Roma. Ministero della Giustizia senza ‘grazie’: ridimensionato il diritto di difesa gratis
“È una battaglia a favore dei cittadini più deboli – dice l’avvocato Antonino Galletti, consigliere del Cnf e presidente di Azione legale – La Costituzione garantisce il diritto di difesa a tutti”.
Il ministero della Giustizia non ha tenuto in considerazione la grave inflazione e nel decreto del 27 aprile ha abbassato il limite del reddito per accedere al gratuito patrocinio da 11.746,68 a 11.743,93 euro. Può sembrare una differenza insignificante, ma così non è.
Lo sbaglio sta nella errata applicazione dell’articolo 77 della legge del 2002 che obbliga il ministero a fare riferimento al biennio precedente al decreto nella valutazione dell’inflazione: “I limiti di reddito sono adeguati ogni due anni in relazione alla variazione Istat dell’indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati nel biennio precedente…”.
Quindi, il ministero avrebbe dovuto considerare l’indice del biennio 2020-2022, con inflazione galoppante, invece ha fatto riferimento alla tabella del biennio 2018-2020 con l’inflazione media a 1,9%.
“Ma dal primo luglio 2020 al 30 giugno 2022 – spiega Alberto Vigani, vice presidente del Movimento Forense – la variazione è stata del 9,2%. Il ministero avrebbe dovuto innalzare il limite da 11.746,68 a 12.827,37 euro, con un incremento di 1.080,69 euro rispetto al valore attuale”.
Come si arriva all’esclusione dal gratuito patrocinio di 2 milioni di potenziali aventi diritto? “Perché – prosegue Vigani – su oltre 41 milioni di contribuenti, la fascia che dichiara da 12 a 15 mila euro è di 3 milioni e 200 mila”.
La platea potenziale in ambito penale è più larga rispetto al settore civile (1 milione e 100) perché per legge bisogna aggiungere al tetto massimo di reddito anche 1.032 euro per ogni familiare convivente.
I più penalizzati vivono al Sud, in particolare in Calabria. In generale le fasce più colpite sono i pensionati, gli stagionali, i migranti e i part-time. I
n base all’ultima relazione, firmata dall’ex ministra Cartabia, nel 2020 sono stati ammessi nel penale 175 mila 863 cittadini, di questi, quasi 23 mila erano parti civili. In ambito civile, ammesse 223 mila persone.
Le spese: nel civile sono stati liquidati nel 2020 oltre 121 milioni, ma potrebbero essere somme riferite anche a processi di anni precedenti perché il ministero è in ritardo nei pagamenti.
Nel penale il liquidato ammonta a oltre 179 milioni. “Cifre non banali ma – conclude Vigani – inferiori alla media dei 38 Paesi del Consiglio d’Europa”.
(DI ANTONELLA MASCALI – Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)