Il nuovo numero in edicola e online
da domenica 5 febbraio
a cura di Angiola Codacci-Pisanelli
Tanti omini identici in fila uno accanto all’altro. Un fiume umano che porta verso una porta strettissima dipinta con il tricolore, simbolo dell’ingresso di un laboratorio medico: perché davanti ai disservizi della Sanità pubblica siamo tutti uguali. “Un anno in fila per una Tac” è lo strillo di copertina del nuovo numero de L’Espresso. Che rimanda a un’inchiesta di Gloria Riva, la prima di una serie dedicata sistema pubblico che dovrebbe garantire la salute di tutti gli italiani. Un settore al collasso, tra liste di attesa che si allungano a dismisura e cittadini costretti a spendere per farsi seguire privatamente. Perché, come nota Alessandro Rossi nel suo editoriale, la coda ingestibile davanti agli sportelli pubblici finisce per arricchire la sanità privata.
Gianfrancesco Turano lega l’inchiesta di copertina alle elezioni regionali in arrivo il 12 e 13 febbraio: perché Lombardia e Lazio gestiscono 33 miliardi di soldi pubblici legati alla sanità. Susanna Turco firma un ritratto di Nordio e degli intrighi del ministero della Giustizia e Sergio Rizzo un aggiornamento sulle manovre per le nomine.
Vittorio Malagutti invece si addentra nella giungla delle detrazioni fiscali: quei regalini dei governi passati a questa o quella categoria che l’attuale governo ha promesso di disboscare (lo conferma in un’intervista il viceministro Maurizio Leo) ma finora senza risultati.
La guerra in Ucraina continua, e mentre il dissidente Vladimir Kara-Murza spiega dal carcere perché Putin deve essere destituito (di Sabrina Pisu), e la Premio Nobel Irina Scherbakowa mostra come il leader stia corrompendo anche la memoria dei russi (di Stefano Vastano), Carlo Tecce fa il punto sulle aziende italiane che si preparano al business della ricostruzione in Ucraina. E Sara Lucaroni racconta come funziona il “metodo Rondine”, che aiuta i nemici a costruire un dialogo di pace.
Simone Alliva racconta una storia piena lati oscuri: il presunto suicidio in cella di un detenuto italiano di vent’anni recluso in Francia. Attraverso audio e documenti esclusivi, che pubblichiamo qui, dubbi e omissioni vengono alla luce.
Giorgio Chigi fa i conti in tasca ai gestori telefonici, Matteo Novarini e Davide Piacenza sottolineano le bugie di Google & Co e Alessandro Longo racconta il doppio standard dell’Occidente su TikTok: gli Usa lo sospettano di spionaggio, mentre in Europa vince la linea più soft. Intanto, rivela Roberto Orlando, grazie all’arrivo di due cavi sottomarini Genova diventa il cuore europeo del passaggio dei dati.
Gli opinionisti si dedicato al “Piano Mattei” del governo Meloni (Carlo Cottarelli), al taglio del parlamentari che non ha ridotto le spese (Virman Cusenza), alla necessità di ammodernamento delle azienda italiane (Alberto Bruschini). Giuseppe De Marzo accusa il welfare criminale del governo, che ignora le disuguaglianze e quindi le accentua. E Sebastiano Messina inizia in questo numero una pagella settimanale della politica.
Francesca Barra dedica la sua pagina a Francesco Montinaro, figlio del caposcorta ucciso insieme a Giovanni Falcone, Diletta Bellotti al movimento per proteggere un laghetto nato in un’area di archeologia industriale romana, Maurizio Costanzo alle trame da romanzo nascoste nelle storie d’amore quotidiane, Ray Banoff alla necessità di trovare il tempo per una pausa. E Pierangelo Lombardi spiega, aldilà delle strumentalizzazioni politiche, l’importanza del Giorno del Ricordo, la ricorrenza del 10 febbraio in memoria delle vittime delle foibe.
Io c’ero, dice Oliviero Toscani nel suo diario fotografico settimanale, tra concerti, chitarre e ricordi di Elvis. E L’Espresso chiude con un’immersione tra i giovani fumettisti italiani (di Emanuele Coen) e una lunga chiacchierata con Claudia Cardinale (di Claudia Catalli). Gino Castaldo ricostruisce le sei fasi del Festival di Sanremo, Simone Siliani intervista Mauro Pagani. E Chiara Sgreccia fa i conti di quanto costano alla società pregiudizi, stereotipi e disuguaglianza di genere.