I restauri di La Fescina
Restaurato il mausoleo risalente al I secolo d.C. La Fescina della necropoli del complesso archeologico del Comune flegreo di Quarto
di Antonio Vitale
QUARTO | CITTÁ METROPOLITANA DI NAPOLI – Al complesso funerario di via Brindisi del comune Flegreo lo scorso mercoledì 1 febbraio si è tenuta la presentazione del progetto di recupero della Fescina e del complesso archeologico di Quarto,
Dal 2 febbraio il sito è fruibile da scuole e cittadini attraverso visite guidate.
Il restauro è stato effettuato sul mausoleo a cuspide piramidale, denominato La Fescina, grazie al contributo di FAI e Intesa Sanpaolo e rientra nel X censimento I Luoghi del Cuore e di alcuni partner istituzionali e privati del territorio.
Il complesso funerario è un sito archeologico risalente al I secolo d.C. L’Associazione Archeo Flegreo – I tesori nascosti di Quarto dal 2020 ha attuato una campagna di informazione e raccolta di voti per sviluppare il progetto che ha visto il coinvolgimento delle scuole del territorio per la salvaguardia, dell’Ambiente e sensibilizzare le coscienze nel territorio.
La Fescina è stato il monumento più votato in Campania con 8646 voti e il 34esimo a livello nazionale, rendendo quindi possibile, per il Comune di Quarto, candidare il progetto al bando per la selezione degli interventi del FAI e di Intesa Sanpaolo ottenendo un contributo di 15.000 euro. Inoltre, è pervenuto anche un cofinanziamento di 3.000 euro di ZETA srl.
L’esecuzione del restauto è stato autorizzata dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’Area metropolitana di Napoli.
Il sito archeologico è situato nella necropoli, adiacente alla via Puteolis Capuam. Venne alla luce negli anni 1970- 80, quando era visibile solo la struttura a cuspide piramidale, la Fescina, chiamata cosí perché somigliante al caratteristico cesto di vimini usato per la raccolta dell’uva.
In epoca romana, i mausolei, venivano eretti come tombe familiari, o comunitarie. Il monumento presenta un ipogeo con volta a botte, ed è raggiungibile attraverso un corridoio, definito dromos.
Si possono notare alcune nicchie, ed un banchetto funerario con tre letti tricliniari.
Ad un livello sovrastante è presente un’altra camera funeraria proveniente da un’apertura con arco a tutto sesto.
Nella parte più alta è presente una guglia piramidale a sei facce.
All’interno, oltre il sepolcreto sono stati rinvenuti reperti come lucerne, balsamari, olle, monete. Questi oggetti fanno risalire il complesso tra l’età augustea e il I secolo d.C.
Il sito, che rappresenta un unicum nell’area occidentale del Mediterraneo, è di proprietà della Fondazione Istituto Pennese di Portici, e dato in comodato d’uso al Comune di Quarto, rappresenta un unicum nell’area occidentale del Mediterraneo.
Effettuati i rilievi stratigrafici e tecnici, i lavori di ripristino e messa in sicurezza hanno richiesto l’uso di pali di ferro zincato, cementati con una colata di ghiaia a grana fine per sorreggere la nuova tettoia che copre il dromos e le scale.
Il sito è tutelato da cancello d’ingresso ed una ringhiera che circonda l’area.
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