*Ammainate quelle bandiere* di Vincenzo D’Anna*
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*Ammainate quelle bandiere*
di Vincenzo D’Anna*
“Parce sepulto”, afferma Virgilio nel terzo canto dell’Eneide. Il senso dell’espressione vuole essere un monito a non continuare ad odiare oppure a parlar male di una persona dopo la sua morte. Quest’ultima deve spegnere ogni rancore ed ogni controversia che riguardi chi non è più tra i viventi, lasciando spazio alla “pietas”, ossia al rispetto che si deve a chi non può più né difendersi né offendere. Questo atteggiamento è frutto di un’idea di costumanza e di civiltà che rispetta la dignità di chi la esercita ma anche di chi ne beneficia. Tuttavia anche da morto Silvio Berlusconi ha dovuto subìre gli strali, le critiche velenose e gli effetti del sordo rancore da parte di persone che difficilmente possono definirsi “umane”. A cominciare dal rettore dell’Università per stranieri di Siena Tommaso Montanari che, contravvenendo alla disposizione governativa del lutto nazionale per la scomparsa del leader di Forza Italia, non ha fatto mettere a mezz’asta le bandiere dell’Ateneo toscano. Le motivazioni poste a sostegno di tale gesto, illegale (in quanto vìola la disposizione dello Stato) oltre che spregiativo, risiedono nel rispetto che si deve al drappo tricolore ed a quello che esso storicamente rappresenta, ovvero: il risorgimento, la vittoria e la resistenza al nazi-fascismo. Il prof. Montanari (nomen omen), che collabora con il “Fatto Quotidiano” di quella vescica piena di veleno che è Marco Travaglio, come persona, ha tutto il diritto di non partecipare ad un lutto, di tenere per se stesso il giudizio negativo e la scarsa considerazione che coltiva nei riguardi del Cavaliere, ma nella veste di capo di un’istituzione statale e di rappresentante di un organo pubblico, non ha né il diritto, né la facoltà di assumere atteggiamenti che, oltre ad essere meschini, sono anche in violazione delle disposizioni che egli stesso è tenuto a rispettare. Che la scuola italiana sia diventata un caravanserraglio nel quale il pedagogismo d’accatto e la massificazione hanno sostituito l’istruzione, è un fatto ormai tristemente noto. Che non si salvino da questo marasma neanche le Università è ormai certo, soprattutto dopo l’ultima riforma. Una riforma che porta ai posti di responsabilità e sulle cattedre docenti col “bollino” del punteggio acquisito attraverso la pubblicazione di lavori di ricerca perlopiù scopiazzati ed elaborati da un emerito capofila. Insomma: una sorta di gioco a premi per quanti, senza selezione vera e severa, vengono insigniti del titolo di prof nelle varie discipline. Queste ultime parcellizzate e moltiplicate per far posto ad una pletora di “accademici” che ormai vanta un numero cinque volte superiore rispetto al passato. In questo contesto puoi trovare ai vertici dell’Università chicchessia, in particolar modo se sostenuto da conventicole di potere politico e didattico. Intendiamoci. Il prof. Montanari non è stato il solo, in queste ore, a volersi distinguere dal cordoglio, dalla partecipazione al lutto, oppure dal silenzioso rispetto che centinaia di migliaia di italiani hanno osservato e tenuto nei confronti dell’ex premier. Non si può certamente pretendere un’unanimità di pensiero ma invocare un gesto di civiltà, come tratto distintivo. Tornando ai tanti “Montanari”, non sono mancate, da parte loro, le stilettate postume in perfetto stile “tenaci odiatori”, moralisti a giorni alterni, invasati, frustrati e rancorosi social, lontani e distanti dal clima di umana e composta partecipazione di popolo che pure abbiamo potuto ammirare in queste ore. Ebbene di quel popolo fa parte la cosiddetta gente comune, quella che i “maître a penser”, gli esagitati cultori del moralismo che operano nel Bel paese, hanno sempre guardato dall’alto in basso, trattandola alla stregua di una sub specie retrograda dell’umanità. Questi sprezzanti patiti della superiorità culturale, in vero presunta ed apodittica per la maggior parte di essi, liberali a giorni alterni e classisti tutti i giorni, sono cresciuti nell’acqua stagnante della doppia morale, un sentimento Togliattiano caratteristico, indispensabile per poter stabilire chi siano i “sinceri democratici” ai quali dare credito e considerazione. Una razza che cerca una sorta di Damnatio memoriae, per Silvio Berlusconi, la cancellazione di ogni ricordo. Eppure questi innanzi al crollo del marxismo e delle società liberticide che vagheggiavano come redenzione dell’umanità derelitta si comportarono diversamente, e coltivano ancora una futura speranza. Ora che l’odiato avversario è morto e sepolto, costoro non demordono dalla faziosità, neanche innanzi alle evidenze che la storia politica di Berlusconi non è affatto assimilabile a quella di un ricco mascalzone sceso in campo per cupidigia, una storia criminale. Essi vanno a caccia di icone e santi ed adorano le vestali del fuoco sacro dell’intransigenza etica. Professor Montanari, ammaini quella bandiera che non le appartiene. Lo faccia in nome del popolo italiano.
*già parlamentare
FONTE:
(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)
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