Caiazzo quasi come Venezia? dal ponte dei sospiri, al ponte dei misteri: scomparso!
Se altrove, nella fantasia di qualche arguto scrittore anche le formiche si incazzano, nella civile città del buon vivere, che in quanto tale, anche se solo millantato, certo non puè essere triviale, incazzano diventa incavolano o meglio intavolano e le formiche il ponte, cioè, nel loro piccolo, anche i ponti si intavolano.
Come, senza ritegno, hanno fatto scomparire gli antichi massi (che l’arguto Sangiovanni ha recuperato grazie allo “storico” di “Google Map”) del ponte sulla ferrovia, che conduce ad altri misteri, pateracchi e “dicerie”, sulla via che porta al cimitero di Caiazzo: dove saranno finite?
Circa due anni fa, in occasione di lavori effettuati nelle adiacenze, il ponte, costituito da grossi massi, fu smontato. Più di uno allora chiese dove fossero finiti quei grossi, ormai storici massi.
“I reperti sono ben custoditi e torneranno sul luogo di origine“: questa la risposta, apparsa sul web in seguito al quesito posto da un attento caiatino, di uno degli amministratori comunali.
Non è dato sapere in quale sito sarebbero custoditi i grossi massi del ponte e perche (su quali basi e conformi atti) sono stati sostituiti da volgare tavolame, ovviamente destinato ben presto a marcire, soprattutto in difetto di periodica manutenzione, ma solo rendendolo noto i preposti possono fugare le illazioni che circolano, sulla falsariga di altri storici massi avanzati in seguito al rifacimento di strade o, peggio, rimossi, abbandonati nel chiostro comunale e infine, si dice, scomparsi, come il cippo chilometrico, alto oltre un metro, che campeggiava fuori Portavetere quando Caiazzo apparteneva alla provincia di Benevento: storia così negata alle giovani leve!?!
Mutatis mutandis, col passare del tempo ma non della proverbiale acqua sottostante il ponte, essendo stato tutto riempito con chissà quante tonnellate di terra e (dicono) materiali vari, ivi comprese carcasse di auto “scomparse”, sotto le quali continuano a “correre” i treni, del ponte rimane solo il ricordo: sostituito da due tavole di legno, bullonate.
Delusione, per chi ama i lavori realizzati in passato e soprattutto gli storici, atteso che fino allo scorso secolo da quelle parti sarebbero transitate non solo le donne che, non potendo aver figli, si recavano alla fonte, ritenuta prodigiosa, pare anch’essa scomparsa in ossequio alla “civiltà”, contigua al camposanto, per implorare la grazia, che si dice spesso sarebbe conseguita, tanto da far meritare alla fontana e alla stessa strada l’antico toponimo di “Madonna delle Grazie”, evidentemente poi corretto in via Selvetelle anche sul tratto comunale, sulla falsariga di quanto occorso a Giuseppe Verdi – proprio a ridosso delle celebrazioni promosse in tutto il mondo per onorare il bicentenario della nascita del geniale musicista – per la piazza reintestata a santo Stefano, con tanto di lapide, neanche postuma, per gli artefici di sì rimarchevole impresa.
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