‘Contratto di Fiume Volturno’: una opportunità o un ennesimo buco nell’acqua?!
Genesi, cronistoria e proposte sul più importante argomento sul tavolo di lavoro degli enti locali campani in materia di ambiente, difesa del suolo ed ecosistema.
Il 15 giugno è una data da segnare sul calendario: si riuniranno ufficialmente gli Enti e le Associazioni del territorio casertano per ufficializzare l’iter per la proposta di istituzione di un Contratto di fiume per il Volturno.
A farsi carico della lodevole iniziativa è la Provincia di Caserta, attraverso il Responsabile del settore Pianificazione Territoriale – Ambiente ed Ecologia, Giovanni Solino, che, su indicazione del Presidente Giorgio Magliocca, ha coinvolto i Comuni del casertano limitrofi al corso del fiume Volturno nonché varie associazioni che operano sul territorio per raggiungere lo scopo. Ma andiamo per ordine.
Tralasciando i precedenti tentativi falliti da parte di alcuni comuni di aggregare forze intorno al progetto, che pur ci sono stati ma sono naufragati subito, rileviamo che dopo l’emanazione della Legge Regionale n. 5 del 6 maggio 2019, la Giunta Regionale Campania il 27 novembre dello stesso anno istituì cinque Contratti: I. Fiume Ofanto; II. Sele Tanagro; III. Campolattaro (lago artificiale – invaso); IV. Calore – nel tratto di pianura a valle della confluenza del fiume Sabato, fino all’immissione nel Volturno; V. Matese (area oggetto di richiesta di istituzione di parco nazionale).
Manca, paradossalmente, quello del fiume Volturno.
E già qui bisogna fare subito delle considerazioni: il fiume Volturno nasce in Molise, percorrendo la provincia di Isernia di cui tocca i comuni di Rocchetta al Volturno, Castel San Vincenzo, Cerro al Volturno, Colli al Volturno, Montaquila, Monteroduni, Pozzilli, Venafro e Sesto Campano, e con i suoi 175 km di lunghezza attraversa si la provincia di Caserta ma anche quella di Benevento.
Sono sei i comuni del beneventano lambiti dal fiume: Faicchio, Puglianello, Amorosi, Melizzano, Dugenta, Limatola.
Un Contratto di fiume Volturno, attivato dalla e per la Regione Campania, è quindi già monco in origine perché, proprio in forza delle competenze territoriali, esclude la parte molisana, quella che nella divisione geografica del fiume viene definita “alto Volturno”.
Restano in Campania una piccola parte di quello ”alto”, il “medio” e il “basso” Volturno.
E’ evidente che le problematiche di competenza territoriale hanno influito sul non attivare immediatamente un unico contratto di fiume per l’intero corso di quello che è il fiume della Campania ma che nasce in Molise. Ma andiamo oltre.
I bene informati suggeriscono che la Provincia di Caserta sia stata indirizzata a proporre il Contratto dal consigliere regionale Giovanni Zannini di Santa Maria Capua Vetere, nel cui ufficio si sono tenute le prime riunioni in materia.
Fatto sta che la Provincia si è attivata e ha proposto a inizio di quest’anno un documento di intesa a soli pochi comuni in parte ricadenti nel territorio del basso Volturno e alcuni ricadenti nel medio Volturno.
La sottoscrizione del documento di intenti poteva avvenire previa delibera che ciascuna giunta comunale doveva assumere.
I comuni contattati compaiono nella bozza di documento di intenti inviata a ciascuno di essi e sono Caiazzo, Piana di Monte Verna, Castel Campagnano, Ruviano, Capua, Santa Maria La Fossa, Grazzanise, Cancello e Arnone, e Castel Volturno.
Tutti, a quanto risulta, hanno deliberato favorevolmente, compreso quelli ricadenti nel medio Volturno, alla sottoscrizione di un documento di intenti riferito però al basso Volturno. Basta leggere le relative delibere di giunta per accertarsene.
Oltre a questi comuni sono stati contattati l’Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Meridionale e il Consorzio Generale di Bonifica del Bacino inferiore del Volturno.
Chi scrive si è interessato alla vicenda ed ha avuto per interlocutore il competente e attivo Commissario del Consorzio del Basso Volturno, Francesco Todisco, con cui ha potuto interloquire.
