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AttualitàCaserta e Sannio

Il resoconto dell’assemblea sindacale indetta da FLC Cgil, Uil scuola RUA e Gilda

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Si è tenuta oggi ad Aversa nel salone del chiostro di San Francesco una affollata assemblea sindacale indetta da FLC Cgil, Uil scuola RUA e Gilda sul tema dell’autonomia differenziata. Il disegno di legge presentato dal Ministro Calderoli “Disposizioni di legge per l’attuazione dell’autonomia differenziata delle regioni a statuto ordinario” delinea il percorso tramite cui le Regioni possono assumere funzioni anche legislative proprie dello Stato.

Hanno partecipato come relatori Massimo Villone, professore emerito di diritto costituzionale, Mariolina Castellone, vicepresidente del Senato per il Movimento 5 stelle, Susanna Camusso, senatrice e già segretaria nazionale della CGIL, Giuseppe De Cristofaro, senatore di Sinistra Italiana, Arturo Scotto, deputato del PD, Lucio Romano, già senatore. Sono poi intervenuti Emidio Oliva, presidente dell’associazione Controsenso, Gabriella Clemente, dirigente scolastica dell’Istituto comprensivo di Frignano e Rosa Maria Clemente, presidente dell’associazione Hauser.

Le premesse per l’autonomia differenziata sono in realtà contenute negli articoli 116 e 117 della Costituzione, nel Titolo quinto dedicato a Regioni, Comuni e Province e interamente riformato nel 2001 con la legge costituzionale n. 3. Si distinguono le materie di competenza esclusiva dello Stato e quelle in condivisione con la legislazione regionale. Il comma 3 dell’articolo 116 prevede che le Regioni possono ricevere, con una procedura concordata, un’autonomia maggiorata nelle materie concorrenti (ad esempio commercio con l’estero, produzione e distribuzione dell’energia, ricerca scientifica e tecnologica), ma anche accedere a tre funzioni esclusive dello stato: le norme generali sull’istruzione, la giurisdizione e le norme processuali, l’ordinamento civile e penale e infine la tutela dell’ambiente e dei beni culturali. Con il disegno di legge Calderoli, questo percorso viene definito e reso attuabile. Tutti i relatori hanno espresso grande preoccupazione. Innanzitutto perché lo smembramento del sistema scolastico in una pluralità di ordinamenti differenziati su base regionale decreta la fine del più grande sistema di costruzione dell’identità nazionale; perché differenzia i sistemi di reclutamento dei docenti, rende la scuola direttamente controllabile dai governi regionali, annulla la contrattazione nazionale e rende incerti e precari i diritti dei lavoratori; basti pensare che di recente il ministro Valditara ha evocato la possibilità di differenziare gli stipendi dei docenti settentrionali da quelli meridionali. Il professore Villone ha evidenziato come la procedura prevista dal disegno di legge rimette tutte le decisioni alla Presidenza del Consiglio, esautorando di fatto il Parlamento (sono previsti una serie di passaggi in tempi ristretti che una volta decorsi riportano l’iniziativa al Presidente del Consiglio o al Ministro per gli Affari regionali) e portando a una concentrazione di poteri senza precedenti nell’esecutivo. Allo stesso modo è stato sottolineato che il rischio di sottrarre ulteriori risorse a un Sud già in grave difficoltà è elevatissimo.

Il disegno di legge prevede che i percorsi di autonomia differenziata possano essere realizzati solo dopo che saranno definiti i Livelli Essenziali di Prestazione (LEP), che dovrebbero garantire l’eguaglianza dei diritti sociali in tutto il Paese; ma, sempre il professor Villone ha obiettato che moltissimi aspetti dell’autonomia non possono essere definiti con i LEP: i LEP concernono innanzitutto i diritti civili e sociali, non, ad esempio, i sistemi portuali o energetici.

Allo stesso modo, hanno fatto notare Scotto e De Cristofaro, la definizione già avvenuta dei livelli di assistenza per la salute non ha impedito in alcun modo che i sistemi sanitari del Meridione conoscessero una crisi che è di fatto un degrado profondo e che l’efficientismo del Settentrione sia dovuto a una privatizzazione del sistema sanitario che si è dimostrata assolutamente inadeguata a fronteggiare l’emergenza della pandemia. Il professore Lucio Romano ha evidenziato che pensare a una frammentazione dei sistemi di ricerca significa di fatto impoverirli, perché oggi la dimensione di scambio e sperimentazione può avvenire solo a livello mondiale. La dirigente Clemente ha rappresentato le condizioni di difficoltà del sistema scolastico meridionale, povero di risorse, senza riferimenti in una classe dirigente locale troppo spesso non all’altezza del compito; ma anche il vero e proprio calvario che troppe famiglie devono affrontare quando ci sono gravi problemi di salute. Chi può va al Nord (che per questo riceve ulteriori risorse).

I rappresentanti sindacali Cesario Oliva (Gilda) e Franco Caroprese hanno affermato che questa idea di regionalizzazione possa diventare un abbandonare il Sud al proprio destino, con un’idea di sviluppo di corto respiro e antistorica. Si sviluppano le nazioni che sanno darsi coesione, non quelle che si frammentano.

L’assemblea è stata poi informata del lancio di una iniziativa di legge popolare per la revisione dell’articolo 116 della Costituzione: servono 50.000 firme, ma l’obiettivo è che le firme siano molte di più a dimostrazione che gli italiani vogliono più equità e coesione, non più diseguaglianza. La riforma del Titolo quinto è stata voluta dalla sinistra, ma quella idea di decentramento, dopo più di venti anni di parziale sperimentazione, va profondamente rivista, per evitare di arrivare a un vero e proprio spezzettamento dell’Italia.

 


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