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Piccoli comuni a vocazione turistica, progetti presentabili fra un mese, ma non per tutti!

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Al via dal 17 luglio alle domande di finanziamento per progetti di valorizzazione dei comuni a vocazione turistica con popolazione inferiore a 5000 abitanti, ma non tutti possono presentare le domande: le ingiustizie di un elenco fatto coi piedi.

La Legge 17 luglio 2020, n. 77 concernente misure urgenti in materia di salute, sostegno al lavoro e all’economia, nonché di politiche sociali connesse all’emergenza epidemiologica da COVID-19, all’ Art. 182 comma 2-bis, ha dato mandato all’Istituto Nazionale di Statistica di definire una classificazione dei comuni al fine di evidenziarne il nesso turistico territoriale.

Per l’individuazione di tali aree ci si è avvalsi della classificazione relativa alla territorialità delle attività turistico-alberghiere, delle rilevazioni sulla capacità di carico turistica effettuate dal Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo e degli indicatori di densità turistica rilevati dall’Osservatorio nazionale del turismo, di eventuali indicazioni, anche correttive, dei comuni, relative all’individuazione, nel proprio territorio, delle aree a maggiore densità turistica ovvero prossime a siti di interesse artistico, culturale, religioso, storico, archeologico e ai siti riconosciuti dall’UNESCO, ovvero individuate nell’area delle città d’arte.

Questo al fine di poter ottenere da parte dei comuni i contributi previsti da questa legge.

Il medesimo elenco viene oggi utilizzato per l’accesso da parte dei comuni con popolazione inferiore a 5000 abitanti al fondo di 34 milioni di euro, valido per il triennio 2023-2025, di cui all’articolo 1 comma 607 della legge 29 dicembre 2022 n. 197 destinato finanziare progetti di valorizzazioni le cui domande partiranno il 17 luglio prossimo.

I comuni inseriti nell’elenco ISTAT come comuni a vocazione turistica potranno aderire al bando, gli altri no.

Dei dieci comuni appartenenti al caiatino (ex diocesi di Caiazzo) escludendo Caiazzo che supera i 5000 abitanti e che comunque è classificata “comune turistico non appartenente ad una categoria specifica”, rileviamo che Castel Campagnano, Dragoni, Liberi, Piana di Monte Verna e Pontelatone sono classificati “comune turistico non appartenente ad una categoria specifica” e quindi possono presentare domanda di adesione al fondo mentre Alvignano, Baia e Latina, Castel Di Sasso, e Ruviano, essendo classificati “comuni non turistici” non possono presentare domanda.

Se poi ci spostiamo nei dintorni rileviamo in provincia di Caserta che Ailano, Alife, Castel Morrone, Roccaromana, Vairano Patenora (tutti comuni con una grande storia) sono “non turistici” mentre Castello del Matese, Gioia Sannitica, Pietramelara, Pietravairano, Raviscanina, San Potito Sannitico e Sant’Angelo d’Alife sono “comune turistico non appartenente ad una categoria specifica”.

In provincia di Benevento, sempre tra i paesi limitrofi al caiatino, rileviamo che, tolto Telese Terme, che supera i 5000 abitanti ed è considerato “comune turistico termale”, Amorosi, Cerreto Sannita, Cusano Mutri, Dugenta, Faicchio, Frasso Telesino, Guardia Sanframondi, Melizzano, Puglianello, San Salvatore Teleesino, e Solopaca sono considerati “comune turistico non appartenente ad una categoria specifica” mentre i soli Castelvenere e Limatola sono considerati “comune non turistico”.

Ovviamente siamo felici per questi comuni e speriamo che essi siano interessati e in grado di presentare dei progetti che trovino l’accoglimento, ma la domanda vera è un’altra: come mai questa differenza di attribuzione?

C’è qualcosa che non quadra. Chi conosce e vive il territorio sa bene che tutti i comuni citati, sia quelli considerati “turistici” che quelli “non turistici” hanno la stessa orografia, lo stesso clima, e le stesse caratteristiche.

Nessuno ha rilevanti strutture alberghiere o ricettive turistiche mentre tutti hanno pochi bed and breakfast e dei punti ristoro in cui c’è un modesto flusso turistico.

Come mai l’ISTAT ha dato attribuzioni diverse? Forse perché i B&B e i ristoranti non sono segnalati in Camera di Commercio? Non Credo!

Se prendiamo l’esempio di Ruviano rileviamo la presenza di sei B&B che ci risulta lavorano alacremente con accordi con il rinomato ristorante “Colle Raiano” in cui si tengono sontuose cerimonie, anche spesso alla presenza di VIP; vi sono inoltre tre ristoranti “La Colombaia”, “Dolcenera Bistrot” e “Domus Mea” che lavorano tanto e bene e l’agriturismo “Le tre pigne” che è ottimamente recensito dai clienti.

L’offerta turistica di Ruviano è superiore, lo dicono i dati, a quella di molti comuni limitrofi che sono inseriti nell’elenco ISTAT come “comune turistico non appartenente ad una categoria specifica”.

Come mai Ruviano non è nell’elenco dei comuni “turistici”?

Simili analisi si possono fare per altri comuni che l’ISTAT ha indicato come “non turistici” quali Alvignano, Baia e Latina, Castel Di Sasso, Ailano, Alife, Castel Morrone, Roccaromana, Vairano Patenora, Castelvenere e Limatola.

Anzi invitiamo i Sindaci di questi comuni, compreso quello di Ruviano, a farle queste analisi, a verificare se in passato hanno omesso o poco considerato richieste di dati pervenute dall’ISTAT e a interloquire con l’ISTAT stesso affinchè riconsideri l’elenco fornendo le motivazioni come quelle che ho velocemente indicate per Ruviano. Fornendo Dati.

Qui si tratta di essere esclusi da contributi economici in forza di un elenco che abbiamo dimostrato essere carta straccia, così come è redatto, perché non fotografa la vera situazione ricettiva – turistica ed è un peccato non potere accedere ai contributi solo per questo motivo.

(Michele Russo – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web© Diritti riservati all’autore)

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