Caiazzo Da ‘frazione dei senza’ a frazione privata di tutto: passo breve per SS.Giovanni e Paolo
Ennesima denuncia social-politica di Giuseppe Sangiovanni, nel mirino mediatico del quale stavolta è finita la neo eletta delegata De Rosa, prima acerrima antagonista di Giaquinto, rea di aver mentito ai comizi.
Nel comizio la De Rosa disse che subito si sarebbe attivata; invece, il chiosco rimane chiuso: l’erba cresce, rasata solo dalla panchina al bar, perché forse temevano l’arrivo della TV, comuque allertata.
Questo perchè, come denuncia il giornalista tanto temuto da inetti, incapaci e ciarlatani vari, il borgo di Caiazzo ha perso tutto!
IL PAESE DEL C’ERA UNA VOLTA
La delegata alla frazione, eletta un mese, fa aveva promesso di riaprire subito il chiosco-bar per risvegliare il paese, ma tutto è rimasto invariato.
Riepiologhiamo per distratti e complici cosa ha perduto San Giovanni e Paolo (anche se è andata molto peggo per Caiazzo, ma questa è storia di un prossimo “pro memoria”).
C’era una volta l’ufficio postale, lo spazzino, il postino, un bar, un sale e tabacchi con annesse tre rivendite di generi alimentari, un posto telefonico pubblico, una cabina telefonica, codice di avviamento postale separato, medico di base, Suore Maestre Pie Venerini (con l’asilo infantile). Tutto perduto!
E dire che dal 1806 al 1809, ebbe la sua autonomia, diventando comune.
Ha avuto due scuole elementari (una finora è rimasta), una propria “università”, che eleggeva due eletti, i quali poi governavano gli altri Casali e Castelli; Catasto e Pesi Reali distinti da quelli di Caiazzo.
Borgo che vanta un triennio di autonomia amministrativa (dal 1806 al 1809), durante il quale ebbe tre sindaci (in tre anni): autogestione che costituì, per il paese, retaggio morale indelebile – fierezza del carattere, in quella sorta di gelosa difesa della propria identità, ancora oggi presente quale elemento “indigeno”, rispetto agli abitanti di “Caiazzo city”.
Parliamo di San Giovanni e Paolo, frazione di Caiazzo amena ma morente, negli ultimi anni finita spesso sulle cronache nazionali.
Chi scrive, affezionato al borgo natìo, negli anni ha cercato con gli strumenti mediatici (giornali, radio e televisioni nazionali) a disposizione di fare opera di sensibilizzazione. Per cercare, far migliorare le cose.
Ma le istituzioni, morse dalla “tarantola”, hanno sempre negato l’evidenza, in alcune occasioni (buttandosi davanti alle telecamere) stravolgendo la realtà e, con la complicità di alcuni residenti, hanno presentato il piccolo centro come una sorta dl paradiso terrestre.
Intanto, pero, il paese ha continuato a camminare a passi di gambero.
Diversi residenti sperano nella rinascita della frazione caiatina, orfana di un ufficio anagrafe, promesso negli anni, ma “da marinai”; senza mezzi pubblici, senza metanizzazione (seppure la condotta attraversi il ventre della frazione).
Illuminazione pubblica indecente per l’intero borgo: le candele illuminerebbero di più.
Nel 1590 i “fuochi” nel borgo erano 10, le anime 40.
Nell’ultima campagna elettorale la neo delegata alla frazione (che ha già fatto rimpiangere la precedente – neanche candidata, nonostante la lista “monca”) ha ciarlato di voler rianimare il paese con l’apertura del chiosco della vergogna (squarciatosi clamorosamente poco dopo la costruzione, poi ristrutturato, ma ovviamente a spese della collettività, non certo di chi aveva sbagliato, sebbene profumatamente pagato, sempre da noialtri, né tampoco di chi aveva prescelto tale soggetto, si dice sempre “intuitu personae“.
Ma a distanza di un mese dalle elezioni, tutto è rimasto invariato, con il chiosco chiuso, l’erba sempre più alta tra le strade trasformate in mulattiere e i vicoli del paese abbandonati a un degrado inquietante.
Anche Enel e Telecom, nel paesino, responsabili di una pessima “igiene ambientale”.
“É mai possibile deturpare l’ambiente in questo modo e rovinare l’estetica delle facciate delle nostre case” – attacca S.M.
“Abbiamo chiesto tante volte all’Enel e alla Telecom la rimozione e l’interramento, per sistemare quel groviglio impressionante e nocivo (ndr. onde elettromagnetiche?) di fili e cavi, che per poco non entrano nelle nostre stanze. Niente di niente. Nessuna risposta“.
Ma chi potrebbe, chi, anzi, dovrebbe intimarlo loro, se non la locale autorità di pubblica sicurezza, cioè il sindaco (o sua delegata)?
Residente infuriato, pronto a rivolgersi anche alle TV nazionali, per denunciare il problema, e non solo.
Nei prossimi mesi, essendo imminenti le ferie, potrebbe arrivare l’inviato di un noto TG satirico.
Una sconfitta per tutti, per la società e per chi finora non ha mosso un dito, per risolvere almeno il caso dei fili penzolanti sulle facciate del paese.
C’è speranza che, intanto, qualcuno si ravveda o, se proprio incapace, lasci il compito ad altri più degni?
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