Sono state fatte notare due cose: la prima è che un Contratto di fiume per il basso Volturno è limitativo soprattutto poi se vengono invitati Comuni che in realtà sono nel medio Volturno (Ruviano, Castel Campagnano, Caiazzo, Piana di Monte Verna) e la seconda è che la composizione degli invitati è a macchia di leopardo in quanto non sono stati coinvolti in prima battuta Comuni più a valle di Piana di Monte Verna e a monte di Capua, quali ad esempio, ma non solo, Castel di Sasso e Pontelatone.
Si è quindi proposto all’interlocutore di farsi carico di una proposta che ipotizzasse per lo meno un “Contratto di Fiume Volturno Campano”, che coinvolgesse così anche tutti i comuni campani dell’altro Volturno come quelli del medio e basso Volturno.
Ma non solo, oltre ai Comuni si è fatto presente che così come è stato invitato il Consorzio del basso Volturno bisognava investire anche gli altri, quello del Sannio Alifano ad esempio.
Risulterebbe che l’interlocutore abbia espresso queste considerazioni in una riunione ristretta sempre con Zannini e Solino e fatto sta che la cosa ha cominciato ad andare per il verso giusto: ma non del tutto.
Sono stati contattati, infatti, tutti i comuni limitrofi al fiume ricadenti nella provincia di Caserta e ci risulta che quasi tutti hanno già deliberato per l’adesione.
Sono stati esclusi al momento i sei comuni della provincia di Benevento, forse perché il soggetto proponente è la Provincia di Caserta ed anche forse perché uno dei sei sindaci, quello di Faicchio, Nino Lombardi, è anche presidente della Provincia di Benevento.
Questo aspetto è rilevante perché è impensabile intervenire solo su una sponda del fiume nel tratto che va da Ruviano a Caiazzo, abbastanza lungo, e non intervenire sull’altra sponda limitrofa ai comuni di Faicchio, Puglianello, Amorosi, Melizzano, Dugenta e Limatola.
Per questo si è proposto di prendere ad oggetto almeno il Volturno Campano. Ed è questo l’obiettivo che va perseguito.
Non si comprende come mai oggi, dopo che per cinque anni non si è concluso nulla, ci sia tutta questa fretta di chiudere solo con chi c’è. In ogni caso è indispensabile prima far comprendere agli Enti pubblici e alle Associazioni qual è l’obiettivo; qual è l’oggetto concreto di questo Contratto di Fiume.
E lo diciamo a ragion veduta perché all’incontro del 26 maggio ultimo scorso di tutti i comuni interessati erano presenti solo Alvignano, Baia e Latina, Bellona, Castel Campagnano, Castel di Sasso, Castel Volturno, Grazzanise (unico tra i comuni contattati in prima battuta) e Presenzano: segno che gli altri non hanno ancora compreso l’importanza di questo strumento.
Nel documento di intenti inviato ai Comuni e alle associazioni vengono infatti indicati gli obiettivi che il Contratto di fiume dovrà raggiungere e cioè: mitigazione del rischio idraulico del bacino del fiume Volturno; miglioramento quantitativo delle acque dei corpi idrici superficiali e sotterranei del Fiume Volturno attraverso lo studio e la valutazione di interventi di riduzione della domanda, riutilizzo delle risorse idriche non convenzionali e tecniche innovative di immagazzinamento in falda; miglioramento qualità delle acque e dell’ecosistema fluviale; promozione e diffusione di una cultura più attenta alla tutela delle risorse idriche e dei corsi d’acqua; miglioramento della gestione dei corsi d’acqua attraverso la promozione di interventi di manutenzione gentile e riqualificazione fluviale.
Appare evidente che da un lato così come descritti essi non aiutano a capire poi fattivamente in cosa consistono e dall’altro sembrano sovrapporsi a quelle che sono le competenze già in capo all’Autorità di Bacino della Campania e ai Consorzi di Bonifica (che a suon di cause presso il TAR e addirittura presso il Consiglio di Stato sembrerebbe si stiano palleggiando le competenze per non prenderle, paradossalmente).
É necessario, quindi, una maggiore chiarezza nel rappresentare cosa si intende fare con questo Contratto, come gli Enti Locali e le Associazioni sono coinvolte e soprattutto quali sono i costi a carico di ciascuno e i benefici attesi. Solo così gli interlocutori saranno incentivati a partecipare attivamente.
Tra l’altro bisognerebbe anche chiarire ad associazioni ed Enti no profit che gli obiettivi descritti non comprendono né attività di promozione e fruizione turistica né di interesse naturalistico, sportivo e storico culturale e che pertanto se partecipano a questo Contratto per tali motivazioni devono richiedere che esse siano ben esplicitate perché ad oggi non lo sono.
