Il Qatar consegnava denaro in contanti ad Antonio Panzeri e Francesco Giorgi tramite “un uomo d’affari turco”. È una delle rivelazioni che l’ex eurodeputato di Articolo 1 ha fatto durante i due interrogatori tenuti davanti agli investigatori della Procura federale belga nell’inchiesta sul cosiddetto Qatargate. Panzeri ha raggiunto un accordo con le autorità belghe grazie al quale ha ottenuto una riduzione della pena (da cinque anni di detenzione a uno) in cambio di una confessione sul presunto giro di corruzione messo in piedi dal Qatar per orientare i giudizi del Parlamento Ue sul tema dei diritti umani. Secondo la tv tedesca Deutsche Welle, che ha visionato i verbali, l’ex europarlamentare ha affermato che il giro di mazzette era iniziato nel 2014 con il Marocco, ma le borse di contanti sono iniziate a essere pagate solo nel 2019 quando lui e Giorgi, suo ex assistente parlamentare, si accordarono con Rabat su un compenso da 50mila euro l’anno per creare un’impressione favorevole dello Stato nordafricano all’interno del Parlamento Ue. Panzeri ha spiegato che un accordo simile era stato raggiunto nello stesso periodo anche con la Mauritania. Questa situazione durò solo per il 2019 e Panzeri e Giorgi ricevettero solo due pagamenti ciascuno, di 50mila euro. L’accordo con il Qatar prevedeva invece un compenso più alto: 1 milione di euro a testa per il 2018 e il 2019. Panzeri ha spiegato poi che la maggior parte dei soldi arrivavano tramite “un uomo d’affari turco e il suo avvocato a Londra”. Le mazzette erano numerose e tutte cash, al punto che nel 2021 Panzeri pensò di cambiare sistema, perché “aveva troppo contante e non sapeva cosa farne”. Un problema così fastidioso che un giorno decise di “gettarne un po’ in un bidone della spazzatura mentre tornava a casa” dopo uno scambio di denaro. Panzeri ha anche riferito un altro aneddoto: 15 mila euro in contanti gli furono rubati dalla valigia su un treno tra Parigi e Bruxelles, nonostante avesse separato il denaro in due mazzette nascoste in parti diverse del bagaglio.

Un’altra rivelazione riguarda Niccolò Figà-Talamanca, segretario generale di No Peace without Justice, arrestato il 9 dicembre (lo stesso giorno di Panzeri) e rilasciato il 3 febbraio. Secondo Panzeri, l’uomo è innocente. La sua Ong condivideva gli uffici con Fight Impunity, fondata da Panzeri, ma “Niccolò non ha mai partecipato a nessun incontro (con interlocutori qatarioti) e non sapeva nulla riguardo al business”, ha detto Panzeri agli investigatori.

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