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Pestaggi nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, prime sentenze (di assoluzione) per 2 dei 107 agenti imputati di Giorgio Santamaria

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Pestaggi nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, prime sentenze (di assoluzione) per 2 dei 107 agenti imputati

di Giorgio Santamaria

 

I poliziotti hanno scelto il rito abbreviato: assolti perché il fatto non sussiste. Il procedimento ordinario davanti alla Corte d’Assise nasce dalla dura repressione di una rivolta scoppiata il 6 aprile del 2020

Pestaggi nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, prime sentenze (di assoluzione) per 2 dei 107 agenti imputati

Un momento delle violenze avvenute nella prile del 2020

È arrivata nel pomeriggio di martedì 20 giugno, a poco più di tre anni dai fatti, la prima sentenza per due dei 107 agenti penitenziari imputati nel processo per i pestaggi dei detenuti avvenuti nel carcere di Santa Maria Capua Vetere il 6 aprile 2020 per sedare una rivolta. I due agenti avevano scelto il rito abbreviato e, nonostante la richiesta di condanna formulata dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, sono stati assolti dal gup del tribunale con formula piena, ovvero per non aver commesso il fatto.

La scelta del rito e i risvolti

Si tratta degli agenti Angelo Di Costanzo e Vittorio Vinciguerra, entrambi presenti nel penitenziario in quelle ore e accusati a vario titolo dei reati di lesioni, abuso di autorità e tortura. Per Vinciguerra la tortura era stata contestata in relazione ad un episodio avvenuto il 10 marzo 2020, ovvero quasi un mese prima dei pestaggi. Come tutti gli imputati Vinciguerra è stato però assolto anche dal reato di abuso di autorità per la perquisizione del 6 aprile ed altri cinque episodi che pendevano sul suo capo. I due poliziotti penitenziari erano stati gli unici a scegliere la strada dell’abbreviato, rito che comporta uno sconto di pena in caso di condanna ma non permette l’acquisizione di nuove prove e si basa solo su quelle raccolte durante le indagini. Nei confronti degli agenti, difesi dagli avvocati  Gerardo Marrocco (Vinciguerra) e Massimiliano Di Fuccia e Mauro Iodice (Di Costanzo), erano state chieste, rispettivamente, condanne a 6 anni e a 3 anni e otto mesi.

Ministero parte civile e responsabile civile

Contro i due agenti si sono costituite come parti civili decine di detenuti vittime dei pestaggi e, come nel processo ordinario in corso davanti alla Corte di Assise di Santa Maria Capua Vetere, anche per questo abbreviato il Ministero di Giustizia compare nella doppia veste di parte civile – legittimato dunque a chiedere un risarcimento ai due agenti – e di responsabile civile, che in teoria potrebbe essere chiamato a risarcire alle altre parti civili i danni nel caso in cui i due poliziotti, suoi dipendenti, non avessero avuto le risorse per pagare dopo l’eventuale condanna. Nel luglio del 2021 il caso delle violenze sui detenuti spinse l’ex premier Mario Draghi e l’allora ministra della Giustizia Marta Cartabia a compiere una visita nel penitenziario di Santa Maria Capua Vetere. Il processo per gli altri 105 agenti proseguirà con il rito ordinario davanti alla Corte di Assise.

 

(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

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