| | Oltre 74.650 ricorsi pendenti che per il 74% dei casi riguardano 5 Paesi: Turchia, Federazione Russa (non più parte alla Convenzione), Ucraina, Romania e Italia (che ne conta ben 3.550). Con un sempre maggiore numero di ricorsi intestatali. Lo scrive la Presidente della Corte europea dei diritti dell’uomo Siofra O’Leary nella relazione annuale presentata il 26 gennaio 2023 (rapporto annuale 2022) con la quale Strasburgo dà conto dell’attività svolta nel 2022. Un anno importante che ha visto al centro di molti ricorsi le violazioni dei diritti convenzionali nel contesto dell’aggressione russa all’Ucraina e l’entrata in vigore, il 1° febbraio 2022, del Protocollo n. 15 che ha portato il termine per la presentazione del ricorso a 4 mesi dalla decisione interna definitiva (non più sei), con riferimento a quelle sentenze divenute definitive dopo il 1° febbraio 2022.Nel 2022, la Corte si è pronunciata su 39.750 ricorsi. Come detto, nel complesso, aumenta il numero di ricorsi pendenti che arriva a 74.650 rispetto ai 70.150 del 2021, che vuol dire, in percentuale, un +15% rispetto all’anno precedente. Sono stati 23.850 i ricorsi classificati come prioritari, malgrado, in taluni casi, si tratti di ricorsi ripetitivi, con principi già affermati diverse volte dalla Corte, ma che evidentemente non hanno condotto gli Stati a introdurre le necessarie modifiche. Diverse sentenze depositate nel 2022 hanno riguardato casi di impatto, alcune riguardanti temi cruciali come le molestie sessuali sul posto di lavoro (C. contro Romania, ricorso n. 47358/20), la libertà di espressione (Zerek contro Polonia, ricorso n. 39650), l’eutanasia (Mortier contro Belgio, ricorso n. 78017) e l’accesso agli edifici pubblici (Lorusson contro Islanda, ricorso n. 23077/19).Nel 2022 sono arrivate nuove richieste di parere in base al Protocollo n. 16 e la Corte ne ha depositati tre. Nella relazione annuale, la Corte dopo aver dato spazio a un’analisi delle pronunce più rilevanti, ha fornito le statistiche sull’attività nel 2022: sono state 1.163 le sentenze depositate nel 2022 (1.105 nel 2021), con il numero più alto di violazioni relative all’articolo 5 sul diritto alla libertà e alla sicurezza, seguito dall’articolo 3 sul divieto di tortura e di trattamenti inumani o degradanti. I ricorsi dichiarati irricevibili sono stati 31.308 e il carico di lavoro della Corte vede ben 51.552 casi ancora non assegnati a una formazione giudiziaria. Per l’Italia, 1.931 ricorsi sono stati attribuiti a una formazione giudiziaria (1.610 nel 2021) e l’Italia è stata destinataria di 27 sentenze: in 25 casi è stata accertata almeno una violazione della Convenzione (in due casi, invece, l’Italia è stata “assolta”). Il numero più alto di sentenze di condanna ha riguardato la violazione dell’articolo 8 che assicura il diritto al rispetto della vita privata e familiare, seguita dall’articolo 6 (diritto all’equo processo). |
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Chiarire, completare e semplificare le norme dello Statuto per assicurare una migliore gestione delle cause. Con questi obiettivi, il Tribunale Ue ha proceduto a una modifica del proprio regolamento di procedura, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea del 14 febbraio 2023, L 44 (reg. tribunale). La riforma dell’architettura giudiziaria della Corte di giustizia dell’Unione europea, attivata in particolare con i … |
Manca un quadro legislativo nazionale rivolto in modo specifico alla protezione dei rom e dei sinti. Di conseguenza l’Italia presenta ancora lacune nell’attuazione della Convenzione quadro per la protezione delle minoranze nazionali adottata dal Consiglio d’Europa il 1° febbraio 1995 (l’Italia ha ratificato e dato esecuzione alla Convenzione con legge 28 agosto 1997, n. 302). Lo ha sostenuto il Comitato … |
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