Volturno.’Contratto di Fiume’: Lo storico Michele Russo fa ‘appello alla trasparenza e alle buone pratiche’
Seguo il Contratto di Fiume Volturno dalla sua genesi perché amo e vivo il fiume Volturno.
Nel 1997 dedicai al fiume un capitolo del mio libro “Aspetti della Civiltà Contadina nel Caiatino – Insediamenti Umani ed Economia Rurale” che fu recensito positivamente da Luigi Veronelli in terza pagina del Corriere della Sera: si allacciò al capitolo sul fiume per parlare della fauna ittica fluviale.
Nel 2003 pubblicai lo studio “La Cella di San Martino al Volturno” (ISSN 1721-0216) sulla rivista telematica “Storia del Mondo”, ampliando quanto avevo già scoperto e pubblicato nel volume “Ruviano olim Raiano tra storia e tradizione”, edito da Fausto Fiorentino nel 1996, dimostrando la presenza in età medievale sul fiume, in territorio oggi di Ruviano, di questa importante dipendenza cassinese.
Nel 2007 realizzai un documentario dal titolo “Il Fiume Volturno” in cui documentai, tra l’altro, il ritorno della lontra nelle acque del Vollturno ad Alvignanello e nel 2018 una presentazione ad un convegno dal titolo “La Grande Ansa del Volturno – terra di frontiera e di tutela dell’èthnos” trasformata poi in filmato.
Quanto sopra per dimostrare, ove ce ne fosse bisogno, il mio interesse al fiume, da sempre non legato agli eventi di questo periodo.
Serve ricordare che il “Contratto di Fiume” era partito male, limitatamente al Basso Volturno, coinvolgendo solo alcuni comuni e qualche associazione “amica” e che anche grazie al mio lavoro certosino, al di fuori dei riflettori, informando e rappresentando quanto quelle basi fossero fallaci a chi aveva voce in capitolo e tessendo relazioni propositive di larghe vedute che sono stati fatti degli aggiustamenti.
Sono stati ora coinvolti, infatti, tutti i comuni limitrofi al fiume ricadenti nella provincia di Caserta, una piccola vittoria, ma non sono stati coinvolti in prima battuta i comuni del beneventano limitrofi al fiume (una sconfitta) né i comuni non limitrofi al fiume ma che con esso hanno a che fare.
Tanto dicasi per il territorio molisano, dove il fiume nasce.
Non dimentichiamoci che il fiume non è un elemento geografico a se stante (e ancor di più non lo sono i suoi tratti stabiliti a tavolino); vi viene convogliata l’acqua degli affluenti, fiumi o torrenti, che nascono altrove ma non sicuramente sul fiume e vi arrivano le acque reflue, tutte, proprio attraverso gli affluenti.
L’allargamento dei partecipanti ha coinvolto molte associazioni, che oggi pretendono di far parte della Cabina di Regia.
Risulterebbero anche riunioni carbonare, con partecipazione di persone interne al progetto in capo alla Provincia di Caserta, atte a perorare il loro ingresso in cabina di regia che non giovano né alla trasparenza né a una futura buona gestione. Sembra che tutti vogliono apparire a tutti i costi.
E’ parso subito strano, ad esempio, che alla reception di accoglienza dell’Assemblea del 15 giugno scorso non ci fosse personale della Provincia, Ente organizzatore dell’evento, ma privati aderenti a una Associazione: come mai?
Scivolata da non ripetere se tutto è trasparente e non pre-organizzato a tavolino.
Mi domando, tra l’altro, dov’erano questi odierni attivisti in tutti questi anni in cui il fiume è stato abbandonato a se stesso: perché non si sono interessati ad esso prima della genesi di questo contratto?
Pur seguendo da sempre le vicende del fiume non mi risulterebbero né manifestazioni di protesta per l’abbandono in cui il fiume è stato ed è da parte delle Istituzioni né tantomeno denunce, sia di abusi che di malaffare.
Essere o apparire, questo è il dilemma.
