Don Lorenzo Milani: prete ed educatore sempre dalla parte degli ultimi
Una Fondazione sempre più aperta, ma che rimanga radicata all’insegnamento del priore di Barbiana: è questo il punto cruciale di quanto vuole essere la Fondazione Don Lorenzo Milani nell’anno del centenario e soprattutto negli anni a venire. “La nostra filosofia è di non incentrare tutto su di noi, ma di mettere in moto riflessioni, aiutare a cogliere nella storia di Barbiana spunti da attualizzare nel mondo della scuola e della società civile”, afferma il presidente Agostino Burberi, uno dei primi sei alunni di don Lorenzo.
Tenere viva l’eredità di Barbiana. La Fondazione nacque proprio da alcuni ex studenti del priore, su iniziativa e spinta di Michele Gesualdi, che hanno voluto dare continuità all’esperienza di Barbiana, tutelando questo luogo dal rischio, sempre presente, di essere snaturato e trasformato in qualcosa d’altro. “Oggi dei primi testimoni diretti siamo rimasti in tre – prosegue Burberi – ed è anche per questo che con un cambiamento allo statuto è stata allargata la cerchia dei soci: oltre ai fondatori, ci sono i soci sostenitori che potranno mantenere viva l’eredità di Barbiana anche quando noi non ci saremo più”. Un comitato nazionale presieduto da Rosy Bindi sta lavorando alle iniziative del centenario e uno dei primi traguardi è il patrocinio della Presidenza della Repubblica. Con un sorriso, Agostino – in un colloquio con la redazione di “Scarp de’ tenis” – sente di aver lanciato una sfida a Sergio Mattarella: è venuto il Papa, come può non venire il Capo dello Stato?
“Un Gesù con la tuta da operaio”. Sono già in programma diversi appuntamenti per confrontarsi, in tutta Italia, sui temi cari a Milani. Fra gli altri, sono previsti un convegno a Firenze sulla figura del sacerdote, partendo dal libro Esperienze pastorali, uno a Catania sull’abbandono scolastico, uno a Roma sul ripensamento della scuola oggi, uno ancora a Bergamo sulle tutele nel mondo del lavoro. Anche il cinema sarà protagonista nei prossimi mesi: è in corso una raccolta di tutti i filmati realizzati su don Milani, con cui è in programma una rassegna grazie all’impegno dell’Acec (Associazione nazionale esercenti cinema), l’associazione di riferimento per le sale della comunità. D’altra parte, per Milani il cinema era uno strumento importante e lui stesso avrebbe voluto sul grande schermo un film, progetto che non è riuscito a compiere, su Gesù attualizzato: “un Gesù con la tuta da operaio”, commenta Agostino.
Scuola, giustizia sociale, lavoro. Ma l’obiettivo per questo 2023 così significativo è di non limitarsi agli appuntamenti istituzionali e ai convegni, anzi di essere ancora più concreti nelle azioni, come avrebbe desiderato don Lorenzo. Ecco quindi che l’attenzione alla scuola diventa sempre più intensa: da un lato l’accoglienza delle scolaresche che arrivano da tutta Italia a Barbiana, dall’altro i progetti di educazione civica negli istituti toscani, anche grazie a un programma congiunto con l’Ufficio scolastico regionale. Sandra Gesualdi – vicepresidente della Fondazione e figlia di Michele – spiega il senso della scuola raccontando che a Barbiana si parlava la lingua del noi e non dell’individualismo, della solidarietà e della conoscenza come leva per costruire. “Vorrei che la Fondazione rimanesse radicata sui principi fondanti pensati da mio padre – dice Sandra –, ovvero schierarsi sempre contro le ingiustizie sociali, pretendere una società più equa in cui tutti e tutte possano avere il diritto di lavorare, studiare, esprimere se stessi ed essere accolti. Don Milani ha scritto centinaia di lettere, nelle quali si trova tutto il suo pensiero e il suo operato di uomo, prete e maestro. Un pensiero facile da comprendere, perché espresso in parole chiare, dirette, facili a tutti da cui emerge quanto sia stato uno uomo schierato, sempre e caparbiamente, dalla parte dei più deboli. Don Lorenzo ha usato la scuola come strumento di emancipazione e per migliorare il mondo. Negli anni spesso è stato male interpretato, i suoi messaggi strumentalizzati col rischio anche di trasformare Barbiana in qualcosa d’altro. Oggi celebrarlo e basta sarebbe come tradirlo, dimostrare di non averlo compreso. Occorre essere impegnati con l’esempio e la partecipazione, sempre”.
Povertà, silenzi e valori alti. Parlando con i soci, si percepisce il timore che questo centenario trasformi la piccola chiesa del Mugello in un luogo di turismo religioso, snaturandone la storia e il messaggio che porta con sé. Sandra sottolinea come una delle priorità della Fondazione dovrebbe proprio essere quella di preservare questo luogo così com’è: aperto a tutti, ma mantenendo la sua concretezza fatta di povertà, silenzi e valori alti, senza trasformarlo in un santuario, senza idealizzare una figura che è stata più che mai umana e inserita nel mondo.
(*) rivista “Scarp de’ tenis”
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