Comunque, il traghetto è partito. Il 15 giugno tra l’altro sarà votata la cabina di regia, prevista dalle linee guida della Regione Campania sui Contratti di fiume; vi entreranno tre sindaci (uno del basso, uno del medio e uno dell’alto Volturno), tre Associazioni e due Consorzi; vi sarà ovviamente come soggetto attuatore la Provincia di Caserta mentre la competenza, come da linee guida, sarà in capo all’ufficio Contratti di Fiume della Regione Campania: la partecipazione è fondamentale per scegliere democraticamente i rappresentati ed essere democraticamente rappresentati.
Anche sul metodo che si userà per questa elezione c’è qualcosa da dire. Tra le associazioni che hanno aderito, ad esempio, c’è l’UNPLI Campania che rappresenta le circa 500 Pro Loco APS campane e che ha delegato Pasquale Di Meo a rappresentarle, come c’è il C.S.I., Comitato Territoriale Caserta con oltre 30 associazioni locali, che ha delegato a rappresentarle Gino Rotondo.
Bene, queste associazioni, che in realtà sono rappresentative di numerose associazioni di base, nel caso dell’UNPLI circa 500, come saranno conteggiate in fase di votazione?
E’ necessario chiarirlo perché non possono valere uno come qualsiasi, anche se benemerita e nessuna di loro me ne voglia, altra associazione locale aderente. Sarà forse il caso che tutte e 500 Pro Loco rappresentate dall’UNPLI Campania si presentino a votare o il delegato dovrà portare 500 deleghe?
In quella sede, crediamo, sarà importante perorare l’allargamento della proposta da farsi a tutti i comuni campani che in qualche modo hanno impatto sul fiume Volturno, e quindi non solo i sei comuni beneventani, perché il fiume Volturno è alimentato da numerosi affluenti piccoli o grandi (ad esempio il Calore, che per il tratto in pianura a valle della confluenza del fiume Sabato, come detto, è già oggetto di uno specifico Contratto di Fiume: da non credersi) che hanno un notevole impatto ambientale sul fiume stesso, perché si possono scrivere le regole più etiche possibili riguardo al fiume ma se le stesse non vengono applicate anche sui corsi d’acqua che sfociano nello stesso è tutto inutile.
Solo per completezza, rispetto al Molise, rileviamo che “il CURSA fornisce supporto la Provincia di Caserta nel processo di governance territoriale teso a definire un Contratto di Fiume per la bassa valle del Volturno, inteso come atto di impegno condiviso da parte di diversi soggetti pubblici e privati, a vario titolo interessati ai corsi d’acqua, per la riqualificazione ambientale e la rigenerazione socio-economica del sistema fluviale, in recepimento e implementazione congiunta della Direttiva Quadro sulle Acque (2000/60/CE) e della Direttiva Alluvioni (2007/60/CE), oltre che in coerenza con le vigenti disposizioni in materia di governo del territorio e del paesaggio”.
Il CURSA – Consorzio Universitario per la Ricerca Socioeconomica e per l’Ambiente è un organismo di diritto pubblico riconosciuto dal MIUR – Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca.
Nasce nel 2008 per iniziativa di tre università statali (Molise, Tuscia e Ferrara) con l’obiettivo di promuovere il raccordo fra ricerca teorica e applicazione pratica nei campi delle discipline sociali, economiche e della tutela dell’ambiente naturale.
Quanto scritto è possibile verificarlo al seguente link: https://www.cursa.it/project/progetto-contratto-di-fiume-volturno-2023/.
Leggere che l’Università del Molise supporta la Provincia di Caserta per il Contratto di Fiume Volturno (basso, tra l’altro) e non considera il tratto molisano è veramente ridicolo. Comunque questo scritto non intende alimentare polemiche, anzi; si prefigge solo di informare e sensibilizzare tutti, a partire dal competente e fattivo Direttore regionale per l’Ambiente, la Difesa del Suolo e l’Ecosistema, Michele Palmieri, sotto la cui competenza ricadono i Contratti di Fiume, affinchè la lodevole iniziativa messa in campo dalla Provincia di Caserta sia la più completa possibile da subito, perché se un progetto parte bene la costruzione sarà solida: quando si parte monchi pensando di aggiungere dopo altri pezzi normalmente il risultato è un accrocco.
I documenti ufficiali della Regione Campania sui Contratti di Fiume sono visualizzabili e scaricabili al seguente link: http://www.difesa.suolo.regione.campania.it/content/view/212/121/
(Michele Russo – Comunicato Stampa – Elaborato – Archiviato in #TeleradioNews © Diritti riservati all’autore)