Milano. Addio al Cavaliere per antonomasia, che ha cambiato l’Italia, non solo politica
Lunedì 12 giugno, intorno alle ore 9,30 all’ospedale San Raffaele di Milano è morto Silvio Berlusconi per le complicanze dovute alla leucemia cronica, aveva 86 anni.
La salma sarà trasferita nella sua residenza di Arcore e poi spostata negli studi di Mediaset.
Sarà quindi allestita la camera ardente al senato mentre i funerali di stato si terranno mercoledì probabilmente nel duomo di Milano.
Si chiude una pagina di storia del nostro Paese da lui segnata, secondo il Presidente Mattarella.
Di Berlusconi si è detto che è stato la politica fatta uomo. E’ stato l’artefice del passaggio dalla Repubblica dei partiti al populismo: a lui si deve la nascita del bipolarismo centro destra e centro sinistra in quanto creatore del polo del buon governo poi polo delle libertà in antagonismo con la coalizione di centro sinistra dell’Ulivo.
Ha trasformato il centro destra traghettandolo nel moderatismo che ha auspicato anche nelle ultime ore agli aderenti a Forza Italia che nei suoi desiderata deve essere il fulcro della ricomposizione di un polo moderato. Ci chiediamo cosa accadrà nel centro destra con la sua morte.
La decisione di scendere in campo fondando Forza Italia nel 1994 dopo la distruzione della prima Repubblica operata attraverso l’inchiesta della procura di Milano “mani pulite” lo portò a un successo spaventoso. In realtà già nel 1993 aveva appoggiato Fini, candidato al comune di Roma contro Rutelli che poi divenne invece sindaco.
“L’italia è il paese che amo. Qui ho le mie radici, le mie speranze, i miei orizzonti” affermò nel suo discorso di ingresso in politica trasmesso dalle sue televisioni.
Partito praticamente dal nulla, anche se figlio di un funzionario bancario divenuto poi procuratore della stessa, ha avuto un successo inspiegabile, alle persone normali, che lo ha fatto diventare, attraverso i molteplici investimenti in tutti i campi fatti con la Fininvest, l’uomo più ricco d’Italia. Ma non è questa la sede per approfondire la sua storia prima dell’ingresso in politica.
Qui operò in nome di un pragmatismo post ideologico, secondo Paolo Mieli, “sarà uno dei pochi politici del dopoguerra che avrà un posto nei libri di storia. Berlusconi avrà un capitolo intero perché è stato molto significativo per la storia d’Italia”. Il giudizio degli storici sarà, secondo Mieli, un giudizio positivo perché si deve a lui se l’alternanza e il confronto tra centro destra e centro sinistra ha retto, ed è la prima volta dall’unità d’Italia.
Uno degli uomini più influenti della storia d’Italia, commenta Giorgia Meloni. Comunque con lui nasce la demonizzazione dell’avversario che ha caratterizzato la politica italiana e che cesserà forse con la morte. Occhietto ricorda quando nei primi anni della sua attività politica strumentalmente Berlusconi fomentava le masse contro il comunismo trascurando che il PCI già era stato sepolto, proprio da Occhietto, e che neppure in Russia si ostentavano più gli ideali comunisti.
Ricordiamo quando Berlusconi diede a Franceschini, allora segretario del PD l’epiteto di “catto comunista” e Franceschini lo chiamo “clerical fascista”.
Secondo Fontana, direttore del Corriere della Sera, fu autore della polarizzazione della vita politica a due poli: uno progressista e uno conservatore, nella logica di contrapposizioni aspre ma, con rispetto dell’avversario, cosa che oggi non c’è: gli avversari sono nemici. I processi hanno accompagnato la vita politica del Paese ma è stato riconosciuto l’interesse comune rispetto a quello privato.
Renzi afferma: “tanti lo hanno amato, tanti lo hanno odiato ma tutti devono riconoscere che è stato un fuoriclasse. Ha rivoluzionato il sistema urbanistico delle città (Milano due), la televisione (Canale 5), del modello di partito (Forza Italia)”. Egli ricorda che Tony Blair, leader dei progressisti europei disse: “quando faccio un accordo con Berlusconi questo lo mantiene”.
E proprio Blair fu ospite di Berlusconi nella sua villa in Sardegna come lo sono state moltissime personalità politiche mondiali. Questo conferma la personalizzazione della politica operata da Berlusconi.
Secondo Tremonti non è stato solo un grande imprenditore, ma ha cambiato l’economia italiana con la televisione commerciale: prima i prodotti si esponevano in vetrina, nei negozi, con Berlusconi entrarono nelle case di tutti gli italiani. Moltissime imprese sono cresciute perché potevano piazzare i loro prodotti su scala più vasta per la pubblicità commerciale.
Demetrio Albertini, nel ricordarlo, afferma: “è stato sempre un visionario ha preso il Milan dichiarando di volerla far diventare la squadra più forte del mondo e c’è riuscito. Conquistava le persone con il suo modo di essere e le motivava nel non porsi limiti”.
Anche lo sport fu in realtà usato da Berlusconi per fare business. Secondo i suoi fedelissimi e tra questi Schifani “può morire fisicamente ma non muore idealmente né politicamente” ma il giudizio lo darà la storia.
Infatti è troppo presto per capire veramente se lepresunte incompatibilità tra politica e imprenditoria, la padronanza delle principali reti emittenti private e la personalizzazione della politica abbiano influito positivamente o negativamente sulla democrazia e se la tenace rincorsa al liberalismo, al consumismo e al populismo abbiano nociuto o meno alla vita politica e sociale del Paese.
(Michele Russo – Comunicato Stampa – Elaborato – Archiviato in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)