Alessandro Manzoni, dopo 150 anni l’attualità de I Promessi Sposi
Il 22 maggio del 1873 a Milano moriva Alessandro Manzoni. A distanza di 150 anni nelle scuole, nelle Università, nei centri di cultura, si continua a parlare dell’autore de I Promessi Sposi e della sua poetica.
Grazie al suo ingegno e alla sua arte, Manzoni è straordinariamente vivo per la nostra lingua e non solo: il suo capolavoro oggi è il simbolo stesso della nostra identità nazionale, sebbene di tanto in tanto personalità dotte propongano di abolirne la lettura nelle istituzioni scolastiche e di cancellarlo dai programmi.
Alla vigilia delle prove scritte degli esami di maturità ciò induce a riflessioni e a domande. Perché leggere ancora Manzoni a scuola dopo 150 anni dalla sua morte? Perché leggerlo ai giovani? La vicenda manzoniana dell’opera maggiore non si snoda soltanto in un susseguirsi avvincente di avvenimenti e colpi di scena, a partire dalla genialità del manoscritto ritrovato da cui trae origine il racconto, ma narra la storia degli italiani, la nostra storia, il ruolo degli uomini nella società del tempo, una società che come quella odierna ha da scontrarsi con l’ingiustizia, la menzogna e il tradimento che si rendono attualmente imperativi sempre più categorici. I Promessi Sposi raccontano situazioni che anche nel nostro presente si continuano ad affrontare. Quali allora gli interrogativi attuali cui risponde il romanzo? Ora come allora come far fronte alle ingiustizie? Come convivere con le nostre fragilità? Come spiegare l’arrivismo, il vuoto valoriale, l’incapacità di gestire sentimenti, responsabilità o addirittura essere indifferenti alla sacralità della vita umana?
Tornando alle considerazioni iniziali se tante volte, forse troppe, è stato proposto di volerne abolire la lettura, perché giudicata di non facile comprensione per uno studente abituato all’italiano della comunicazione digitale, agli slang, alle abbreviazioni, alla punteggiatura potenziata, agli emoji che si mescolano regolarmente all’uso della parola scritta, forse si ignora che il capolavoro manzoniano rappresenta al contrario un gesto di grande consapevolezza sia nei confronti di una lingua che oggi ci connota nel mondo e per la coscienza storica che da esso si dipana, sia per l’esigenza forte a quei tempi di voler modernizzare la cultura.
L’idea di Manzoni di una letteratura utile alla società e di una utilità essenzialmente morale, non è forse un tema stringente in un’epoca in cui molti per essere popolari ostentano sui social l’ignoranza come merito?
“Le belle lettere – scriveva Manzoni nei Materiali estetici – saranno trattate a proposito, quando le si riguarderanno come un ramo delle scienze morali”.
E non sosteneva ancora con forza il Manzoni che per proporre una morale la letteratura deve osservare il vero? La realtà nella sua complessità, secondo lo scrittore deve essere osservata e analizzata con attenzione in quanto “la cognizione del male” quando suscita orrore è utile perché offre insegnamenti atti a correggere le scelte sbagliate degli uomini. Pertanto il bene e il male derivano dalla scelta di coscienza del singolo. Di conseguenza la scelta individuale di compiere il bene a favore dell’alterità è l’unica via percorribile per il vivere civile.
La grande fortuna del romanzo che cominciò ad essere eletto nelle scuole a partire dal 1870 si dimostra straordinariamente attuale. Cosa ci insegnano allora I Promessi Sposi? Quale messaggio trasmettono al nostro presente? Di sicuro ci insegnano a non aver timore di coloro che attentano alla nostra integrità morale, alla nostra dignità, alla nostra libertà; ad essere cittadini propositivi senza mai perdere la speranza di un futuro migliore e a dedicarci a tale obiettivo con tutte le forze possibili. È un messaggio aperto quello di Manzoni che esprime in modo diretto attraverso i due protagonisti: Renzo incarna l’azione, la forza, la spontaneità, la positiva dinamicità di pensiero, Lucia il giudizio, la ragione, gli ideali.
Il romanzo riprende gli stessi immutati temi dell’umanità odierna: l’amore, il potere, la guerra, il dolore, la giustizia, la vita nel suo caleidoscopio di sfaccettature. Siamo allora noi, I Promessi Sposi, è la nostra società a interpretare oggi, come allora, gli stessi ruoli, a vivere le stesse vicissitudini, a subire le stesse ingiustizie, ad avvertire lo stesso smarrimento di fronte ad un vero in continuo mutamento generando in noi un senso di Paura che – come affermava Bauman – rappresenta la nostra incertezza, la nostra ignoranza, di fronte a ciò che bisogna fare. Possiamo dunque ritrovare in un romanzo del 1825 linee guida al nostro presente? Di sicuro Manzoni è riuscito a dimostrare che il cambiamento è possibile solo a patto che ognuno metta in campo risorse e talenti al servizio degli altri, del Paese.
Il richiamo al Mos maiorum, alla sensibilità umana e letteraria, al valore della poesia e del racconto, alla volontà di porre il pensiero come strumento d’indagine rappresentano una grande testimonianza di saggezza che attraverso l’amore per la storia ha reso il grande scrittore lombardo un esempio operoso di cittadinanza attiva e consapevole, attore e fautore di un positivo cambiamento della società e dell’umanità.
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