L’urbanizzazione del diabete in Campania
Si stima che il diabete in Italia abbia una prevalenza del 5,9%, ovvero più di 3,5 milioni di persone sono affette da questa patologia. La percentuale dell’incidenza patologica è correlata e proporzionale con l’avanzare dell’età, arrivando fino al 21% di prevalenza tra le persone ultra 75enni. Il diabete mellito è una malattia cronica, i cui sintomi non si risolvono né migliorano nel tempo, dovuta dalla presenza di alti livelli di glucosio nel sangue, causata da un’alterata quantità o funzione dell’insulina. Ad oggi possiamo classificare il diabete mellito in quattro categorie, la quinta è ancora sotto valutazione; queste sono: diabete tipo 1, dovuta alla distruzione delle cellule del pancreas che producono insulina. Il DM-1 (diabete mellito di tipo 1) è definito autoimmune, siccome la distruzione di queste cellule è adoperata dal nostro stesso sistema immunitario, che le riconosce come estranee e le attacca attraverso gli anticorpi. L’80-90% dei pazienti affetti dal DM di tipo 1 sono prevalentemente bambini, adolescenti e giovani adulti, ed è la forma più grave poiché può a portare all’insorgenza di gravi conseguenze neurologiche, fino al decesso. Il diabete mellito di tipo 2 è causato da un’alterazione della quantità o del funzionamento dell’insulina; questo tipo di diabete è fortemente correlato con sovrappeso, scorretta alimentazione, sedentarietà o uso di alcuni farmaci, come i corticosteroidi. In questa situazione il nostro organismo diventa insulino-tollerante, motivo per cui sono presenti elevati livelli di glucosio nel sangue. Ovviamente, uno stile di vita sano e pulito e la giusta prevenzione sono binomi per trattare tempestivamente, evitare o ritardare l’insorgenza di diverse patologie. A favore di ciò, in rapido sviluppo sono gli approcci “system thinking”, ovvero “pensiero sistemico”, questo è un set di idee e metodi che incoraggiano a prendere in considerazione il quadro generale, importante per elaborare soluzioni a problemi compresi, tra cui quelli individuali, di popolazione e organizzazioni. Mettere in atto il “system thinking” è una sfida che aiuterebbe gli operatori del settore ad estendere le strategie di prevenzione delle malattie croniche non trasmissibili, come il diabete in questione. (https://www.epicentro.iss.it/croniche/guida-oms-Europa-system-thinking, articolo dell’ISS di Ilaria Lui completo per ulteriori approfondimenti sulla tematica).” In Campania il diabete ha un primato rispetto il resto d’Italia (6.7% contro il 5.8%), a tal proposito, la provincia di Napoli ha recentemente adeso al programma internazionale “Cities Changing Diabetes” (realizzata da University College London e dal danese Steno Diabetes Center), che ha come scopo quello di individuare ed approfondire la relazione tra lo stile di vita del cittadino e lo sviluppo del diabete di tipo 2. La provincia di Napoli, che conta 3 milioni di abitanti, e dunque con un’elevata densità abitativa, vede 200mila persone affette da DM. Dunque, a causa del “caso campano”, ove il tasso di mortalità per diabete è il più alto in Italia (5,3 decessi per 10.000 abitanti), è di grande interesse che la provincia di Napoli sia stata inglobata nel progetto “Cities Changing Diabetes” (https://tuttodiabete.it/in-campania-il-diabete-e-sopra-la-media-italiana/, per articolo completo). In questo caso dunque l’urbanizzazione, invecchiamento delle popolazioni, stili di vita sedentari e diete non salutari, rappresentano un pericoloso fattore di rischio nell’incidenza di malattie non trasmissibili. Nella speranza che il futuro veda un miglioramento della “Desease managment” a livello regionale, nazionale ed oltre, si spera e si invita ad una costante e continua educazione nell’autogestione della patologia e nell’adozione di comportamenti e stili di vita sani, che ad oggi sono inadeguati ed inefficienti, come i dati riportati dall’I.S.S. dimostrano. Sinergia e multidisciplinarietà tra sapere medico e decisori politici, rappresentano la strategia ottimale per rispondere a questo fenomeno epidemiologico.
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