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SANDRO DE FAZI APPROFONDISCE LA VITA DI BEATRICE E IL MISTERO DI DANTE

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Sandro de Fazi è una personalità affermata negli studi critici letterari e nella poesia; nello stesso tempo svolge una preziosa funzione di educatore nel Liceo don Gnocchi di Maddaloni. Il carattere alto, anche complesso della sua opera multiforme si concilia con la spontaneità del suo modo di rapportarsi ai giovani studenti liceali.
La sua ultima opera – nella sua snellezza rappresenta probabilmente il prologo di un futuro approfondimento – tratta un tema fascinoso: la “Vita di Beatrice”. Ma parlare di Beatrice significa anche cercare di risolvere il “mistero di Dante”: cercare di capire ciò che passava nella mente enciclopedica e a tratti ardita del poeta. Probabilmente avevano ragione quegli illustri autori della letteratura italiana, da Foscolo a Pascoli e a Valli, che avevano intuito un retroterra “esoterico” dietro i versi e le prose di Dante. Esoterico non nel senso delle affabulazioni occultistiche, ma nel presentimento di un “non detto” che spinge gli appassionati di Dante a proseguire la ricerca.
Ora De Fazi nella sua “Vita di Beatrice” (pubblicata in tiratura limitata fuori commercio) ci dice che l’identificazione di Beatrice deve ancora essere precisata, nel rapporto con le varie donne che accesero l’interesse di Dante: donne reali, donne della fantasia, donne simbolo di esperienze dello spirito. E si tratta anche di capire a fondo quale è il giusto equilibrio tra la realtà anche prosaica delle relazioni personali e il modo con cui la donna diventava via d’accesso a mondi superiori: diventava ciò che poi Goethe avrebbe definito come l’ “Eterno Femminino che ci trae in alto”.
De Fazi con rapide pennellate d’autore riesce anche a restituirci un ritratto avvincente e anti-convenzionale dell’Alighieri. Scrive ad esempio nelle prime pagine: “Da priore Dante non guardava in faccia a nessuno. Mandò in esilio Corso Donati, cugino della moglie Gemma e Guido Cavalcanti ipsum. Corso era nero e Guido era bianco, un nemico e un amico, in realtà un parente e un grande amico. Se Cavalcanti fu richiamato a Firenze poco tempo dopo, non fu grazie a Dante, sul quale pesava la condanna a morte, ma ai priori che vennero dopo di lui…”. Insomma un caratteraccio Dante o un carattere sublime, non imbrigliabile in nessuna convenzione umana.
Le pagine di De Fazi si sfogliano con straordinario piacere e il lettore attende dall’autore che dica ancora qualcosa in più riguardo a Dante e all’esperienza della Donna-Angelo, soprattutto riguardo agli sviluppi in tempi più recenti delle esperienze dell’amore idealizzato (e nello stesso tempo sempre fortemente legato alla contemplazione della forma corporea): a questo delicato argomento sono dedicate le ultime pagine del breve saggio.
“Sono fortunati i nostri ragazzi – ci dice Annamaria Lettieri, dirigente del Liceo don Gnocchi di Maddaloni – a poter fare esperienza quotidiana dell’insegnamento di un autore raffinatissimo e nello stesso tempo umano, cordiale come il professor De Fazi. La sua presenza al don Gnocchi rappresenta un valore non solo per l’istituzione scolastica, ma più in generale per la vita culturale della città di Maddaloni”.

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