Per quanto riguarda la Cabina di Regia, si sa che di essa dovevano far parte la Provincia quale soggetto Capofila (ente acclamato nell’assemblea del 15 giugno), tre comuni (uno per ciascun tratto del fiume, così come grossolanamente disegnati dai consulenti della Provincia), tre associazioni e i due consorzi di bonifica.
Ma le cose si stanno evolvendo e non sembra nel verso giusto. Tutti vogliono entrare in Cabina di Regia.
L’onorevole Zannini, presidente della Commissione Ambiente della Regione Campania, nel suo intervento all’Assemblea del 15 giugno scorso addirittura suggeriva di non inserire i comuni per evitare che si litigassero il posto. Cose assurde!
Per la scelta dei comuni basterebbe sceglierne tre fra quelli con maggiore territorio interessato dal fiume, ad esempio, mentre non dovrebbero mancare in Cabina di Regia l’ARPAC (Agenzia Regionale Per l’Ambiente della Campania) che monitora tra l’altro la qualità dell’acqua, L’Autorità di Bacino, competente sul fiume, i Consorzi di Bonifica, che hanno la titolarità (ove la esercitassero) delle acque interne, e i Carabinieri Forestali il cui compito è quello di polizia giudiziaria per gli abusi, e ce ne sono, negli scarichi delle acque reflue.
Questi sono i soggetti che vanno messi insieme ai Comuni per pianificare attività virtuose che salvaguardino il fiume, la qualità dell’acqua, l’ambiente, la flora e la fauna fluviale, le modificazioni ambientali e che mettano in campo le necessarie azioni di tutela.
Sembra sia logico e naturale: ma sarà così?
Sulle Associazioni ho il mio personale pensiero, condivisibile o no.
Stante la molteplicità delle stesse, tutte vogliose di entrare in Cabina di regia, tutte portatrici di interessi limitati al loro campo d’azione, se di azione si può parlare, io le escluderei tutte: sarebbe un mercato infinito di interessi contrapposti e di parte che non porterebbero da nessuna parte.
A nulla servono gli appelli informali lanciati dalla Provincia affinché le stesse si uniscano in coordinamento. Uno c’è ed ha raccolto pochissime associazioni, portatrici tra l’altro di interessi contrapposti.
E le altre circa 100? Ma ci immaginiamo l’Unione dei Geologi che si coordina con l’Unione dei Biologi, con l’Università e con una miriade di associazioni alcune autoreferenziali e magari composte da due tre persone? Io lo trovo impraticabile e poco serio.
Dovendo avere per forza una rappresentanza del terzo settore, fossi io, ne inserirei solo una, l’UNPLI (Unione delle Pro Loco d’Italia), per il seguente motivo: presenza omogenea su tutto il territorio, titolarità di un accordo con l’ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani), storicità della presenza Associativa sui territori.
In poche parole in un mondo dove le associazioni nascono come funghi e poi muoiono il giorno dopo, magari perché gli interessi privati prevalgono su quelli comuni, bisogna scegliere dove c’è garanzia.
Questo ovviamente non vuol dire non considerare le Associazioni. Ciascuna di esse potrà dimostrare la propria concretezza all’interno dei gruppi di lavoro che da qui ad un anno e mezzo porteranno contenuti utili alla stesura del Contratto di Fiume.
L’invito alla Provincia è quello di considerare queste modeste riflessioni e operare con oggettività perché da questo Contratto di Fiume Volturno la popolazione si aspetta molto e i risultati che porterà o non porterà saranno ben considerati e soppesati da tutti.
L’Invito alla collettività è quello, ove queste considerazioni fossero condivise, di far sentire la propria voce: il fiume è nostro, di tutti, e noi lo viviamo, lo subiamo, lo sfruttiamo ma lo amiamo.
Lasciando fare senza intervenire, senza far sentire che il problema ci tocca, è deprimente: ci mette in condizione di subire, poi, e non avere nemmeno il diritto di protestare perché al momento giusto siamo stati zitti.
Come fare? Commentiamo intanto questo scritto, ovviamente se lo condividiamo, facciamolo girare, creiamo un movimento d’opinione libero con il solo interesse di tutelare e valorizzare la nostra risorsa fiume.
(Michele Marra – Lettera Aperta – Archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web© Diritti riservati all’autore)