Gesù: “Solo Tu hai parole che danno fuoco, sapore, senso alla nostra vita”. “Ora, caro giovane, lascia che questa risposta sia anche la tua risposta. Non abbiate paura dell’amicizia con Cristo!”.
Mons. Pezzi, che riscontri ha avuto dai giovani questi giorni?
L’incontro con Papa Francesco è stato fantastico. Il Papa ha mostrato una disponibilità immediata a incontrarsi con noi. Ha colpito la sua capacità di attenzione e ascolto e il modo con cui ha voluto essere presente. Certamente le sue parole hanno significato tantissimo. Per molti era forse la prima volta che avevano l’occasione, seppure a distanza, di vedere e incontrare il Papa. I giovani hanno subito capito che il Papa si rivolgeva a loro e che aveva riservato un’ora e mezza per stare con loro e questo li ha molto colpiti. Il mandato forse più importante – mi permetto di dire – è quello racchiuso nel terzo punto e cioè nel dialogo tra le generazioni che poi il Papa ha ribadito anche nel suo saluto alla fine a braccio chiedendoci di essere fedeli alla eredità che abbiamo ricevuto.
Sarà possibile fare in modo che questi giovani diventino lievito e sale per la Chiesa e la società russe?
A giudicare da questi giorni direi che questi ragazzi sono già sale e lievito per la Chiesa e la società in Russia. Anche nell’omelia conclusiva, ho ricordato loro che, in forza dell’amicizia con Cristo, ognuno di loro deve sentire su di sé come un mandato a vivere questa amicizia e a comunicarla.
Secondo lei c’è in loro il desiderio di trovare una via d’uscita alla vendetta e all’odio per ricostruire in futuro, seppur nei tempi necessari, una relazione tra i popoli?
Soprattutto nei giovani è chiarissima e vivissima una cosa. E cioè che il perdono, il rapporto con l’altro, la voglia di amicizia, la disponibilità a ricominciare sono sempre più forti. Questo nei ragazzi, soprattutto in quelli più giovani, è evidentissimo.
Quali saranno, a suo avviso, le ricadute reali e concrete di questi incontri?
Difficile dirlo. Attendo di vederle con stupore.
Alla luce del difficile momento che non lascia intravedere luci, quale direzione intraprendere per un futuro di pace per tutti?
La direzione da intraprendere è quella che ci ha indicato il Papa e cioè di essere costruttori di ponti, di rapporti. Di essere quindi gente che non erige muraglie, che non costruisce pareti ma che apre porte, eleva ponti e cerca possibilità di rapporti. Persone che soprattutto non hanno paura di creare amicizie perché solo queste amicizie possono veramente superare paure e barriere.
(Fonte: AgenSIR – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)