Marchetta di governo agli Ordini: la Corte dei Conti non controllerà CONFLITTO D’INTERESSI DI CALDERONE – Emendamento FdI contro le verifiche sulle spese per il personale: riguarda anche i Consulenti del lavoro del marito della ministra DI CARLO DI FOGGIA E PAOLA ZANCA 7 AGOSTO 2023
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Marchetta di governo agli Ordini: la Corte dei Conti non controllerà
CONFLITTO D’INTERESSI DI CALDERONE – Emendamento FdI contro le verifiche sulle spese per il personale: riguarda anche i Consulenti del lavoro del marito della ministra
DI CARLO DI FOGGIA E PAOLA ZANCA
7 AGOSTO 2023
Il ministero del Lavoro guidato da Marina Calderone assicura che l’iniziativa è parlamentare e che il suo via libera è stato solo tecnico. È però un dato di fatto che alla Camera, nel decreto PA-bis (ora al Senato), è passato un emendamento, riformulato dal governo, che elimina l’obbligo di rendicontare le spese per il personale per gli ordini professionali, tra cui rientra quello dei Consulenti del lavoro da cui proviene la ministra, oggi guidato dal marito Rosario De Luca (è un feudo dei coniugi da quasi un ventennio). La vicenda è complessa ma sintomatica del potenziale conflitto di interessi che insegue la ministra fin dalla sua nomina, e di cui i lettori del Fatto sanno qualcosa.
L’emendamento è stato presentato in Commissione Lavoro dalla deputata Marta Schifone, responsabile professioni di Fratelli d’Italia e vicina alla ministra, che per quanto è dato sapere lo ha perorato. Il testo prevede un deroga di legge per gli “ordini, i collegi professionali, i relativi organismi nazionali e gli enti avente natura associativa che sono in equilibrio economico e finanziario, salvo che la legge non lo preveda espressamente”. In cosa consiste la deroga In sostanza, nell’esonero da alcuni obblighi che li equiparano alle amministrazioni pubbliche, nello specifico quello di rendicontare ogni anno le spese per il personale alla Corte dei conti e alla presidenza del Consiglio per il tramite della Ragioneria generale dello Stato, corredando il tutto con una relazione che esponga i risultati della gestione del personale medesimo. Per la legge, infatti, gli Ordini sono degli organismi pubblici a tutti gli effetti e nel 2013 il governo Monti ha imposto loro di adeguarsi ai principi generali del testo unico del pubblico impiego.
Quello dei consulenti del Lavoro, tra gli altri, rientra nella deroga, essendo in equilibrio finanziario (il 2022 si è chiuso con un avanzo di amministrazione di 3,2 milioni di euro). Contattato dal Fatto, il ministero di Calderone non commenta l’inopportunità dell’intervento visto il conflitto di interessi con il precedente incarico della ministra (che ha guidato l’Ordine, ora presieduto dal marito, per quasi 20 anni) ma spiega che l’emendamento “ha ricevuto solo un nulla osta alla riformulazione. Un parere positivo arrivato peraltro da parte di tutti i Ministeri competenti sul Decreto PA bis (Funzione Pubblica, Giustizia, Economia). La motivazione del parere positivo risiede nella considerazione che gli ordini professionali, pur essendo enti pubblici, non rientrano nel perimetro del bilancio dello Stato”.
Il testo è di iniziativa parlamentare, ma il ministero approva l’iniziativa: “Per la stragrande maggioranza – spiega – sono piccole realtà territoriali senza personale alle dipendenze per le quali rappresentava un aggravio di adempimenti burocratici e di costi che si è ritenuto opportuno alleviare”. Sarà senz’altro così, ma la cosa bizzarra è che l’obbligo di rendicontare le spese è stato previsto dallo stesso governo Meloni nel decreto P.A. di aprile scorso. Evidentemente, nel giro di pochi mesi, qualcuno si è resto conto del problema e così è arrivato l’emendamento correttivo per tornare indietro.
Una correzione così rapida si spiega forse con le lamentele ricevute dal mondo ordinistico, da cui proviene il massimo vertice del ministero a cui la legge affida il compito di vigilanza sugli ordini (e che Calderone ha affidato al sottosegretario leghista Claudio Durigon per provare ad aggirare le accuse di conflitto d’interessi). L’emendamento Schifone, peraltro, prima della riformulazione del Tesoro rischiava di avere una portata ben più vasta, visto che di fatto eliminava qualsiasi obbligo per gli ordini di adeguarsi alle norme che valgono per le amministrazioni pubbliche.
FONTE:
(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)
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