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Sui migranti siamo colpevoli di Assassinio di massa colposo

DI STEFANO LEVI DELLA TORRE

28 LUGLIO 2023

Le migrazioni, spinte dalle guerre, dai cambiamenti climatici, dal divario delle opportunità tra regioni del mondo, è un fenomeno gigantesco che non può che crescere, perché i fattori che le muovono non vanno decrescendo, ma anzi intensificandosi. La fine del compromesso bipolare del mondo negli anni 90 e la fine dell’illusione precipitosa di un mondo monopolare sotto l’egemonia delle potenze (Usa ed Europa al loro seguito) vincitrici della Guerra fredda, hanno aperto un periodo di sconvolgimenti che non hanno ancora trovato nessun temporaneo equilibrio, costellando il pianeta di conflitti e di guerre. In Occidente, che va perdendo una centralità di secoli nel mondo, la realtà e la sensazione di perdita favorisce la destra che si pone come resistenza e difesa conservatrice o reazionaria a questa realtà e diffusa sensazione di declino: l’Occidente, un tempo invasore del mondo, ora si sente invaso. Le immigrazioni crescenti sono una rappresentazione antropomorfa di questa inversione di tendenza.

Non c’è una strategia politica dell’immigrazione, anche perché la destra avanza guadagnando sulla rinuncia a tentare almeno qualche soluzione di un problema enorme che suscita le paure popolari di cui essa si nutre; e la sinistra, e l’Ue, per paura della destra, tenta di contenerla concorrendo coi suoi stessi criteri di resistenza, respingimento e condiscendenza tecnico-finanziaria a regimi autoritari (Turchia, Tunisia , Libia…) perché facciano barriera e gestiscano in proprio le atrocità inerenti.

Le migrazioni sono costellate di tragedie e di morte. Scriveva La Rochefoucauld che siamo sempre capaci di sopportare il male altrui. Ma questa sopportazione non esime da colpa. A che cosa assistiamo, dall’alibi della nostra impotenza Non solo al paradosso più esibito e grottesco, quello della persecuzione para-giuridica di chi tenta di salvare gente in mare o nei deserti o nei boschi o nei lager, ma anche a qualcosa che sfugge a un nome eppure deve esser nominato: quando vediamo che si lasciano affondare barche affollate di migranti e si maschera il lasciarlo accadere come fosse un prodotto da confusione e goffaggine, quando si respingono nel deserto migranti non per ucciderli ma perché muoiano per conto loro e per loro responsabilità, e vediamo che tutto ciò, moltiplicandosi negli anni, si è fatto sistema, a che fattispecie e nome dobbiamo assegnarlo? È assassinio di massa colposo (ipocritamente “colposo”). E quando Stati, governi, forze politiche e Ue non possono non sapere che la notizia di queste morti di massa sono diffuse, pare quasi (in realtà non pare, è certo) che queste morti vengano usate per terrorizzare e dissuadere i migranti dal migrare. E come possiamo nominare questo cortocircuito tra il lasciar morire e la diffusione inevitabile della sua notizia Io la chiamerei terrorismo dissuasivo di Stato.

Questi crimini sistematici mostrano quanto travalichino la semplice “omissione di soccorso”. Le prossime generazioni avranno da domandarsi non solo come abbia potuto la nostra generazione non intervenire con più responsabilità sul clima, ma anche come abbia potuto rendersi connivente, per consenso o per indifferenza, con i crimini di massa soprannominati. Dopo la Seconda guerra mondiale e la Shoah , il giurista Raphael Lemkin si impegnò con tutte le sue forze per fare ammettere il crimine di genocidio come fattispecie del diritto internazionale, al fine di riconoscerne il passato e prevenirne il ripetersi, Ora, su questo tutt’altro argomento, mi domando se non sia il caso di impegnarsi a che l’“assassinio colposo di massa” e i suoi annessi vengano riconosciuti nel diritto internazionale come crimini.

FONTE:

(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

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