Emilia Romagna: l’emergenza per le persone con disabilità. Locatelli (ministro): “Attività e servizi devono ripartire subito”
“C’è una tragedia che ha colpito tutti ed è una emergenza nazionale. Ma nessuno parla di un dramma nel dramma: le persone con disabilità che sono rimaste coinvolte nelle alluvioni e hanno dovuto abbandonare casa e strutture residenziali”. A denunciare la situazione in Emilia Romagna è il ministro per le Disabilità, Alessandra Locatelli.
Che realtà stanno vivendo le persone con disabilità dopo le alluvioni?
Tante strutture di accoglienza e centri diurni sono in crisi. Se non poniamo l’attenzione sulla condizione che stanno vivendo le persone con disabilità in Emilia Romagna, rischieremmo di condannarle all’oblio. Con la conseguenza che nessuno si occupi delle loro necessità. E, invece, il tema c’è e deve essere prioritario.
Quali sono i numeri?
Un nuovo aggiornamento dei dati sarà condiviso dalla Regione nei prossimi giorni.
Al momento, circa una ventina di strutture sono state gravemente colpite per un totale di 12/15 milioni di euro di danni.
Si tratta di strutture di accoglienza per persone con grave e gravissima disabilità, di tipo residenziale e diurno. Non possiamo lasciarle in una condizione di estremo isolamento.
Ci sono stati trasferimenti in altre strutture?
Le persone con disabilità e con disturbi psichici sono state portate via o non possono accedere a quelle che sono le loro attività quotidiane. Qui c’è una tragedia che riguarda tutti, l’Emilia Romagna e l’intero Paese, ma è giusto far notare che ci sono situazioni complesse che meritano un’attenzione particolare. Persone che non sono in grado di comprendere pienamente quello che è successo e si ritrovano sbalzate in una realtà completamente diversa dalla loro, come nel caso di ragazzi con disturbi dello spettro autistico.
Quali iniziative sono state messe in campo per fronteggiare questa prima fase dell’emergenza
Ci sono persone che hanno dovuto lasciare la propria abitazione con la famiglia e sono state ospitate negli alberghi, ma anche questi sono cambiamenti difficili. Per chi frequentava i centri diurni è ancora più problematico interrompere la routine quotidiana, le attività e le terapie.
Abbiamo emesso un provvedimento per garantire – nei mesi di maggio, giugno e luglio – la possibilità che i Comuni e le Regioni continuino ad erogare le quote delle rette ai centri diurni, seppur chiusi, affinché gli educatori abbiano la possibilità di svolgere le attività a domicilio o in strutture diffuse sul territorio, in modo che i ragazzi possano comunque ritrovare un certo equilibrio, rivedere i loro compagni e potersi tenere impegnati.
Ha avuto modo di confrontarsi con il mondo del terzo settore?
Sono in contatto con Fish e Fand, per tenere i rapporti con il mondo delle associazioni e raccogliere le informazioni attraverso le loro ramificazioni territoriali. Ho parlato con Anffas e con il mondo dell’associazionismo cattolico, che si è messo subito all’opera. È un dramma nel dramma: un conto è una famiglia che affronta quello che è successo in maniera razionale, una situazione dolorosa ma che si è in grado di gestire per ripartire. Un’altra situazione è quella in cui all’interno della famiglia c’è qualcuno che non ha questa possibilità. L’Emilia Romagna ha messo a disposizione una rete importante e coordinata di assistenza anche nel mondo del terzo settore, che come al solito è straordinario nel dare risposte.
Che impegno si sente di assumere come ministro?
Spero di poter raggiungere a breve il territorio per poter incontrare le persone e le associazioni più duramente colpite, anche per capire se ci sono altre necessità che possiamo affrontare. Nella tragedia che ha colpito tutti, che ha colpito le imprese, gli esercizi commerciali, i cittadini, le case, le strade, le montagne, che ha distrutto tantissime realtà e la quotidianità di tante persone, c’è una sofferenza di chi fa ancora più fatica.
Serviranno risorse per far ripartire i servizi il prima possibile, perché altrimenti i familiari non potranno neanche provare a riprendere il loro lavoro, la vita quotidiana, perché dovranno occuparsi di nuovo a tempo pieno dei propri cari con grave e gravissima disabilità. I servizi devono ripartire subito.
(Fonte: AgenSIR – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)