Auguri, Gianni* di Vincenzo D’Anna*
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*Auguri, Gianni* di Vincenzo D’Anna*
Gianni Rivera compie ottant’anni anni. Era gemello di un altro grande del calcio degli anni ‘70, Roberto Rosato, stopper della Nazionale che ai Mondiali del Mexico giunse seconda dopo il Brasile di Pelé. Rivera ha incarnato lo spirito italico ed acceso per anni nel cuore dei tifosi quell’indole tutta nostrana dell’antinomia, ossia il dividere l’opinione pubblica in due parti contrastanti nel giudizio in acerrima contrapposizione. Si cominciò con i Guelfi ed i Ghibellini, nel XII secolo e finì, due secoli dopo, con la nascita delle signorie, espressione politica e caratteriale per gli abitanti dello Stivale che si è riaccesa spesso anche nell’ambito sportivo. Basti pensare alle dispute tra le tifoserie nel ciclismo, quelle che sostenevano Gino Bartali e Fausto Coppi, campioni che inanellavano successi al Tour de France ed al Giro d’Italia a cavallo degli anni ‘40 del secolo scorso. In campo politico, ricordiamo il fascismo e l’anti fascismo, la monarchia e la repubblica, il comunismo e l’anti comunismo, i Berlusconiani e gli anti Berlusconiani. Anche nel settore della scienza abbiamo assistito asperrima alla contrapposizione tra i sostenitori delle pratiche sanitarie anti Covid e quelli fermamente contrari. Attenzione: non si è mai trattato di una semplice diversità di vedute né di opinioni confliggenti, ma di vere e proprie crociate a sostegno dell’una o dell’altra tesi, figlie di un’indole della contraddizione che è caratteristica propria del popolo italiano. Lo stesso fu nel calcio con l’avvento di Gianni Rivera, “Golden Boy” per i suoi estimatori ed “Abatino” per i suoi detrattori che credo si siano fusi per un breve lasso di tempo nel momento in cui la mezzala rossonera marcava il famoso goal del 4 a 3 nella semifinale mondiale contro i Tedeschi di Franz Beckenbauer. Una rete epica, che segnò la vittoria italiana in una partita che, dopo mezzo secolo, è ancora viva nella mente di tutti i tifosi di calcio. Esile di fisico ma di classe purissima, Rivera aveva sostituito al Milan un altro grande campione: l’uruguaiano Juan Alberto Schiaffino, detto Pepe, campione del mondo nel 1950 in Brasile, proprio contro i padroni di casa. Nel giorno del debutto del ragazzo prodigio venuto da Alessandria, uno striscione campeggiò a San Siro: “il Pepe c’era, ora c’è il sale di Rivera”. Ancora più famosi furono i cinque minuti finali che gli toccò giocare ai Mondiali del ‘70 nella finalissima persa contro i verdeoro. Episodio che imbestialì mezza Italia. Racconta il grande Pelé che i carioca affrontarono quella sfida con grandissimo timore, perché solo una squadra immensa si sarebbe potuta privare, lasciandolo in panchina, di un campione come Gianni Rivera!! Il suo palmares sportivo è stato straordinario, nonostante le accuse di essere fragile e di correre poco, caratteristiche ironicamente suggellate con l’appellativo di “Abatino” uscito dalla penna di Gianni Brera, sagace decano dei giornalisti sportivi di quell’epoca. Primo italiano ad essere insignito del Pallone d’oro, Rivera vinse, in maglia rossonera: 3 Campionati italiani, 2 Coppe Campioni, 2 Coppe delle Coppe, 1 Coppa Intercontinentale, 4 Coppe Italia e 1 Campionato Europeo. Quest’ultimo nel 1968 fu il primo titolo internazionale che il Belpaese si aggiudicava nel dopoguerra. Pur essendo un regista di centrocampo dai piedi e dalla testa eccezionali vinse anche anche il titolo di capo cannoniere della serie A nella stagione ‘72-‘73. Nel corso della sua carriera ha segnato complessivamente 138 reti, un primato per un centrocampista. Insomma Rivera è entrato trionfalmente nella Hall of Fame del calcio italiano. Di lui vanno ricordate anche alcune importanti azioni extra sportive come la fondazione dell’Associazione Calciatori ed il piglio polemico col quale ha sempre denunciato abusi in danno dei giocatori e dello sport calcistico in generale. Da persona intelligente assurse più volte allo scranno parlamentare nelle fila della Dc occupandosi ovviamente di materia sportiva, rompendo lo stereotipo dell’ex atleta confinato nel proprio mondo e dedicato solo ad arricchirsi ed a farsi idolatrare. Una dimensione umana e culturale che lo ha distinto sia in campo che fuori del rettangolo verde. Certo sono venuti, col tempo, altri calciatori anche più forti calcisticamente parlando, ma pochi come lui hanno saputo interpretare un ruolo così poliedrico e distintivo, ancor meno il ruolo di “genio” che non ha mai rinunciato ad esporsi anche contro le istituzioni sportive e la classe arbitrale. Insomma non solo un calciatore immenso, che ha acceso i cuori degli sportivi ma un uomo di sport che ci ha onorato. Auguri, Gianni! Buon compleanno!
*già parlamentare
FONTE:
(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)
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