Filosofia. Cicchese (Adif): “L’autoreferenzialità non è la soluzione, la sinergia è la nostra forza motrice”
La tre giorni del convegno “Identità e relazione: sguardi concentrici sulla persona”, promosso dall’Associazione docenti italiani di filosofia (Adif) per il 50° di fondazione, si chiude questa mattina, 15 aprile, con un bilancio “più che positivo”. A tracciarlo è padre Gennaro Cicchese, sacerdote dei Missionari oblati di Maria Immacolata, dal 2016 presidente nazionale di Adif, nata da un’intuizione di Gustavo Bontadini, filosofo italiano e docente dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Il sacerdote si dice “contento” dello svolgimento dell’assise congressuale svoltasi nell’aula Volpi del Dipartimento di Scienze della formazione dell’Università Roma Tre.
Tre giornate “molto positive”, sia per il clima creatosi, sia per la notevole partecipazione di pubblico tanto in termini numerici quanto di interesse espresso durante i dibattiti e i tre laboratori di approfondimento svoltisi venerdì pomeriggio.
Punti di forza dell’incontro sono stati “il livello accademico molto alto dei relatori, la familiarità tra i professori, la vicinanza e l’interazione con gli studenti e i docenti in sala. Nel convegno – ha sottolineato padre Cicchese – si è pienamente realizzata quell’idea di sinergia che è la forza motrice dell’associazione” che quest’anno festeggia il suo giubileo.
Nata per mettersi a servizio dei docenti di filosofia di tutta Italia, per sostenerli, prepararli all’insegnamento e guidarli nell’approfondimento delle materie, il ruolo riconosciuto oggi all’Adif è quello di “fare da collante con le istituzioni accademiche, con le scuole superiori e con gli studenti”.
Un compito che gli oltre cento associati, “zoccolo duro” dell’Adif, svolgono anche grazie alla rivista “Per la filosofia – Filosofia e insegnamento”. Si tratta, aggiunge padre Gennaro, di un “importante strumento di arricchimento contenutistico e aggiornamento metodologico-didattico rivolto ai docenti di filosofia e che viene distribuito in tante biblioteche, scuole, università e istituzioni accademiche”. Oggi, in ambito accademico, all’associazione “viene riconosciuta questa capacità sinergica e di interazione con tutte le realtà. Una capacità che si è maggiormente concretizzata in queste giornate”, ha proseguito il presidente Cicchese per il quale il convegno è stato anche un “importante momento di sinodalità”. Al tavolo dei relatori si sono alternati esponenti del mondo ecclesiastico come il card. José Tolentino de Mendonça, prefetto del Dicastero per la cultura e l’educazione, vari accademici ed esperti di comunicazione come Andrea Monda e Marco Tarquinio, direttori rispettivamente de L’Osservatore Romano e di Avvenire. Fin dalle prime battute dell’evento – organizzato in sinergia con l’Università degli studi Roma Tre e patrocinato da diverse Università e associazioni filosofiche e culturali – è emerso che “insieme è più bello” e che “l’autoreferenzialità” è una strada da abbandonare, ha detto il sacerdote sintetizzando la tre giorni che ha visto al centro una riflessione filosofica, teologica, sociologica sull’uomo, sulla persona nella sua globalità. “Sicuramente l’autoreferenzialità non è la soluzione – le parole di padre Cicchese –, la soluzione è l’apertura, la disponibilità, l’accoglienza dell’altro. Non è un caso che anche la metafisica si apre alla relazione. Bisogna accogliere a tutto tondo,
l’impegno filosofico ci invita a pensare l’altro non come altro ‘da’ me, ma ‘di’ me, vale a dire che il mio prossimo, la persona che ho di fronte, è un altro me. Quando neghiamo l’altro ci esponiamo ad essere negati dagli altri”.
Facendo un breve accenno sul fenomeno migratorio e sullo stato di emergenza varato dal Consiglio dei ministri per i prossimi sei mesi sul territorio nazionale in seguito all’incremento degli sbarchi in Italia, padre Cicchese ha affermato che “bisogna trovare soluzioni pratiche e politiche tenendo ben presente che l’equilibrio del mondo è cambiato. Le guerre, gli attacchi, le forzature, i conflitti e gli interessi che prevalgono sulle persone hanno creato squilibri in tanti Paesi come la Siria, la Libia, l’Iraq. Chi fugge dalla propria terra conosce bene i rischi che corre ma lo fa perché dove vive non ha una vita. In un discorso ideale, che deve diventare anche pratico, bisogna comprendere che
se neghiamo l’altro neghiamo l’umanità di noi stessi”.
(Fonte: AgenSIR – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)