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ED È SEMPRE “CHAMPAGNE”

Ferri&C.: la giustizia tributaria “salvacondotto” post Palamara

PRONTI A CAMBIARE ORDINE – In graduatoria anche Gianluigi Morlini, Antonio Lepre, Baldovino De Sensi e Luigi Scimè, tutti a vario titolo toccati dallo scandalo nomine

DI ILARIA PROIETTI 

18 MARZO 2023

Sorpresa! Cosimo Ferri, già potente sottosegretario alla Giustizia nonché deputato renziano, si dimette dalla magistratura. O almeno da quella che lo ha messo sotto processo disciplinare per la combine delle nomine dell’hotel Champagne deflagrata nel 2019: ma il processo in questione pare destinato a finire su un binario morto dal momento che Ferri si avvia a uscire dall’ordine giudiziario di appartenenza per cambiare, se non mestiere, almeno toga. Transitando a tempo pieno nei ruoli della giustizia tributaria: ha infatti risposto all’interpello che serve a reclutare 100 magistrati di ogni risma (ordinari, contabili, amministrativi, militari) per realizzare uno degli obiettivi della riforma Draghi di settore, ossia la professionalizzazione della giustizia che si occupa di dirimere le controversie con il fisco. Ecco come il governo dei Migliori l’aveva presentata: “Con tale intervento il governo, considerato l’impatto che la giustizia tributaria ha sulla fiducia degli operatori economici, compresi gli investitori esteri, si propone di rispettare gli impegni assunti con il Pnrr”. Bene, bravi, bis. Ma più che altro, almeno a scorrere la prima infornata, la giustizia tributaria pare adesso trasformarsi in una sorta di refugium peccatorum. Insomma una opportunità di salvezza per qualcuno, di rinascita per altri.

Accanto a Ferri dismetteranno la casacca di magistrati ordinari per indossare quella di giudici tributari anche Gianluigi Morlini e Antonio Lepre costretti alle dimissioni da membri del Csm e poi sanzionati nel 2021 con una sospensione dalla funzione e dallo stipendio di un anno e sei mesi (in attesa che la Cassazione valuti il loro ricorso) sempre per la cena chez Luca Palamara e il deputato Luca Lotti in cui si era fatto l’accordo per la successione di Giuseppe Pignatone al vertice della Procura di Roma oltre che di quella di Firenze. Prima di loro aveva pagato pegno Baldovino De Sensi (della corrente di Magistratura Indipendente di cui è dominus Ferri), pure lui intenzionato a diventare giudice tributario dopo i dolori che gli ha riservato Palazzo dei Marescialli dove era magistrato segretario: nel 2020 era stato prontamente ricollocato in ruolo a L’Aquila dopo che erano venute fuori le sue chat con Palamara tese ad assicurarsi la promozione a vicesegretario generale del Csm e poi di capo del Dipartimento dell’organizzazione giudiziaria (Dog) del ministero della Giustizia.Ferri, Morlini, Lepre e De Sensi si ritroveranno adesso in questo nuovo ruolo di giudici tributari a tempo pieno insieme ad altri trenta che verranno presi tutti, come emerge chiaramente dalla graduatoria sfornata il 15 marzo dall’organo di autogoverno della giustizia tributaria già trasmessa al ministero dell’Economia per gli adempimenti del caso. Tra questi anche la distribuzione di ricchi premi e cotillon: i magistrati disponibili a transitare nei ruoli della giustizia tributaria infatti conservano l’anzianità complessivamente maturata, ma pure un bonus aggiuntivo: per due anni percepiranno a titolo di indennità, il compenso fisso mensile di cui erano titolari quando facevano sì i giudici tributari, ma a mezzo servizio. Adesso conserveranno anche quello o meglio la differenza “nella misura più elevata” tra quello attribuito per la funzione già svolta in qualità di giudice tributario e quello che gli spetterà ora nella nuova funzione. Ma non è certo per questo bonus che probabilmente alcuni di loro hanno accettato di andare a giudicare di liti fiscali.A scorrere la graduatoria infatti non mancano le sorprese: tra i nomi compare anche quello di Luigi Scimè finito nelle pesti nell’ambito dell’inchiesta Giustizia svenduta (insieme all’altro magistrato Antonio Savasta e al re degli outlet, Luigi Dagostino, ex socio di Tiziano Renzi): tra il 2012 e il 2016 avrebbe asservito la sua funzione di magistrato ordinario in cambio di denaro, tanto denaro mentre procedeva alla grande la sua carriera parallela di giudice tributario, ruolo coltivato sin dal 1996. Era stato sospeso in passato sia dalla giustizia tributaria che da quella ordinaria, poi una sentenza di condanna a 4 anni (10 quelli inflitti a Savasta): a gennaio i giudici della Corte d’Appello di Lecce accogliendo l’eccezione di incompetenza territoriale-funzionale hanno annullato tutto e il processo ricomincerà da capo a Potenza. Sarà forse per questo che ha potuto fare domanda per diventare a tempo pieno giudice tributario rispondendo all’interpello che prevede una fedina penale pura come un giglio e una condotta “incensurabile”: requisiti indispensabili infatti sono l’età (meno di 60 anni), e che i magistrati in questione non abbiano ricevuto, nel quinquennio antecedente la data di pubblicazione dell’interpello il giudizio di demerito, che non siano stati revocati, destituiti o sospesi dalle funzioni, che non abbiano in corso procedimenti penali “ovvero procedimenti per l’applicazione di misure di sicurezza o di prevenzione”.

FONTE:

(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

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