LA MOBILITAZIONE DAL BASSO – “Per difendere e migliorare” il sussidio: l’obiettivo è creare reti locali e una grande manifestazione nazionale
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Ci pensa la società civile: “Adesso salviamo il Rdc”
LA MOBILITAZIONE DAL BASSO – “Per difendere e migliorare” il sussidio: l’obiettivo è creare reti locali e una grande manifestazione nazionale
DI ROBERTO ROTUNNO
5 MARZO 2023
“Siamo un gruppo di associazioni che da anni si occupano di povertà ed esclusione sociale e pensiamo che sia stato da vigliacchi togliere il Reddito di cittadinanza; vogliamo lanciare un appello alle realtà come le nostre sparse in tutta Italia per avviare una serie di iniziative e organizzare una manifestazione nazionale, così da convincere il governo a ripensarci”.
Non sono i partiti politici a lanciare la mobilitazione (titolo: “Ci vuole un reddito!”) in difesa del sussidio che negli ultimi quattro anni ha aiutato – dati alla mano – milioni di persone in condizioni di disagio economico: sono i volontari di molti enti del terzo settore che conoscono di persona i beneficiari del Reddito, perché li assistevano anche prima che entrasse in vigore e hanno continuato a farlo dal 2019 in poi. Conoscono i loro volti, la loro voce, le loro storie, i motivi per cui si sono trovati a dover chiedere un aiuto allo Stato. Hanno prestato servizio di dopo-scuola ai loro figli, hanno accompagnato in percorsi di integrazione stranieri a rischio emarginazione. Non li lasceranno soli, ma – dicono – ora saranno molto più in affanno senza il paracadute che in questi anni ha concesso il Reddito.
Per il momento si tratta di gruppi, almeno una ventina, che operano a Roma, ma il loro obiettivo è rivolgersi a quelli di tutto il Paese, per unire le forze e scendere in piazza insieme. Ci sono organizzazioni che distribuiscono buste della spesa, parrocchie, case-famiglia, circoli Arci, centri anti-violenza sulle donne, cooperative di assistenza per migranti, sindacati di lavoratori e studenti come Cgil e Link, comitati che si occupano del diritto alla casa. C’è anche chi gestisce centri sociali, palestre e squadre di rugby popolari. Si tratta, in buona sostanza, di chi in questi anni ha toccato con mano le difficoltà di chi è stato costretto a vivere con il Reddito di cittadinanza.
Hanno creato una rete e ora vogliono mostrare a Giorgia Meloni e alla sua maggioranza quali saranno le gravi conseguenze pratiche che verranno dalla decisione di ridurre drasticamente la platea dei percettori. A luglio, infatti, oltre 400 mila famiglie perderanno il Reddito di cittadinanza, poiché composte da persone considerate “occupabili” dalla legge. Sarà solo l’assaggio perché la legge di Bilancio prevede che comunque dal 2024 sarà completamente abolito lo strumento e sostituito da uno nuovo del quale al momento non si conosce nulla.
Alberto Campailla è un attivista dell’associazione “Nonna Roma”, che da anni consegna pacchi alimentari. “Il Reddito di cittadinanza – spiega – è l’unico strumento che negli ultimi vent’anni si è posto l’obiettivo di proteggere le persone dal rischio di povertà e, dal nostro punto di vista, la scelta sul tema del governo è la cartina di tornasole delle politiche sociali che vuole mettere in campo: una scelta ideologica contro i poveri”. Ovviamente, dice Campailla, “anche noi individuiamo dei limiti nel sussidio e siamo più che disposti a ragionare su come modificarlo per renderlo inclusivo, invece il governo lo taglia senza individuare alternativa”. Il senso della mobilitazione, insomma, è “difendere e migliorare” il Reddito di cittadinanza: “La nostra non è un’iniziativa conservativa. Tuttavia Rdc va semmai allargato perché i dieci anni di residenza in Italia imposti oggi dalla legge sono troppi. Poi ovviamente serve che il reddito sia individuale, a partire dalle esigenze personali e non famigliari, occorre agganciarlo agli strumenti di politiche sociali dei Comuni”. La proposta è inedita: finora il Reddito è andato ai nuclei famigliari, ma secondo i promotori di “Ci vuole un reddito!” questo pone alcuni problemi come ad esempio il fatto che non aiuta le donne a uscire da famiglie in cui subiscono violenze.
Il dito è puntato contro il governo, l’auspicio è che i partiti di opposizione diano un sostegno. Il 25 marzo si terrà una grande assemblea online tra tutte le associazioni che avranno aderito per entrare nel vivo della mobilitazione: si proverà a organizzare tutti insieme iniziative sui territori con l’obiettivo di arrivare a un’unica manifestazione nazionale. Tra soli quattro mesi la mannaia del governo calerà su circa 600 mila persone. Questo è il primo vero tentativo di fermarla.
FONTE:
(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)
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