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Attualità

Tensioni e minacce: cupo orizzonte

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Le notizie sulla crescente tensione tra l’Occidente e la Russia si accavallano a ritmo impressionante a tal punto che sarebbe poco dire “preoccupante”. Dopo la visita a Mosca del leader cinese che il premier ucraino definisce un insuccesso, Putin si sta irrigidendo ulteriormente. L’annunciato trasferimento di testate nucleari in Bielorussia, fatta passare come reazione alla decisione inglese di inviare munizioni all’uranio impoverito (ufficialmente ammesse, ma certamente dannose per l’ambiente e a lungo andare letali per le persone), in realtà era un piano da tempo concordato con il collega-amico di Minsk. Alla sospensione della partecipazione da parte della Confederazione russa al trattato contro la proliferazione nucleare ha fatto ora eco l’annuncio degli Stati Uniti di non intendere più continuare a dare informazioni e dati sui propri armamenti nucleari. Intanto lo zar non smette di ricattare i paesi che parteggiano per l’Ucraina, accusando ora l’uno ora l’altro – e tutti, nel loro insieme – di aver sorpassato tutte le linee rosse, anche le più profonde. Ultima minaccia quella contro la Svezia, la cui ormai probabile entrata nella Nato – afferma duramente il Cremlino – renderebbe la nazione scandinava un “obiettivo legittimo” da parte della Russia. A proposito di “obiettivi”, i maggiori esponenti dell’establishment di Mosca ripetono come un mantra – ultimo in ordine di tempo il segretario del Consiglio di sicurezza della Federazione, Puschev – la massima con cui è partita fin dal 24 febbraio (e …anche prima), che cioè “tutti gli obiettivi prefissati dell’operazione militare speciale saranno infallibilmente raggiunti”. Intanto si allarga nel mondo la schiera di “fiancheggiatori” del neo-zar, tiepidi o opportunisti, come la grande “democrazia” indiana che ha siglato con la Federazione un consistente contratto per la fornitura di petrolio russo. Qualche slabbratura continua a constatarsi sul fronte bellico, dove il proprietario della Wagner, il tristemente famoso Prigozhin non smette di criticare lo Stato maggiore di Mosca e ora si è spinto addirittura a difendere il padre di una bambina che aveva realizzato un disegno contro la guerra all’Ucraina, condannato a due anni perché “colpevole (lui) di avere screditato l’esercito (la grande invincibile armata)”. Ma incrinamenti si notano un po’ da ambo i fronti. Lo stesso Zelensky paventa di dover addivenire ad accordi impensabili con il nemico qualora dovesse crollare la “roccaforte” di Bakhmut, oramai rasa al suolo, poiché i rifornimenti militari dall’Occidente verrebbero meno e sarebbe probabilmente spinto a compromessi sia dagli “alleati” che dal proprio popolo ormai esausto. La “profferta” di Xi Jinping su ipotetici negoziati si fa attendere e pare proprio che non arriverà, poiché non è sua intenzione portare avanti il dialogo, mentre la progressiva debolezza di Mosca non può che fargli comodo, come d’altro canto il progressivo “disarmo” dell’Occidente che sta prosciugando i propri arsenali convenzionali. L’escalation evidente e premeditata (e in parte, certo, provocata) da parte di Putin si esprime ora anche in termini nuovi rispetto alle reiterate minacce nucleari: “la guerra ibrida contro l’Occidente durerà a lungo”. Cyberguerra esplicita e ben congegnata insieme a tutte le altre componenti del conflitto. Il papa immancabilmente prega e invoca la pace, rievocando la consacrazione di Russia e Ucraina a Maria di un anno fa. Non manca chi afferma sia alla fine doveroso per l’Ucraina cedere per il bene dell’intera umanità sull’orlo del baratro nucleare. Però bisognerebbe chiederlo a loro: quando e quanto potranno vendersi perdendo la libertà?…

 

 

(Fonte: AgenSIR – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

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